Continuiamo a ricevere richieste sul cantiere che blocca il tratto di via Salaria compreso tra via Panama e via Bruxelles. Da mesi, l’area è transennata e non si vede neanche un operaio al lavoro. Il traffico è caotico perché la Salaria si interrompe sul più bello e i veicoli sono costretti a distribuirsi su altre strade perennemente al collasso.

La motivazione di questo blocco non sta in questo specifico punto di via Salaria, ma circa 800 metri dopo, quando la strada incrocia viale Liegi e viale Regina Margherita. Qui vi è un altro cantiere, aperto da Terna per il passaggio della nuova rete elettrica, che è fermo da oltre due mesi per via di un ritrovamento archeologico. I tecnici di Roma Servizi per la Mobilità hanno dunque preferito chiudere la Salaria a monte per evitare che l’intero flusso stradale si riversi sulla piccola via Yser che non lo reggerebbe.
Dunque la risposta ai lettori che domandano la motivazione del blocco all’altezza di via Panama è questa: qui non c’è un cantiere vero e proprio e pertanto è normale non vedere operai al lavoro, ma si tratta solo di una rimodulazione del traffico per via degli scavi in corso più avanti. Ma perché le maestranze di Terna non proseguono a posare i cavi elettrici e tutto appare immobile ormai da agosto?
E’ esattamente la replica di quanto accaduto lo scorso anno a piazza Pitagora/via Stoppani, dove – mentre Terna era intenta a interrare i nuovi cavidotti dell’alta tensione – sono emersi i resti della Salaria Vetus, il percorso dell’antica Roma che conduceva nelle Marche. Diarioromano fu il primo a mostrare le foto del ritrovamento grazie alla segnalazione di un lettore architetto (i grandi giornali arrivarono 10 giorni dopo falsificando le date del ritrovamento!) e sempre il nostro giornale annunciò in esclusiva la data di chiusura degli scavi. La Salaria Vetus seguiva il suo percorso lungo l’attuale via Paisiello, via Bertoloni, via Oriani. Era un tratto impervio, pieno di curve che venne sostituito nel I secolo d. C. dalla Salaria Nova, grazie allo sbancamento di una collina (l’attuale via di Tor Fiorenza). Ed è probabilmente sulla Salaria Nova che ci ritroviamo con l’attuale cantiere di Terna che in effetti si trova sull’asse che proviene da via di Tor Fiorenza, in direzione centro.

Insomma gli ingegneri di Terna si sono imbattuti per due volte in soli 12 mesi in tratti di antiche via romane che ostacolano la posa dei cavi. Nel caso di piazza Pitagora, la Sovrintendenza decise di ricoprire i ciottoli dopo averli catalogati, fotografati e archiviati. E’ molto probabile che anche in questo caso si procederà alla copertura ma occorrono dei tempi, in genere piuttosto lunghi, perché gli archeologi diano il loro benestare.
Il traffico, intanto, soffre e al mattino per percorrere poche centinaia di metri si impiega quasi un’ora. Se i lavori dovessero protrarsi per molti mesi, sarebbe auspicabile un cambio di direzioni (forse in via Bruxelles e via Panama) per cercare di fluidificare la marcia. Da parte del Muncipio occorre sollecitare la Sovrintendenza perché acceleri al massimo le sue procedure. Il tema, infatti, resta sempre lo stesso: la capitale deve amare la sua storia millenaria e deve portarle rispetto ma questa non può rendere la vita impossibile ai contemporanei. Convivere tra presente e passato in maniera serena è possibile, basta che ciascuno faccia la sua parte con celerità.
2 risposte
..Direi che a Roma trovare una antica strada romana è il minimo! Il problema è che ancora non hanno stabilito cosa fare in questi casi e ogni volta ci vogliono mesi per prendere una decisione e superare l’ostacolo. Risultato: disagi e disagi per i cittadini.
Comune e burocrazia …..pessimi compagni!
Occorre fissare un termine di tempo .. credo in Francia sia di 60gg … perché la sovrintendenza archeologica disponga se recuperare il bene archeologico o ricoprirlo nuovamente.
Anna Ligi
Roma 28 ottobre 2023