Sala Troisi abbandono 3

 

Questa volta Città in Rovina, la rubrica del lunedì sugli edifici abbandonati, offre qualche speranza. Parliamo della Sala Troisi – quella che i romani ricordano come Cinema Induno – chiusa da oltre 3 anni, nonostante gli interni siano in perfetto stato e l’edificio sia uno dei beni edilizi più belli del razionalismo capitolino: l’ex complesso Gil.

Insomma una perla architettonica, in un quartiere centralissimo come Trastevere, che non sarebbe difficile valorizzare. E dobbiamo dare atto al Campidoglio di averlo compreso, tanto è vero che lo scorso 10 agosto è stato pubblicato il bando per l’assegnazione della sala ad un ente, un’associazione, un’istituzione che sappia trasformarlo in un centro dedicato alla cultura e al cinema.

Esempi di questo tipo si trovano in varie città del mondo: da Parigi,  Berlino a Vienna. Ex cinema, trasformati in luoghi di produzione culturale e teatrale, che possono ospitare mostre e proiezioni. Subito viene in mente l’ex America con i ragazzi che tanto hanno fatto parlare del loro ottimo lavoro. E chissà che non siano proprio i ragazzi dell’America ad aggiudicarsi la gestione della sala Troisi.

Sala Troisi abbandono

Sala Troisi abbandono 2

 

LA STORIA. Ma andiamo per ordine e vediamo come mai si è arrivati ad abbandonare una sala così prestigiosa. Un luogo costruito durante il fascismo da un grande architetto come Luigi Moretti che aveva previsto un cinema da 300 posti con tutte le tecnologie più moderne per l’epoca. E questo aspetto delle tecnologie all’avanguardia tornerà spesso nella storia dell’Induno. Nel dopoguerra diventa un cinema parrocchiale e poi la gestione viene affidata al gruppo Cecchi Gori che ci investirà oltre 2 miliardi di lire, una cifra spropositata per l’epoca, proprio per dotarlo dei confort e degli impianti migliori. Dopo il fallimento di Cecchi Gori, subentra nella gestione (ma non nella proprietà che è sempre del Comune), il gruppo Ferrero. Il cinema ha un boom provvisorio perché viene dotato tra i primi a Roma della tecnologia 3d. In seguito, però, viene trascurato sempre di più fino a chiudere nel febbraio del 2012.

Ferrero, patron della Sampdoria e noto per le sue apparizioni televisive non proprio ortodosse, è convinto di essere il proprietario della sala e di poterla tenere chiusa per tutto il tempo che vuole. Ma le cose non stanno così: le mura sono del Campidoglio che le assegna solo a chi ne fa un uso di tipo culturale. La giunta si è mossa con celerità inusuale. Nel 2013 ha fatto sgomberare la sala ed ha predisposto un bando per la sua riassegnazione. Ferrero ha fatto ricorso ma il Tar gli ha dato torto solo poche settimane fa e così finalmente il bando è stato pubblicato.

Sala Troisi abbandono 4

 

IL BANDO. Prevede un affitto a valori di mercato di 171.900 euro l’anno, cioè circa 14mila euro al mese. Ma, chi vi svolgerà attività realmente culturale, avrà uno sconto dell’80%. Inoltre i lavori necessari alla riapertura e alla risistemazione della sala saranno defalcati dall’affitto. Insomma anche una piccola associazione senza scopo di lucro potrà permettersi di prenderla in gestione purché vi svolga realmente attività utili alla città e garantisca una apertura al pubblico di almeno 280 giorni l’anno.

Il bando scadrà il 9 ottobre e vedremo presto chi se lo sarà aggiudicato. Un esempio importante per tante altre sale di proprietà pubblica (come il cinema Aquila) che non debbono morire nell’abbandono.

In questi anni non sono mancati i soliti vandali che hanno imbrattato con le scritte l’ingresso del Troisi e addolora vederlo nel degrado, seppure incastonato in una struttura candida. Una sorte in comune con l’edificio di fronte, l’ex Palazzo degli Esami che ha una facciata immacolata ma i cui interni sono in rovina (ne abbiamo parlato qui).

Mancano dunque poche settimane per conoscere la sorte della Sala Trosi e speriamo di potere presto pubblicare un reportage di belle iniziative culturali tornate in via Induno.


 

Le precedenti puntate di Città in rovina:

 

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Contrasto alle OSP abusive e alla malamovida: dal Campidoglio ancora pannicelli caldi.
Emanata l’ordinanza contro le OSP abusive, ma solo per quelle totalmente abusive nel sito UNESCO.
Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
@TUTraP_APS

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