La stazione Pigneto è morta. Viva la Stazione Pigneto

La gara è andata deserta e l'opera non si farà per il Giubileo. Ma è l'occasione per riprogettare il nodo e renderlo davvero utile alla città

Qualcuno sostiene che il sottopassaggio di piazza Pia sia l’opera più importante in costruzione in vista del Giubileo. Ad essere cattivi si potrebbe definire l’unica opera ma oggi vogliamo essere buoni e concentrarci su quella che è stata una vera occasione mancata: la stazione Pigneto. Questa sì che sarebbe stata una infrastruttura che avrebbe lasciato un segno ma – come è noto – non si farà perché alla gara non si è presentato nessuno.

Nato sotto una cattiva stella e rinviato alle calende greche per via del caos presente nel sottosuolo, dove passavano cavidotti e gasdotti di cui si ignorava il percorso, il nodo Pigneto sarebbe stata l’opera giubilare per eccellenza. Dopo aver atteso troppo tempo (il cantiere si sarebbe dovuto aprire nel 2016), finalmente le Ferrovie dello Stato hanno bandito una gara per quello che invece di un nodo si sarebbe potuto definire un nodino: una stazione senza veri collegamenti con altri mezzi di trasporto e arrangiata, tanto per dire che si era fatto qualcosa in occasione del Giubileo. Alla gara non si è presentato nessuno per cui i primi 100 milioni stanziati grazie ai fondi del Pnrr per ora non verranno utilizzati.

Prima di approfondire i possibili sviluppi della futura stazione, c’è da fare una riflessione preoccupata. Salvo proroghe, i fondi Pnrr devono essere spesi in opere che si concluderanno entro il 31 dicembre 2026. Poiché è impossibile rispettare una scadenza così ravvicinata per una stazione come quella Pigneto è probabile che i denari andranno trovati altrove. E questo è solo il primo dei tanti problemi.

La stazione, infatti, va totalmente riprogettata in quanto la parte messa a bando in questi mesi era piuttosto pasticciata e non prevedeva alcuni elementi fondamentali: il collegamento con la metro C, il collegamento con il tram di superficie, il raddoppio dei binari che consentiranno un vero nodo di scambio con la futura linea circolare. E’ vero che il progetto prevedeva ampliamenti futuri, ma perché non partire fin dall’inizio con una stazione davvero utile e senza ribassi?

Secondo il gruppo di esperti riuniti in “Metrovia”, il fallimento della gara deve essere l’occasione per ripensare il progetto. Le cose da fare sono:

  1. allargare il vallo sul lato est e quindi permettere la realizzazione di un’altra banchina
  2. realizzare un tunnel di collegamento con la metro C, senza far uscire il passeggero in superficie e farlo ridiscendere nuovamente
  3. creare uno scambio con il tram G, l’attuale Roma-Giardinetti che dovrebbe essere ammodernata

E buona parte della politica questa volta concorda sul ripensare il progetto. Alessio D’amato, ex assessore alla Sanità e candidato alla presidenza della Regione Lazio per il PD, ha presentato un’interrogazione al responsabile dei Trasporti, Ghera, per chiedere chiarimenti sul possibile nuovo progetto.
Flavia De Gregorio e Francesco Carpano, entrambi consiglieri di Azione in Campidoglio, parlano di “grande possibilità per mettere mano alle criticità evidenti in modo da realizzare un’opera realmente strategica”. 
Mentre comitati e associazioni da tempo denunciano la piccineria del progetto così come è. Insomma una volta che dobbiamo fare una cosa, facciamola bene.

L’obiettivo è rendere Pigneto un nodo nevralgico del trasporto pubblico fin dalla sua inaugurazione, senza dover aspettare nuovi interventi che probabilmente non arriveranno mai.

I tempi però si prevedono molto lunghi: occorre rivedere il progetto e trovare i nuovi finanziamenti dato che probabilmente i fondi Pnrr non si potranno usare. Il nodo Pigneto si conferma ancora una volta una araba fenice che forse le generazioni più adulte non riusciranno a vedere.

 


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8 risposte

  1. Premesso che qualunque parola venga da Metrovia vada rigettata, tengo a puntualizzare alcuni elementi, dato che ormai seguo il progetto da 10 anni.
    NON SI PUO FARE LA FERMATA SULLA LINEA MERCI dato che bisognerebbe sbancare tutta la Circonvallazione Casilina lato est, cosa peraltro impossibile dati i sottoservizi misteriosi, che bloccano gia l’opera da 5 anni.
    Il progetto iniziale e completo di tutte le sue fasi era piu che valido, peccato che hanno trovato piu cavi e tubi ignoti che quelli registrati.
    A questo punto bisogna cercare di risolvere questo problema per avere il collegamento diretto e sotterraneo tra FS e Metro C.
    Non si puo scavare una galleria dove devi mettere delle paratie piu basse per sostenere le pareti della nuova stazione ed i ponti superiori.
    Detto cio’ e’ chiaro che i soldi del PNNR per Pigneto li abbiamo persi e vanno dirottati su altre opere.

    1. Stefano mi sembra di capire che lei sia un tecnico del settore. Sarebbe interessante se volesse mandarci qualche riga in più spiegando le sue posizioni. Il gruppo di Metrovia è a nostro avviso autorevole e da ascoltare ma anche loro possono prendere degli abbagli, tutti possiamo farlo.
      Per quanto riguarda i fondi Pnrr sono contento che lo dica anche lei, perché nessuno lo scrive e sembra che questi fondi siano permanenti. Purtroppo non lo sono affatto e vedremo quanti ne saranno stati spesi realmente a fine 2026.

      1. Gentile Guardascone, il progetto di circa otto anni fa prevedeva due paratie di pali lungo il vallo ferroviario, una ad est ed un’altra ad ovest, per allargare il vallo ad ovest e sostenere una serie di ponti di copertura e le strutture della stazione.
        Quindi le paratie, partendo dal piano stradale, non interferivano con la galleria sotterranea di collegamento pedonale tra FS e MetroC.
        Purtroppo per l’impossibilita’ di spostare i sottoservizi, non si possono fare paratie dal piano stradale ma solo e soltanto dal piano del ferro tra le due linee e quindi interferirebbero con la nuova galleria.
        Si e’ scelta quindi una soluzione minima per realizzare questa fermata che sarebbe veramente utile per tutti i cittadini di Roma, al di la dei turisti o pellegrini che la volessero utilizzare.

    2. Sperando (mi auguro non troppo ingenuamente) di poter parlare anche a chi parte da pregiudizi, la risposta all’obiezione di Stefano è una sola. Non esistono opere che non si possono fare. C’è sempre una soluzione progettuale, un metodo, un sistema, una tecnologia per risolvere i problemi. Gli ingegneri e i tecnici progettisti esistono per questo: trovare soluzioni ai problemi. Questo è importante averlo sempre a mente, perché il “non si può fare” a Roma è una costante, per un motivo o per l’altro, che garantisce immobilismo e opere sempre al ribasso. Poi ci accorgiamo che noi restiamo a terra mentre il resto del mondo vola.
      Il punto invece è un altro. Se c’è o meno volontà e convenienza nel fare determinate opere magari (come può essere questo caso) più complesse del previsto.
      Per RFI sicuramente questa volontà non c’è stata, dal momento che considera quella linea per quello che è oggi: una linea merci (dove passano però anche treni regionali e a lunga percorrenza). Nessun interesse a fare uno sforzo progettuale ed economico, quando la stazione minima a loro andava più che bene.
      Per Roma Capitale e per la Regione Lazio quella linea invece può avere una funzione strategica, in ottica futura. La Circle Line “aperta” a Tiburtina (proprio a causa della mancata banchina a Pigneto) è solo il primo esempio concreto. Peccato che l’amministrazione se ne sia accorta tardi (noi lo avevamo fatto presente subito). Se queste esigenze fossero state anzitutto chiare ai decisori per tempo, e poi ben rappresentate e accolte da un tavolo congiunto con RFI, stiamo certi che la soluzione tecnico-economica sarebbe già saltata fuori.

  2. Questa storia lunga almeno 8 anni è veramente triste e deprimente, a che valgono le ricette a posteriori di qualcuno, sulla “eventuale” opportunità di rivedere al meglio il progetto? Stiamo perdendo i fondi già stanziati, e quando li riprenderemo, non è surreale? E perché la gara è andata deserta, cosa c’è dietro? Sono infine del tutto d’accordo con Massimo: finché non riprenderanno, se riprenderanno, i lavori per la stazione che non c’è, la viabilità andrebbe ripristinata allo stato originario; chi abita sa cosa significhi via l’Aquila intasata, via Prenestina con traffico negli orari di rientro a passo d’uomo fin da piazza Caballini, via Casilina snaturata e la circonvallazione Casilina vuota! Livello di rumore, traffico e inquinamento altissimi, è davvero un bel vivere al Pigneto…

  3. A quanto ne so, le due gare sono andate deserte perché erano al massimo ribasso su una base d’asta già al “minimo sindacale” per uno stralcio di progetto a sua volta rivisto a ribasso per cercare di “chiudere” entro i tempi strettissimi imposti dalle regole del PNRR. Alché nessuna ditta seria avrebbe potuto parteciparvi senza rimetterci. tant’è che ora RFI ha indetto una nuova gara, la terza, sempre per il progetto “minimalista” e prevedendo anche un rialzo rispetto alla base d’asta, nella speranza di portare a casa almeno la stazione “rimediata” entro il 2026. Vedremo…
    Quando ai fondi del PNRR, ho sempre nutrito perplessità sin dall’inizio (cioè da quasi 4 anni orsono) sui trionfalismi che venivano sbandierati dei media al riguardo. I termini stretti previsti per spendere quei fondi rendevano di fatto impossibile utilizzarli per qualunque opera veramente strategica, dalla metro C al nodo Pigneto passando per la cintura nord altrimenti nota come “chiusura dell’anello ferroviario”. Quello che non ci hanno mai raccontato (ma che ogni analista geopolitico aveva ben spiegato sin dall’inizio) è che il PNRR non è stato affatto un “regalo” che ci ha fatto l'”Europa” perché “commossa” dalle sofferenze patite dall’Italia durante la pandemia, ma un prestito a tassi agevolati garantito dalla Germania con la sua tripla A per evitare il default dell’Italia (che nel 2020 era praticamente già in essere, anche se ce lo tenevano ben nascosto, grazie alle politiche di lockdown) che avrebbe trascinato giù tutti i Paesi dell'”eurozona” a effetto domino

    1. Alessandro condivido la sua analisi. E non posso sentire parlare di “regalo” quando si cita il Pnrr perché mi vengono le bolle.

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