Conca d’Oro, la fragilità di una piazza è quella di tutta Roma

Una bella opera di Urban Art per affrontare il tema dell'alcolismo. Ma non vanno dimenticate le ragioni del degrado dei giardini e della Stazione metro

 

Siamo tutti fragili ed esposti alle intemperie della vita. Il Covid ha mostrato quanto la nostra società che si riteneva invincibile, sia invece vulnerabile.

La piazza Conca d’Oro racchiude nei suoi 13 mila metri quadri gli aspetti più deboli del nostro mondo e le tante criticità di una città male amministrata.

Nei giardini malmessi, sopra la stazione metro, si rifugiano emarginati che hanno trovato nell’alcol l’unico balsamo ai mali dell’esistenza. A loro è dedicato lo splendido murales realizzato da sei giovanissime studentesse di liceo, coordinate dall’artista Mimmo Rubino, alias RubKandy.

 

Sullo slargo si affacciano anche negozi che vivono una crisi profonda a causa della trasformazione del commercio che abbandona le attività di vicinato per concentrare tutto nelle mani di multinazionali con sede nei paradisi fiscali. Trasformazione accelerata dalla pandemia.

E poi c’è l’assurdo amministrativo di un’area consegnata alla città nel 2012, giorno di inaugurazione della metropolitana e che fino al 2020 non è stata pulita e curata da nessuno. L’Ama si rifiutava, sostenendo che fosse competenza di Atac. L’azienda dei trasporti riteneva di non essere il soggetto adatto alla manutenzione del verde. E così, tra rimpalli e accuse reciproche, la piazza è andata in rovina.

Tutti i manufatti sono stati vandalizzati, le tags hanno coperto le vetrate, i prati si sono seccati e la vegetazione ha perso vita. Al tramonto, ai pendolari frettolosi si sostituiscono giovani senza fiducia nel futuro. Bevono birra e gettano il vetro tra i cespugli.

Fino a luglio solo ai volontari era demandata la rimozione delle bottiglie. Lo stesso presidente del III Municipio si è rimboccato le maniche e le ha raccolte una per una, in più occasioni. Fino a che, grazie alla sua autorevolezza e alla pressione politica esercitata, è riuscito a convincere Ama a intervenire saltuariamente per pulire i giardini.

 

Ma per otto anni, nessuno aveva curato la piazza se non pochi cittadini coscienziosi.

La fragilità espressa dall’opera di Urban Art sta proprio in questo concatenarsi di fatti. Vicende umane, di emarginazione, solitudine, si affiancano a storie dell’assurdo che solo nel Comune di Roma si possono verificare.

Più volte su queste pagine, vi abbiamo mostrato le drammatiche condizioni di piazza Conca d’Oro e a quegli articoli vi rimandiamo per una visione di insieme (link in fondo). Qui mostriamo solo altre istantanee prese in queste ore che si aggiungono alla fotocronaca precedente.

 

Ma la speranza c’è e parte proprio dal murales. L’attenzione delle sei giovani artiste nei confronti degli invisibili fa sentire meno soli coloro che qui vivono sfidando il freddo.

 

L’impegno profuso dal presidente del Municipio perché la vertenza amministrativa si risolvesse, potrà rendere quei giardini meno abbandonati.

E poi il progetto di riqualificazione in arrivo dell’intera area, voluto sempre dalla minigiunta di piazza Sempione che ha già predisposto il bando per una nuova sistemazione della piazza. Sono previste alberature, una pista per gli skater, un’area giochi per i più piccoli, una giostra, una zona dove gli anziani potranno sedersi a prendere il fresco in estate e una palestra per l’arrampicata degli sportivi.

Altre piazze del quartiere vedranno un restyling simile e in alcune è già stato realizzato, come largo Val Santerno e piazza Primoli.

Ma una riflessione più ampia va fatta sul metodo. Conca d’Oro è stata totalmente ristrutturata nel 2012, solo otto anni fa. E già necessita di nuovi lavori e interventi. Questi otto anni sono stati caratterizzati dall’abbandono e soprattutto dal disinteresse da parte del Campidoglio, di Ama e di Atac per la cura di quello che era un gioiello.

Se questi sono i presupposti, se questo sarà il sistema che verrà adottato per le opere finanziate dal piano “Next Generation Eu” che dovrebbe portare a Roma 25 miliardi investimenti, non c’è nulla da gioire. La gran parte di questo fiume di denaro potrebbe finire sprecata perché non basta costruire nuove opere ma occorre anche mantenerle, prevedere la loro integrazione con la cittadinanza in modo che questa se ne innamori e le tuteli.

La piazza Conca d’Oro deve essere presa ad emblema di quello che non si deve fare in futuro.


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