Il Piano Territoriale Paesistico: Regione Lazio contro Ministero Beni Culturali

La Regione Lazio disattende gli accordi presi con il MiBACT e riduce le tutele in una parte importante del territorio di Roma. L'appello delle associazioni a fare marcia indietro

E meno male che sia la Regione Lazio che il MiBACT sono saldamente nelle mani di primari esponenti del Partito Democratico, il Lazio guidato da Nicola Zingaretti, Segretario del partito, e il ministero da Dario Franceschini, forse il più forte tra i “capi-bastone” del partito.

Sul Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) del Lazio è infatti in corso una disputa tra le due istituzioni che ha portato il MiBACT a ricorrere alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzioni.

La vicenda è stata sollevata ieri da un nutrito gruppo di associazioni di cittadini che con un comunicato stampa chiedono alla Regione Lazio di tornare sui propri passi rispettando le indicazioni di tutela fornite dal ministero.

Proviamo a speigare i fatti in estrema sintesi (per gli approfondimenti rimandiamo alle pagine di “Verdi Ambiente e Società” e di “Carte in Regola“, due tra le associazioni che da sempre seguono la questione).

 

Per 12 anni il vigente PTPR, adottato nel 2007, ha prescritto il vincolo di inedificabilità assoluta su una fascia di 150 metri attorno ai centri storici di tutti i Comuni del Lazio. Con deliberazione n. 5 del 2 agosto 2019 il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato il nuovo PTPR prevedendo, ad esempio, la riduzione a 100 metri della fascia di rispetto dei centri storici, consentendo così l’edificazione nelle aree ricadenti in quella fascia di 50 metri non più vincolata. Questo è solo uno dei casi di abbassamento dei livelli di tutela paesaggistica introdotti dal nuovo PTPR che inoltre continua a non prevedere tutele specifiche per la città di Roma, dentro e fuori le mura, e un’incompleta tutela dei beni archeologici.

La pubblicazione del nuovo Piano era stata però subordinata al raggiungimento di un accordo con il MIBACT, per cui fu istituito un tavolo congiunto che nel dicembre 2019 portò alla sottoscrizione di un “documento di condivisione” relativo alle Norme ed alle tavole del PTPR di cui il Ministero aveva chiesto la modifica.

Improvvisamente e unilateralmente il 13 febbraio di quest’anno la Regione Lazio pubblica sul B.U.R.L. la deliberazione n. 5 del 2 agosto 2019 con le Norme e le Tavole bocciate dal “documento di condivisione”, ed una settimana dopo emana una Direttiva a tutti i Comuni del Lazio per comunicare che “la DISCIPLINA applicabile alle istanze presentate dal 14 febbraio in poi sarà costituita unicamente dalle previsioni del PTPR pubblicato”: per “istanze” leggasi soprattutto progetti edilizi.

A questo apparentemente inspiegabile voltafaccia il MiBACT decide di rispondere con il ricorso alla Corte Costituzionale ed ora starà ai giudici decidere dove sta la ragione.

Il problema è che ragionevolmente ci vorranno tra uno e due anni per avere il responso della Corte e nel frattempo la mancanza delle tutele potrà creare modificazioni irreparabili al tessuto storico di Roma e di tanti altri comuni del Lazio.

 

Il perché la Regione Lazio abbia deciso di andare per la propria strada infischiandosene delle indicazioni del ministero non è dato di saperlo, anche se facilmente si possono fare delle non commendabili supposizioni.

Sarebbe buona cosa che il presidente Zingaretti o l’assessore all’urbanistica Valeriani dessero una risposta alla richiesta delle associazioni, se non altro per fugare ogni dubbio che con il loro procedere si voglia lasciar campo libero a qualche colpo di mano salvo poi piangere sul latte versato.

In questa partita dalla parte delle esigenze di tutela c’è addirittura il MiBACT, per cui ignorare certe prescrizioni suona davvero sinistro.

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