Sui varchi ZTL spenti causa COVID il TAR riconosce che i cittadini non sono sudditi

Il TAR ha censurato il silenzio del Comune di Roma rispetto alle richieste di rimborso dei titolari di permesso ZTL. Il Comune ha ora 30 giorni per rispondere e in caso di ulteriore silenzio subentrerà il Prefetto di Roma

Tra gli strascichi dell’emergenza COVID ve n’è uno che riguarda i titolari di permesso ZTL a Roma i quali per i circa otto mesi di disattivazione dei varchi ZTL, decisi dall’amministrazione per consentire il massimo di mobilità in sicurezza a chi doveva spostarsi in città, hanno continuato a pagare per un permesso inutile.

Questa storia noi la seguiamo fin dagli inizi e l’ultima volta ne abbiamo parlato a novembre dello scorso anno, scrivendo tra l’altro:

 

In occasione infatti delle due chiusure generalizzate di tutte le attività causa COVID-19 l’amministrazione decise, comprensibilmente, di sospendere la validità delle ZTL per consentire il massimo di mobilità in sicurezza a chi doveva spostarsi in città. Purtroppo però la stessa amministrazione si dimenticò, o non pensò affatto, di sospendere parallelamente la validità dei permessi ZTL, i quali hanno quindi continuato ad essere vigenti ed a “consumare” il loro costo inutilmente.

Sarebbe infatti bastato legare la validità dei permessi allo stato delle ZTL (vigenti/sospese) per non creare pregiudizi ai titolari di permesso, i quali per il periodo di spegnimento dei varchi (circa otto mesi) hanno pagato per accedere e sostare in zone dove tutti potevano farlo.

Il pregiudizio patito in questo modo dai titolari di permesso ZTL è stato riconosciuto dalla stessa amministrazione capitolina, che nelle ultime ordinanze con cui si sono disattivate le ZTL ha parlato di “Eventuali rimborsi per i titolari di permesso“.

La situazione che si è creata assomiglia un po’ a quella degli abbonati ATAC, i quali nei periodi di chiusura non hanno potuto utilizzare i mezzi pubblici e quindi si sono visti riconoscere un’estensione della validità degli abbonamenti.

Nulla di tutto ciò è avvenuto per i permessi ZTL, nonostante le ripetute richieste di cittadini e associazioni, tanto che un centinaio di titolari di permesso ha in corso un’azione giudiziaria per ottenere dal Comune quanto di loro spettanza.

 

Il ricorso al TAR, presentato dai titolari di permesso ZTL, intende censurare l’operato dell’amministrazione capitolina che alla richiesta di rimborso, o estensione della scadenza del permesso, non aveva fornito riscontri.

 

La novità della scorsa settimana è che il TAR ha emesso la sentenza dando ragione ai ricorrenti e quindi intimando al Comune di Roma di fornire una risposta alle richieste di rimborso entro 30 giorni. In caso di ulteriore silenzio del Comune il TAR ha indicato il Prefetto di Roma come commissario ad acta che si sotituirà al Comune per fornire una risposta.

 

La rilevanza di questo caso consiste nel fatto che non solo l’amministrazione capitolina ha commesso un grossolano errore disattivando i varchi ZTL e dimenticandosi di sospendere anche la validità dei permessi, ma alle legittime richieste di rimborso dei titolari di permesso ZTL non ha mai fornito risposta, come se costoro fossero dei sudditi invece che dei cittadini.

Questa vicenda è totale responsabilità dell’amministrazione Raggi, dell’insipiensa dell’allora assessore alla mobilità e della sua incapacità di ascoltare i cittadini, ma come tanti altri problemi è ora una patata bollente nelle mani dell’attuale amministrazione capitolina.

 

Il Dipartimento mobilità è stato informato della sentenza del TAR e dovrebbe esprimersi entro i trenta giorni indicati dai giudici.

La speranza è che si proceda con i ristori chiesti dai titolari di permesso ZTL, perché in caso di diniego i cittadini dovranno procedere con un ulteriore ricorso al giudice amministrativo affinché ribadisca, ancora una volta, il diritto a non voler pagare per un servizio non fornito.

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