Mobilità ciclabile: un’amministrazione a due velocità

Una politica poco capace e una burocrazia con scarsa volontà bloccano le iniziative prese dai pochi competenti. L'esempio delle ciclabili transitorie

Iniziamo segnalando un articolo pubblicato sul prestigioso sito internet dell’UCI, l’Union Cycliste Internationale.

L’estensore è Francesco Iacorossi, il Project Manager che presso l’agenzia Roma Servizi per la Mobilità (RSM) ha il compito di seguire tutte le iniziative relative alla mobilità ciclabile, e l’argomento è la recente iniziativa delle “ciclabili transitorie” pensate dall’amministrazione capitolina per aumentare l’offerta di mobilità alternativa in epoca di COVID19.

A novembre dello scorso anno facemmo una lunga chiacchierata con Francesco, scoprendolo “Bicycle Mayor di Roma” per l’organizzazione olandese BYCS e riconoscendogli sia grande competenza nella materia che sincera passione nell’operarci. Insomma qualcuno che finalmente non ci fa sfigurare in consessi internazionali e questo nonostante rappresenti una città, Roma, che rispetto a tante altre in tema di mobilità ciclabile è ancora all’età della pietra.

 

Ma Francesco e RSM sono una faccia della medaglia, l’altra essendo rappresentata dal livello politico, l’assessore Calabrese ma anche il sindaco Raggi, e dalla struttura amministrativa del Dipartimento Mobilità.

Ebbene l’impressione è che tutto l’eventuale buono che viene prodotto da RSM venga in gran parte annullato o depotenziato dalle scelte politiche e dalle pastoie burocratiche.

Prendiamo proprio le ciclabili transitorie, l’iniziativa lanciata in pompa magna da sindaco e assessore a maggio sbandierando la realizzazione di 150 km di nuovi percorsi ciclabili a Roma al ritmo di 3 km al giorno. In realtà fin da subito si era chiarito che solo circa 25 km dei 150 complessivi erano finanziati, mentre per il resto si sarebbe visto più in là.

Passati oltre due mesi i nuovi percorsi previsti per la prima fase sarebbero dovuti essere terminati ma invece i lavori sono ancora in corso. Addirittura in alcuni casi i percorsi “transitori” completati sono stati oggetto di ulteriori lavori, rendendoli inutilizzabili a poche settimane dalla loro realizzazione.

 

 

 

Sbavature, si dirà, ma che aggiunte ad una pianificazione già carente danno il segnale di un’amministrazione che probabilmente la mobilità ciclabile la considera una bandiera da sventolare di quando in quando, senza però crederci veramente.

Come altro considerare un assessore che si nega a qualsiasi interlocuzione con i cittadini, non dà conto dei ritardi del piano “ciclabili transitorie” e sulla sua pagina facebook continua a sbandierare le magnifiche sorti e progressive, ora glorificando le poche centinaia di metri in realizzazione sulla Tiburtina come “percorso strategico dalla stazione ferroviaria fino a viale Regina Elena“.

Non avrebbe forse avuto grande senso, in un momento in cui si decide di investire molto (più a parole che nei fatti, ma tant’è …) sulla mobilità ciclabile nominare una figura centrale per la ciclabilità col compito di mantenere una visione cittadina d’insieme e nel contempo fungere da tramite tra i diversi uffici e tra l’amministrazione e i cittadini? Invece niente, si prosegue come nel passato, dimostrando così ancora una volta che non si sta facendo sul serio.

 

Ma d’altronde può mai essere credibile un’amministrazione che dopo oltre un anno non è ancora riuscita a rimuovere questa vergognosa disciplina?

 

 

È indubbio che nell’attuale legislatura si sono probabilmente fatti i maggiori passi avanti di sempre in tema di mobilità ciclabile (basti pensare al collegamento in sede propria realizzato tra Tor Vergata e la stazione Tuscolana), ma è altrettanto vero che si sono mancate e si continuano a mancare opportunità enormi per far fare alla mobilità alternativa a Roma un consistente passo avanti.

Le risorse all’interno dell’amministrazione ci sono, ma con la politica e la burocrazia di mezzo sembra proprio che operino col freno a mano tirato.

 

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Una risposta

  1. E’ ovvio che per questa amministrazione le ciclabili sono solamente un “argomento” elettorale o poco più. Quasi tutte quelle che ho visto sono solamente strisce disegnate per terra e spesso nei posti sbagliati. La striscia sulla tiburtina ne è l’esempio più lampante: marciapiede a fianco al verano ampio, parcheggio ampissimo (ma occupato da camper e abusivi vari) e altro marciapiede fra parcheggio e strada sufficentemente ampio anch’esso in una zona dove i pedoni latitano, cosa fanno ? Tolgono una corsia alla strada, disegnano una striscia e lasciano i ciclisti alla mercé del traffico veicolare. Bah.

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