Tanta protesta e poca proposta alla manifestazione in Campidoglio. Ma è un segnale forte

 

 

Dire basta come recitava lo slogan della manifestazione di ieri in Campidoglio può aver senso se accompagnato da una valida proposta. Altrimenti il basta gridato al vento, viene portato via dallo stesso vento nell’arco di pochi secondi. Chiunque può dire basta alla povertà, basta alla violenza, basta alla disoccupazione e via così per centinaia di volte. Ma se accanto all’indignazione non c’è la soluzione, che senso ha?

E’ per questo che la manifestazione organizzata da Roma Per Tutti non ci ha convinto. Tanto più che chi ha parlato lo ha fatto con un impianto audio davvero scadente. La voce arrivava neanche 10 metri più avanti, escludendo tutti i partecipanti che altro non potevano fare che cantare slogan molto semplici come “Dimettiti”, “Basta Raggi” e così via, ognuno slegato dall’altro. E’ stato insomma un sit-in col quale si è voluto dare un segnale di insoddisfazione. E questo è certamente l’aspetto positivo dell’evento che non dovrebbe lasciare indifferente la giunta. O almeno c’è da augurarselo.

Le associazioni che lottano per la riforma dei cartelloni pubblicitari hanno portato alcuni striscioni che hanno attirato l’attenzione del pubblico e dei giornalisti. Era forse l’unica richiesta concreta apparsa in quella piazza, in mezzo a tante lamentele. I rappresentanti di Vas e Bastacartelloni hanno voluto ricordare che dal 2014 giace in Campidoglio un nuovo Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari che per andare a regime ha bisogno solo dei bandi di gara.

Senza questi bandi, la città non avrà il decoro che merita e tanti servizi utili. Qualcuno si è avvicinato lamentando che in una Roma con tanti problemi quello della pubblicità esterna appare il minore. E invece quando veniva spiegato che senza questa riforma Roma non avrà mai un bike sharing tradizionale, toilette pubbliche, manutenzione dei giardini, arredo urbano che in tutto il mondo viene pagato dai concessionari, la gente cambiava idea e diceva bravi ai rappresentanti delle associazioni. E’ come sempre un problema di informazione, di conoscenza. Argomento che vale anche per il referendum su Atac del prossimo 11 novembre, sul quale gli elettori sono del tutto impreparati. In piazza del Campidoglio erano presenti molti esponenti dei comitati del Sì e del No proprio per informare.

Una piazza con pochi giovani e molta borghesia. Le manifestazioni nei decenni precedenti erano piene di giovani e periferie, mentre in questi ultimi anni si nota una disaffezione da parte delle nuove generazioni alla politica. In questo caso alle condizioni della propria città che evidentemente non colpiscono più chi è nato dopo gli anni ’90, assuefatto al degrado al punto di non notarlo neanche. Lo stesso si può dire per le classi più popolari che sentono il richiamo della piazza solo quando si parla di immigrazione o di sicurezza ma sembrano non avere interesse a vivere in un luogo più decoroso, con servizi efficienti.

 

Insomma si è trattato di una manifestazione monca, alla quale mancavano tre componenti fondamentali: la proposta, i giovani e i ceti meno abbienti. Ciò nonostante occorre riconoscere che le sei organizzatrici hanno saputo raccogliere quella indignazione diffusa in città e l’hanno incanalata in una mattinata che la Raggi dovrà aver presente durante i prossimi mesi. Sono in molti a parlare di rimpasto, sempre se la Sindaca non verrà condannata al processo Marra. Il FattoQuotidiano anticipa la possibilità che vengano sostituite le assessore all’ambiente Montanari e al traffico Meleo. Mentre la situazione dell’Ama si fa esplosiva. Il bilancio dell’azienda non si riesce ad approvare e l’assessore Lemmetti sta facendo forti pressioni sul presidente Ama Bagnacani il quale, a sua volta, minaccia di portare i libri in tribunale e far fallire la municipalizzata.

In questo clima balcanizzato, la sentenza del tribunale potrebbe portare alle dimissioni della Sindaca, ad un periodo di commissariamento e poi al voto. In quel caso la favorita potrebbe essere la Lega, che vorrebbe la poltrona di primo cittadino. E le energie di chi ieri ha detto basta potranno sparpagliarsi in mille rivoli.

 

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