Su queste pagine cominciammo le pubblicazioni nella primavera del 2015 ed uno dei primi post lo intitolammo “La mattanza pedonale“.

Pensiamo di poterci prendere la paternità di questa tragica espressione con cui intendevamo evocare la pratica della caccia al tonno in uso in Sicilia, quella in cui i pesci vengono attirati nella “camera della morte” fatta di reti per poi essere uccisi e tirati sulle imbarcazioni. In un modo simile a Roma da tempo immemore i pedoni a Roma vengono ammaliati dalle strisce pedonali per poi finire falciati dal veicolo di turno.

 

Ebbene a distanza di oltre tre anni la situazione non solo non è cambiata ma sembra essere peggiorata, con tragedie che si compiono su strade periferiche di Roma, dove potrebbero esserci concause come gli scarsi controlli o il degrado dei luoghi, così come nel pieno centro storico cittadino.

È accaduto di nuovo ieri nei pressi della Bocca della Verità, che più centro cittadino non si potrebbe: un uomo di 70 anni è stato travolto e ucciso da un veicolo mentre attraversava la strada, apparentemente in un tratto privo di strisce pedonali.

Ma un episodio simile era accaduto anche l’altro ieri in via Cavour, dove un uomo di 54 anni è stato investito a morte da un bus turistico mentre attraversava sulle strisce pedonali.

Come scrivemmo già nel 2015: “Si tratta di una vera e propria strage che fa del semplice attraversamento della strada una delle pratiche più pericolose a Roma. Va detto che solo una parte dei decessi sono relativi ad attraversamenti sulle strisce pedonali, segno che spesso le responsabilità dell’incidente non sono da una parte sola.

 

A seguito dell’incidente di via Cavour il Sindaco Raggi ha provato a difendersi affermando che la sua amministrazione ha già predisposto una stretta al transito dei bus turistici in centro storico che andrà a regime a partire dal 2019.

Purtroppo queste affermazioni danno la misura esatta dell’inconsapevole irresponsabilità che la prima cittadina dimostra rispetto ad un problema che riguarda ogni singolo cittadino di Roma e chiunque si avventuri nella città eterna per visitarla. Ognuno di noi infatti è costretto ad attraversare continuamente la strada e, che ne sia consapevole o meno, a Roma rischia letteralmente la vita con percentuali che probabilmente non hanno pari al mondo.

Il problema in questo caso non sono i bus turistici, ma il traffico romano nella sua interezza che ormai ha definitivamente smesso di seguire le regole del Codice della Strada per affidarsi alla legge della giungla, dove vince il più forte ed inevitabilmente a farne le spese sono le utenze più deboli della strada, anzitutto i pedoni.

Riprendiamo ancora quanto scritto tre anni fa, purtroppo assolutamente valido anche oggi:

I motivi del fenomeno risiedono probabilmente nella cronica incapacità del romano medio di seguire le regole della civile convivenza. Laddove nel mondo le comunità hanno concordato le regole per i pedoni e gli automobilisti affinché ognuno sappia come comportarsi nei rapporti reciprochi, a Roma gli individui, siano essi pedoni o automobilisti, hanno mediamente la pretesa di saper loro come meglio gestire la cosa. Per cui il pedone medio romano usa attraversare la strada dove capita, pretendendo di avere una sorta di precedenza a prescindere, che mica l’automobilista lo vorrà metter sotto anche se si trova fuori dalle strisce?!? Dal canto suo l’automobilista medio romano, forte della scatola di latta a ruote che lo protegge, si sente in diritto di fare un po’ il prepotente, perché lui ha fretta per definizione mentre il pedone evidentemente deve aver tempo da perdere, proprio perché va a piedi, e quindi può ben aspettare qualche secondo che passi lui.
Un tale stato di cose sarebbe anche accettabile se tutta la popolazione cittadina rientrasse tra le due categorie sopra descritte, essendo di volta in volta pedone o automobilista a seconda del momento. Vi è invece una parte consistente degli utenti della strada che provano a seguire le regole codificate e proprio per questo, paradossalmente, corrono i rischi maggiori nel momento in cui attraversano le strade come pedoni. Molti di noi avranno assistito infatti allo spaesamento che prende un turista allorché si accinge ad utilizzare le strisce pedonali e non capisce perché i veicoli facciano come se egli non esista. Ancor peggio capita alle persone anziane che, vuoi perché non sono “nativi” rispetto ai veicoli (molti di loro, soprattutto le donne, non hanno mai guidato), vuoi perché hanno problemi deambulatori, si trovano a subire sistematicamente le angherie degli automobilisti e finiscono per rappresentare la percentuale maggiore di pedoni uccisi per strada.

 

Dopo oltre due anni di governo a Roma cosa può dire di aver fatto Virginia Raggi per incidere in una situazione tanto tragica? Il nulla più totale.

A parte infatti iniziative buone solo per qualche paginata sui giornali, come l’istituzione della fantomatica Consulta cittadina della sicurezza stradale o le sedute dell’Assemblea Capitolina in cui si invita l’incosapevole ospite di turno per parlare di sicurezza stradale, tutti i romani sanno che la situazione della mobilità a Roma è esattamente la stessa di due, cinque o dieci anni fa: nessun rispetto delle norme e vigili assenti o distratti.

 

A giugno scorso ci siamo tolti lo sfizio di verificare quante sanzioni a Roma vengono elevate per mancato rispetto delle strisce pedonali ed il dato che abbiamo ottenuto, ossia 1.105 verbali elevati in tutto il 2017, da una parte ci ha sorpreso, avendo noi scommesso su un numero nettamente inferiore (non abbiamo mai assistito in vita nostra ad un vigile che elevasse tale tipo di sanzione), ma dall’altra ci ha confermato che nella nostra città le strisce pedonali sono ignorate sia dagli automobilisti che dai vigili. Considerato infatti il sistematico mancato rispetto della precedenza ai pedoni che chiunque può verificare ogni giorno in ogni strada romana, i circa tre verbali al giorno elevati nel 2017 dimostrano che i vigili sono i primi ad ignorare il problema.

 

E allora se davvero il Sindaco Raggi non vuole essere ricordata anche come quella della “mattanza pedonale” deve prendere il coraggio a quattro mani, chiamare il comandante Di Maggio e dare disposizioni precise affinché da domani l’art. 191 del Codice della Strada divenga la priorità per ogni agente della Polizia Locale di Roma Capitale.

Noi ce l’abbiamo una proposta operativa per attuare una tale iniziativa e nel nostro piccolo la proponemmo già nel post di tre anni fa. Eccola di nuovo:

 

Per due settimane si mettono i vigili ad una certa distanza dalle strisce pedonali, a controllare il comportamento degli automobilisti, fermandoli nel caso non si attengano a quanto stabilito dall’art. 191 del CdS e spiegandogli bonariamente (cosa che dovrebbe essere possibile, vista la discrezionalità insita nella norma) l’errore che hanno commesso e che potrebbe costargli una sanzione (da €162 a € 646, con decurtazione di 8 punti!?!). Passate le due settimane gli agenti passerebbero ad elevarle le sanzioni in maniera sistematica.

Vogliamo scommettere che nel giro di neanche un mese Roma farebbe un piccolo ma fondamentale passo verso gli standard di civiltà che meriterebbe?

 

Alla PLRC hanno qualche idea migliore? Ben venga. L’importante è che si faccia qualcosa per invertire la tendenza e ricominciare a far rispettare le regole della convivenza che, in una città come Roma, contemplano ai primi posti le norme del Codice della Strada.

In assenza di ciò a nulla varranno le riunioni della Consulta o le strisce pedonali illuminate ed a buona ragione si dovrà continuare a parlare di Virginia Raggi come di un Sindaco sporco di sangue!

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