Cinema Paris Roma 4

Era un simbolo della ricostruzione, del boom economico e dell’Italia che cresceva. Il cinema Paris, in via Magna Grecia, venne inaugurato nel 1956 su progetto di Ernesto Francesconi che lo immaginò come uno dei più moderni di Roma. Le scale in marmo, i soffitti che ricordavano le arcate in cemento armato dell’ala Nervi alla Stazione Termini, il logo a rombi. Tutte firme di un periodo storico importante per l’architettura ma anche per l’economia del Paese.

Gli anni 50 diedero a via Magna Grecia e al quartiere San Giovanni una sala di prima visione da 600 posti. Gli anni 2000 lasciano solo una insegna coperta da teli verdi e una oscena bancarella che staziona 12 ore al giorno di fronte a scritte vandaliche.

Cinema Paris Roma

 

I tempi cambiano, il cinema non ha più gli spettatori di una volta, la zona ha mutato vocazione. Ma questo non giustifica l’abbandono totale di uno spazio immenso, nel cuore della città urbanizzata, che dovrebbe essere valorizzato. Come ben raccontano i ragazzi dell’Università La Sapienza in un video-documentario che hanno dedicato a 12 delle 50 sale cinematografiche che hanno chiuso negli ultimi 30 anni, il Paris era un luogo particolare. Si proiettavano film di qualità, sui muri erano esposte opere di grandi artisti contemporanei (da Turcato a Severini, a Guttuso) e si tenevano convegni su musica, spettacolo, pittura. Insomma era un luogo di cultura. E come tale sarebbe dovuto essere trattato.

 

In Francia le sale di maggior qualità hanno il sostegno del ministero dei beni culturali che ne sovvenziona la sopravvivenza. Perché riescano ad attrarre giovani e meno giovani e mostrare loro i film migliori, creare dibattito e crescita. In Italia nessun sostegno pubblico come dimostra la storia dei ragazzi del cinema America.

LA BANCARELLA INFESTANTE. I brutti ambulanti che occupano tutti i marciapiedi delle vie commerciali di Roma possono allargarsi bene laddove non c’è più un dirimpettaio che li guardi in cagnesco. E così, di fronte il Paris, questo piccolo mercatino autorizzato ma contro ogni decoro ha invaso tutto il marciapiede. La merce impedisce il passaggio dei pedoni e lo sfondo di scritte e graffiti costituiscono un vero spaccato di Roma.

Cinema Paris Roma 3

Cinema Paris Roma 2

 

L’albergo confinante ospita turisti di tutto il mondo che non possono immaginare che questa è la situazione dal 2001, da 14 anni, da quando cioè il cinema ha chiuso. Alberto Francesconi, ancora proprietario delle mura, ricorda quando nel 1971 fu appiccato un incendio durante la proiezione di Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo. Il clima di scontri ideologici dell’epoca non fermò i gestori che pochi mesi dopo riaprirono una sala ancora più bella di prima. Purtroppo la crisi del cinema e il degrado di Roma sono un ostacolo troppo grande per i nostri giorni.

Ma le possibilità di utilizzo di una sala come questa sono infinite. Una spazio per mostre, per eventi culturali, un centro per i giovani del quartiere e così via. Basta che le istituzioni comprendano che le ex sale cinematografiche possono e debbono ancora vivere. Di una vita diversa, ma di grande qualità.
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Le precedenti puntate di Città in rovina:

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Contrasto alle OSP abusive e alla malamovida: dal Campidoglio ancora pannicelli caldi.
Emanata l’ordinanza contro le OSP abusive, ma solo per quelle totalmente abusive nel sito UNESCO.
Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
@TUTraP_APS

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