Un museo in un condominio? A Roma si può anche questo

Un bell'esempio di collaborazione tra privati e Soprintendenza ha permesso la nascita di un complesso archeologico residenziale, uno dei primi al mondo

Si trovano a Roma vestigia di una magnificenza e di uno sfacelo tali che superano l’una e l’altro la nostra immaginazione“, scriveva Goethe dopo uno dei suoi viaggi nella città eterna. E ancora oggi questa sua frase resta una verità indiscutibile.  Diarioromano spesso documenta brutture e disagi ma con questa rubrica, Mirabilia, abbiamo voluto ricordare a noi stessi per primi che Roma è anche bellezza e storia.

Solo qui può nascere un palazzo con una domus romana nell’androne condominiale. In altre nazioni avrebbero reso questo luogo un museo con biglietteria e guide turistiche. Roma invece è così ricca di archeologia, quasi sovrabbondante si potrebbe dire, che i resti del passato vengono inglobati in stazioni della metro, uffici e ora perfino moderni condomini.

Quello che vi mostriamo è il primo complesso archeologico residenziale privato, si chiama Domus Aventino e ospita 165 appartamenti di lusso per un totale di 18 mila metri quadri.

A rendere unico al mondo questo nucleo abitativo, composto da tre edifici, è stato il ritrovamento di una sontuosa residenza romana, impreziosita da mosaici e altri elementi storici dal valore inestimabile.

Giardini verticali nel nuoco complesso, da poliflor.net

È una storia di rigenerazione e recupero urbano iniziata nel 2014, quando, dopo l’acquisto degli ex uffici della Banca Nazionale del Lavoro da parte di BNP Paribas Real Estate, a seguito dei lavori di consolidamento antisismico, emersero i primi ritrovamenti.

Il nuovo complesso residenziale

Iniziò così una proficua collaborazione con la Soprintendenza Speciale di Roma per recuperare il sito archeologico senza abbandonare il progetto immobiliare. Un laboratorio che ha unito diversi settori e svariate competenze, dall’architettura, all’archeologia, passando per la tecnologia e la comunicazione.

La scatola archeologica da agcult.it

A lavori ultimati ha preso forma la “scatola archeologica”: un’area in cui è stata ricostruita una parte della residenza romana e dove i mosaici sono stati portati a nuova vita, un museo vero e proprio che sarà aperto al pubblico dal mese di novembre.

Una scommessa vinta dal gruppo immobiliare che ha puntato le proprie forze per riuscire a far convivere un condominio con un polo museale. BNP Paribas Real Estate ha di fatto finanziato tutto il processo di scavo archeologico.

Ricostruzione multimediale da requadro.com

La città potrà così godere, dopo vent’anni dall’apertura del Mitreo di Santa Prisca, di una nuova area che raccoglie otto secoli di storia romana. Tutti i ritrovamenti coprono infatti un arco cronologico che va dall’VIII secolo avanti Cristo al III secolo dopo Cristo. Sono stati curati, come la ricomposizione di un puzzle, da un team di esperti, e sono valorizzati da un allestimento multimediale realizzato da Piero Angela e Paco Lanciano. La Domus Aventino potrà essere visitata due volte al mese.

Dunque, ancora una volta, la città scopre le sue nervature, gioielli unici al mondo, mostrando come pubblico e privato possano convivere e collaborare per il bene comune. Ha dichiarato Piero Cocco, amministratore delegato di BNP Paribas Real Estate Property Development:

Ricostruzione multimediale, da archeologiaviva.it

“Negli ultimi anni abbiamo lavorato in team con la Soprintendenza per arrivare a completare un progetto archeologico unico per la città di Roma: un museo all’interno di un condominio. Una sfida che abbiamo vinto tutti quanti riuscendo a coniugare gli interessi imprenditoriali con il desiderio di restituire al mondo uno scrigno nascosto, testimone millenario del nostro passato. Si è trattato di un caso esemplare di virtuosismo tra pubblico e privato che siamo onorati di poter presentare. Questo angolo segreto di Roma verrà restituito alla collettività e custodito con cura dai condomini di Domus Aventino”.

 

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