Tavolini in strada: Virginia Raggi decreta il far west

Le norme straordinarie sulle OSP disegnano una situazione in cui si moltiplicheranno i conflitti, tra esercenti e tra loro e gli altri cittadini, e dove sarà impossibile fare controlli

Dopo settimane di lavorio indefesso dei tanti apprendisti stregoni di cui è infarcita l’amministrazione Raggi, ecco partorito il provvedimento che dovrebbe consentire a bar e ristoranti di operare rispettando i distanziamenti imposti dall’emergenza COVID19.

Questo l’annuncio fatto dal sindaco sulla sua pagina facebook:

A Roma da lunedì prossimo i titolari di bar e ristoranti potranno subito ampliare i loro spazi all’aperto per i tavolini, fino al 35% in più, e per tutto il 2020 non pagheranno il Canone di occupazione del suolo pubblico. La priorità è il lavoro.

Ieri notte abbiamo approvato questa misura straordinaria: basterà una comunicazione online, con allegata planimetria, e si potranno allestire immediatamente i dehors aumentando lo spazio a disposizione. Il rilascio della concessione sarà successivo, così come i controlli sul rispetto delle nuove regole.

Ci lasciamo alle spalle le lungaggini burocratiche e, nel caso del Centro Storico, le attese interminabili di mesi e mesi per il rilascio dei permessi o addirittura per un rigetto della domanda.

 

Bene, si dirà, finalmente basta con le lungaggini burocratiche. Vuoi installare i tuoi tavolini in piazza del Popolo o piazza di Spagna o in qualsiasi stradina del centro storico, che forse lo spazio c’è o forse no? Nessun problema, fai pure: presenta la tua domanda e contemporaneamente metti subito i tuoi tavolini in strada; la domanda sarà lavorata entro 60 giorni e se dovessi esserti sbagliato, che magari i tavolini lì non ce li potevi mettere (perché di intralcio alla circolazione di pedoni o veicoli, per motivi di sicurezza o perché non hai rispettato qualche norma di tutela artistico-culturale) ti verrà intimato di rimuoverli entro 7 giorni; e se non provvederai alla rimozione si metterà in moto il meccanismo di rimozione coatta che al meglio impiegherà qualche mese per essere completato ed in ogni caso tu il giorno dopo li potrai rimettere quei tavolini, perché le multe e spese che ti verranno addebbitate te le ripagherai in mezza giornata.

Ah … e se non volessi utilizzare gli arredi previsti dall’apposito catalogo predisposto dall’amministrazione non fa nulla, utilizza pure quello che ti capita, magari le sedie in platica rossa di una nota ditta di bevande o quelle azzurre di qualche marca di gelati; che vuo che sia vedere certa robaccia in alcuni dei luoghi più preziosi al mondo (piazza della Rotonda, piazza Navona, ecc.).

 

Esageriamo? Ma proprio per nulla, come ben sa chi conosce la realtà delle Occupazioni di Suolo Pubblico (OSP) a Roma. Le norme appena approvate dalla giunta andrebbero bene in un contesto svizzero o scandinavo, dove la stragrande maggioranza degli operatori è naturalmente ligia al rispetto delle regole e non si sognerebbe mai di forzarle a dismisura per i propri interessi.

Purtroppo invece a Roma la situazione è da anni sfuggita a qualsiasi controllo, con stime prodenziali che parlano di una percentuale superiore al 50% di OSP abusive a vario titolo ed un numero enorme di concessioni totalmente inesistenti.

I motivi di una tale diffusissima illegalità sono ben conosciuti: una normativa arzigogolata con processi sanzionatori inefficaci, uffici sistematicamente sottodimensionati e con pratiche burocratiche arcaiche, una volontà politica, senza distinzione di schieramenti politici, di assecondare sempre il commercio più prepotente e deteriore a scapito di quello virtuoso.

 

L’emergenza COVID19 avrebbe potuto rappresentare l’occasione per l’amministrazione per affrontare i problemi di fondo fornendo agli operatori economici una risposta affidabile e sostenibile sotto tutti i punti di vista.

C’era anzitutto da potenziare gli uffici incaricati di lavorare le pratiche OSP, soprattutto l’ufficio commercio del Municipio I, per assicurare una gestione tempestiva delle pratiche. C’era poi da verificare caso per caso in centro storico le possibilità reali di ogni esercizio commerciale, per contemperare le esigenze del commercio con quelle della salute pubblica dei cittadini. Se infatti i locali hanno la necessità di più spazio per distanziare i tavoli, anche le persone che transitano su strade e marciapiedi hanno la stessa esigenza, per cui, ad esempio, i due metri che prima potevano essere sufficienti per il transito pedonale oggi dovrebbero essere portati a tre (considerando due persone che transitano in senso opposto, distanziate di un metro tra loro e gli eventuali tavolini). O la salute pubblica va garantita solo nell’ambito dei locali e non su strade e marciapiedi?

Il tempo per fare il lavoro di dettaglio richiesto dalle innumerevoli situazioni del centro storico di Roma ci sarebbe stato. Questi problemi erano prevedibili già agli inizi dell’emergenza e se l’amministrazione non avesse passato il tempo ad ascoltare le sirene del peggior commercio cittadino, partendo dall’annuncio della cancellazione indiscriminata dei canoni COSAP, con uffici adeguatamente potenziati si sarebbero potute valutare tutte le possibilità per i vari luoghi e decidere come agire per contemperare le varie esigenze con l’obiettivo di garantire la salute pubblica e la sicurezza per tutti.

 

Invece no, si è perso tempo a far nulla, nello stile a cui ci ha abituato l’attuale amministrazione, arrivando al dunque senza idee e vedendosi costretti a fare qualcosa.

 

Leggendo il provvedimento approvato dalla giunta c’è veramente da preoccuparsi di ciò che potrà accadere sulle strade e piazze di Roma. Praticamente chiunque potrà presentare una domanda di ampliamento dell’OSP o di richiesta di nuova OSP per via telematica e immediatamente posizionare i propri arredi sulla strada. Considerato l’enorme numero di domande che arriveranno agli uffici ed il fatto che l’organico non è stato adeguato, ci vorranno tempi biblici perché ciascuna domanda venga lavorata. Il testo prevede inoltre che se non ci fosse spazio disponibile davanti al proprio locale lo si potrà cercare fino a 25 metri dallo stesso; questo vuol dire che ci sarà una corsa dei vari locali ad accaparrarsi spazi, anche ai danni di altri locali, con i controlli che saranno praticamente impossibili.

Insomma un vero e proprio far west in cui i tavolini arriveranno un po’ ovunque con la prarica certezza che sarà difficilissimo farli rimuovere. Cosa dovrà fare, ad esempio, il cittadino che si trovasser i tavolini davanti al proprio portone? Ogni sua segnalazione cadrà nel vuoto (succede già oggi) e non gli rimarrà che passare alle vie di fatto contro il ristoratore prepotente. Lo stesso dicasi per chi volesse transitare su un marciapiede che un esercente ingordo avrà ridotto a dismisura per metterci i suoi tavolini: o ci si adegua passando magari sulla carreggiata oppure ci sarà da ingaggiare discussioni continue che potranno sfociare in episodi di violenza.

Il tutto senza contare che l’aumento delle OSP, in dimensioni e numero, comporterà una conseguente diminuzione dello spazio pubblico per le persone che quindi nei luoghi molto affollati si ritroveranno più strette, col rischio di portare a vere e proprie chiusure degli spazi pubblici per evitare rischi di contagio.

 

Va detto che questo impazzimento per cercare di agevolare la riapertura di bar e ristoranti senza considerare le esigenze di tutti sembra essere un problema generale. Tutte le forze politiche infatti hanno fatto a gara a chi concedeva di più senza riguardo per quella che è la realtà (in una stradina del centro storico lo spazio è oggettivamente limitato e spesso non c’è modo per concederlo a qualcuno) e considerando la necessità di garantire condizioni di sicurezza per tutti.

L’unica eccezione è rappresentata dal consigliere PD Orlando Corsetti che anche a costo di andare contro il proprio partito ha sempre cercato di porre i problemi per quello che sono. Peraltro Corsetti è stato presidente del Municipio I e quindi ben conosce la realtà, diremmo meglio anzi “le realtà”, del centro storico di Roma; sa bene Corsetti come sia necessaria estrema attenzione per garantire un minimo di equilibrio tra le varie componenti cittadine, mentre pensare di dare carta bianca a qualcuno rischia di risolversi in problemi anche gravi a discapito di tutti. Che vantaggio avrebbero infatti i locali di Campo de’ Fiori, ad esempio, se l’ampliamento delle loro OSP causasse un affollamento eccessivo della piazza costringendo la Polizia Locale a chiuderla per tutti?

E dire che Corsetti si è sempre dimostrato persona per nulla disattenta alle esigenze del commercio (chi scrive ricorda di quando nel 2011, insieme a molte associazioni del centro storico, si manifestò contro il presidente del Municipio I Orlando Corsetti che si dimostrava troppo prono agli interessi del commercio), ma le sue parole, a nostro avviso di puro buonsenso, oggi appaiono quelle di un visionario se confrontate con quelle di tutti gli altri attori politici capitolini, accomunati da un “aprire tutto costi quel che costi!”.

 

Da ultimo segnaliamo che questi provvedimenti da perfetti apprendisti stregoni, oltre a generare il far west nell’immediato, favoriranno il sorgere di infiniti contenziosi tra esercenti e amministrazione che complicheranno ulteriormente la situazione nei prossimi anni e decenni.

 

Proprio un bel provvedimento sindaco Raggi, si direbbe partorito più dalla mente di qualche intrallazzatore senza scrupoli che da quella di un avvocato nonché sindaco della capitale nonché esponente di spicco di un movimento sedicente legalitario.

Buon far west a lei e a tutti i cittadini. E che il cielo ce la mandi buona.

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2 risposte

  1. Purtroppo lo scenario prospettato è destinato a realizzarsi presto.
    Non ci tengo ad essere pubblicata. Ma consiglio di togliere i due apostrofi di troppo agli articoli indeterminativi (un) che precedono parole maschili 😉

    1. Doppiamente mortificato ringrazio per la segnalazione e chiedo umilmente perdono per il fastidio provocato dal leggere tali e tanti svarioni.

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