L’ultima tappa del Tour de France 2018: viaggio nello splendore urbanistico di Parigi

In occasione dell’ultima tappa del Tour de France riproniamo (attualizzandolo) un nostro vecchio articolo che ne esaltava la meraviglia dal punto di vista paesaggistico, nell’ottica del militante antidegrado, nonché dell’appassionato di ciclismo.

Geraint Thomas, vincitore del Tour de France 2018

Uno sport stupendo, fatto di epiche imprese e memorabili duelli, che permette di ammirare paesaggi mozzafiato e conoscere le bellezze naturali ed artistiche del territorio. Uno sport che ci consente di viaggiare con gli occhi, esplorando l’architettura e l’urbanistica, mettendo in risalto tutte le caratteristiche e le differenze tra le varie città, comprendendo una volta di più quanto siamo rimasti indietro sotto ogni aspetto. In particolar modo nel progetto del paesaggio, nel disegno delle strade e dell’arredo urbano, nella qualità degli spazi pubblici che determina la percezione di ospitalità e gradevolezza dei luoghi. Esprimendo l’identificazione e l’amore dei francesi verso il proprio territorio.

 

Un altro mondo rispetto a Roma…


Se ne avete la possibilità, collegatevi immediatamente con la Rai per seguire l’ultima tappa del Tour de France 2018, Houilles > Parigi (Champs Élysées).

Anche se non siete appassionati di ciclismo, provate a vivere per qualche ora nell’incanto paesaggistico e architettonico dell’Ile-de-France, la regione metropolitana di Parigi, tra meravigliose campagne, villaggi ben tenuti, strade e viali disegnati alla perfezione e costruiti a regola d’arte, periferie curate e decorose. E una volta entrati a Parigi, la meraviglia e l’efficacia del disegno urbanistico, l’eleganza e la maestosità delle grandi direttrici viarie, la raffinatezza degli edifici pubblici e privati, la cura degli spazi urbani.

 

Il tutto senza macchine in sosta vietata, bancarelle di ciarpame ad ogni angolo, pareti coperte da manifesti elettorali e graffiti vandalici. Viali alberati senza macchine sugli spartitraffico, corsie preferenziali rispettate, arredo urbano elegante e ben tenuto, cartellonistica pubblicitaria razionale ed omogenea – senza paline orologio, parapedonali storti ed impianti arruginiti che pubblicizzano officine e negozi di vicinato! -, la grazia e il buon gusto dell’edilizia residenziale: che spettacolo quelle palazzine liberty coi tetti spioventi in ghisa e i pittoreschi comignoli e, più in generale, il panorama della città, stupendo senza la foresta di antenne televisive che opprime Roma.

Zero antenne sui tetti, zero scritte vandaliche, zero affissioni abusive, zero sosta selvaggia, pochissime bancarelle di formato ridotto. Un altro mondo, quello civile, progredito, europeo, che ama vivere in ordine e armonia, senza bruttezza e prevaricazione. Indice dell’alto spessore civico, politico e culturale di cittadini e istituzioni. Un popolo, quello francese, che ama vivere in luoghi belli e accoglienti, rispettando il prossimo. Qualcosa di sconosciuto a Roma, dove il contratto sociale è fondato sulla reciproca indifferenza e la complicità-benevolenza verso i comportamenti incivili.

Guardate la tappa del Tour de France, immergetevi per un attimo nella civiltà in cui tutti vorremo vivere.

 

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Una risposta

  1. Ma anche il Giro a Roma ha avuto i suoi effetti promozionali: abbandono, degrado, squallore malinconico. E non solo per l’incredibile vergogna de e bbbuche

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