La colpa di Alemanno? E’ soprattutto politica

 

Erano in molti ieri a dirsi soddisfatti per la condanna a 6 anni di reclusione per Gianni Alemanno. “Giustizia è fatta” ha detto qualcuno come se il carcere potesse cancellare i danni provocati da una giunta tra le peggiori della storia della Repubblica. Sarà la magistratura d’appello a stabilire se l’ex Sindaco è davvero colpevole di corruzione e noi al momento non possiamo che ritenerlo innocente, così come prevede la Costituzione. Ma l’assoluzione politica, quella no! Quella Alemanno non la merita perché se oggi Roma è nelle condizioni tremende cui tutti assistiamo è soprattutto responsabilità della sua amministrazione.

Secondo i giudici di piazzale Clodio, Alemanno avrebbe intascato da Buzzi e Carminati 223 mila euro in cambio dei quali avrebbe pilotato appalti e soprattutto nominato ai vertici di Ama personaggi vicini alle cooperative di Mafia Capitale, come quel Panzironi che molti ricorderanno per la sua immagine poco edificante.

Fin qui il piano giudiziario. Quello politico è assai più grave e la colpa di Alemanno è chiara ed evidente, senza bisogno di ulteriori prove. Il primo sindaco ex missino della capitale si circondò di personaggi di livello infimo che hanno spolpato Roma senza mai impegnarsi per il bene della città.

Se in queste ore gli alberi stanno cadendo come birilli, la colpa risale proprio a quella giunta. Gli appalti marci di corruzione per la potatura furono tutti sospesi dall’amministrazione Marino dopo lo scoppio dello scandalo Mafia Capitale. Lo stesso accadde per gli appalti relativi alla manutenzione del verde verticale e se oggi i giardini sono ridotti ad un letamaio è per lo stesso motivo.

Se le strade e i marciapiedi sono invase da oscene bancarelle terzomondiste gran parte della responsabilità è da attribuire all’assessore di Alemanno, Davide Bordoni, che si chinò di fronte la lobby degli ambulanti e di alcune famiglie come i Tredicine che dettavano legge nel settore. Tanto che Giordano Tredicine, in quella consiliatura, entrò in assemblea capitolina con tutti gli onori.

Se Atac offre i trasporti  più inefficienti d’Europa gran parte delle cause sta nella cosiddetta “parentopoli” di alemanniana memoria che infarcì l’azienda di amici senza programmare alcun investimento, portandola al peggior livello di debito mai raggiunto (854 assunzioni all’Atac e 1402 all’Ama).

Se il prolungamento della metro B fino a Casal Monastero è saltato definitivamente è perché il project financing voluto da quella giunta era del tutto sballato. Per non parlare del corridoio filobus Eur-Laurentina che ancora oggi, a dieci anni di distanza, non è pronto a causa del gravissimo episodio di corruzione che vide come protagonista Riccardo Mancini, a. d. di Eur spa e sodale di Alemanno. Per non parlare delle consulenze d’oro: Mario Vattani fu pagato 228 mila euro l’anno; Sergio Gallo, capo di gabinetto, 292 mila euro. E poi l’assunzione della figlia del suo caposcorta, Giancarlo Marinelli, delle ex cubiste, attricette e così via.

La paralisi dei cantieri e delle opere pubbliche provocata da quella giunta è stata senza precedenti. L’elenco sarebbe lungo ma qui basti ricordare:

cancellazione del sottovia di piazza dei Navigatori
rinvio sine die dell’abbattimento della Tangenziale Est
cancellazione del nuovo stadio del tennis al Foro Italico
l’assurda bocciatura del progetto di Renzo Piano per le Torri dell’Eur
rinviati il Campidoglio 2, il raddoppio della Trionfale, la Prenestina bis, etc

E poi le scelte folli che in parte ancora paghiamo ogni giorno:

ben 43 delibere urbanistiche presentate nell’ultima settimana di consiliatura senza possibilità di dibattito
concessione dei permessi di sosta ai pullman turistici sui Lungotevere e in tutte le piazze e i luoghi storici
la scellerata delibera 37/2009 che fece triplicare i cartelloni pubblicitari in tutta la città senza il minimo decoro
la cancellazione delle corsie preferenziali di viale Libia e viale Eritrea (senza nel contempo creare neanche un metro di nuove preferenziali)
l’apertura della Ztl centro storico il venerdì e il sabato fino alle 23.00 permettendo a fiumi di auto di entrare perfino a piazza Navona

Ma l’elenco è lungo e potremmo ricordare la sospensione per quasi un anno delle strisce blu per la sosta, la doppia fila elevata a normalità, l’idea di fare la Formula 1 all’Eur o la pista da sci ad Ostia (!)

Insomma fu la fiera del ridicolo e della cattiva amministrazione. Tutto questo si è riversato come un macigno sulla giunta Marino che provò a voltare pagina ma la cancrena interna al Pd, evidentemente orfano dei vecchi metodi, lo disarcionò dopo soli due anni. E oggi, la Raggi è purtroppo erede di quello stile alemanniano che tanti danni ha fatto. Fateci caso! Di tutto l’elenco delle malefatte, la Raggi ha modificato solo due cose: i permessi di sosta ai pullman e le corsie preferenziali ripristinate laddove Alemanno le aveva smontate.

Per tutto il resto, purtroppo, la giunta grillina procede nel solco del rinvio, della cancellazione delle opere, della vicinanza alle piccole lobbies come dimostrano i provvedimenti sulle bancarelle e sui cartelloni pubblicitari.

Forse Gianni Alemanno sarà assolto in secondo grado e glielo auguriamo. Ma la tragedia politica rappresentata dalla sua sindacatura non si potrà mai più cancellare. Purtroppo!

 

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2 risposte

  1. D’accordo naturalmente sulla presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio.
    Sulle responsabilità (e le colpe) sul piano politico buono l’elenco delle malefatte di Alemanno durante il suo sindacato anche se, come del resto riconosciuto, incompleto.
    Basterebbe aggiungere, a titolo di esempi, la costruzione dei parcheggi interrati nel centro storico come quello di via Giulia, la massiccia riduzione delle strisce blu a fronte delle strisce bianche gratuite per tutti, l’accesso libero alla ZTL per i militari e le forze di polizia anche non in servizio.
    La colpa di Alemanno è politica e la vulgata del politicamente corretto afferma che gli elettori hanno sempre ragione, ma aggiungerei sommessamente che la responsabilità politica è anche di quei cittadini romani che votarono per Alemanno perché “Rutelli era una minestra riscaldata” – ed era addirittura non contrario al parcheggio sotto il Pincio 😉 – e quindi bisognava punire le forze politiche che lo avevano candidato per la seconda volta e amministravano la città da 15 anni.
    Oltre a quelli che non hanno votato Rutelli perché, per fare un esempio, non volevano il parcheggio sotto il Pincio (!), va ricordato che buona parte del tradizionale elettorato di sinistra, quello massimalista, a cominciare da SEL, votò per Zingaretti alla Provincia e per Alemanno al Comune con i risultati noti. Rispetto a ciò il riscontro dei dati per quanto riguarda i voti elettorali è inoppugnabile: meno di 50.000 voti si spostarono da una parte all’altra e furono sufficienti per dar l’avvio al lungo e attuale disastro romano.
    È inutile piangere sul latte versato, si dice giustamente, ma il futuro è dietro l’angolo: se la logica elettorale dei romani è ormai diventata quella del “provamone un antro” sappiamo quello che ci aspetta alle prossime elezioni. Per il principio della rotazione (destra/sinistra/5stelle) è probabile che vinca un catastrofico sindaco di destra e che molti benpensanti lo votino, al ballottaggio, anche perché è dichiaratamente contro il parcheggio del Pincio 😉 e, magari, è stato, come Alemanno, un discreto Ministro dell’Agricoltura. Di chi sarà allora la colpa politica?

    1. Grazie a Guido Hermanin per questo interessante contributo che condivido pienamente. Ho avuto modo di conoscerlo di sfuggita durante una iniziativa legata a Trastevere (se la memoria non mi inganna, l’architetto Hermanin ha animato una importante associazione di residenti a Trastevere). La sua analisi mi fa tornare alla mente la tristezza che mi invase quella notte del 2009 quando vinse Alemanno. All’epoca ero inviato del Tg5 e seguii con preoccupazione il saluto fascista che alcuni militanti di destra fecero in piazza del Campidoglio. Mi affrettai a chiamare la redazione perché credevo volessero quelle immagini simboliche. E invece preferirono non trasmetterle. Il mio disagio nel lavorare in quella testata si faceva ogni giorno più grande. Mi sentivo sempre più isolato in una città che andava diritta verso il baratro. Se facevo notare a colleghi o amici che avremmo pagato caro il malgoverno di quella giunta, venivo additato come un esagerato. Alcuni mi definivano comunista (io che ho sempre detestato il comunismo e tutto quello che lo circondava). Tirava una brutta aria, esattamente come quella che respiriamo oggi. Se la città allo sbando di oggi è figlia di quegli anni, l’aria populista e sovranista di questi mesi è figlia di quel metodo berlusconiano. Ecco perché Hermanin ha pienamente ragione quando se la prende con quegli elettori che voltarono le spalle a Rutelli solo perché “era una minestra riscaldata”. L’idea del provarne sempre un altro che sarà meglio di quello di prima ha portato un gruppo di incompetenti e cialtroni alla guida del paese e della capitale. Se solo riuscissimo a fare un’analisi obiettiva di ciò che è stato sbagliato in passato ma anche di ciò che è stato fatto correttamente, non cadremmo in questi facili tranelli.

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