Gli “splendidi dehors” di Virginia Raggi

Continua l'ossessione dell'amm.ne Raggi per una parte minima del commercio romano, con l'annuncio di misure improbabili e la sottovalutazione dei problemi di affollamento

I nostri locali, bar, ristoranti, e i loro splendidi dehors, sono tra gli elementi identificativi di Roma, famosi per il calore e l’accoglienza.

 

Parole del sindaco Virginia Raggi, vergate nell’ennesimo post sulla sua pagina facebook.

Dove li avrà mai visti degli “splendidi dehors” la Raggi sarebbe interessante capirlo, stante che la qualità media degli arredi esterni dei locali a Roma è alquanto scarsa.

In realtà vedendo l’immagine che il sindaco allega al post viene da pensare che ella deve avere dei gusti alquanto discutibili; per illustrare uno degli “elementi identificativi di Roma” ha scelto infatti degli arredi dozzinali in plastica piazzati su una strada dissestata e disseminata di auto e moto in sosta vietata.

 

Uno degli “splendidi dehors” di Vireginia Raggi

 

In realtà forse il sindaco parlando di “splendidi dehors” intendeva riferirsi alle prospettive che da certi dehors si possono ammirare, se solo pensiamo a piazza della Rotonda o a piazza Navona. Ma allora sono i luoghi ad essere splendidi mentre i dehors rimangono mediocri quando non straccioni.

 

Ma vediamolo per intero questo post:

Abbiamo deciso di concedere spazi esterni più ampi per bar, ristoranti e librerie di Roma. Quando potranno riaprire, avranno più spazio a disposizione per accogliere i clienti garantendo il distanziamento necessario.

Stiamo lavorando per ampliare fino al 35% la concessione di suolo pubblico per gli esercizi commerciali. Lo scopo è anche quello di compensare la riduzione delle superfici utilizzabili all’interno dei locali. Per tutto il 2020, ci saranno procedure rapide e criteri semplificati sia per le richieste che per i rilasci dei permessi, e le tipologie d’arredo esterno consentite saranno maggiori rispetto al passato. Ricordo che abbiamo già messo in campo la sospensione del canone per la stessa occupazione di spazi e aree pubbliche.

Sono misure straordinarie per favorire la ripartenza di questo settore, fondamentale per la nostra economia. Ringrazio l’assessore Carlo Cafarotti Assessore Sviluppo Economico, Turismo e Lavoro di Roma che sta lavorando con impegno per sostenere chi lavora e le piccole attività produttive.

I nostri locali, bar, ristoranti, e i loro splendidi dehors, sono tra gli elementi identi4ficativi di Roma, famosi per il calore e l’accoglienza. La loro riapertura in sicurezza sarà anche un modo per tornare gradualmente a vivere la città.

 

In linea di principio l’ipotesi di aiutare gli esercizi di somministrazione consentendogli di ampliarsi all’esterno per compensare il necessario distanziamento nei locali interni non è un’idea peregrina. Da dove venga la percentulae del 35% lo sa il cielo, non essendoci ancora prescrizioni chiare che i locali dovranno rispettare, ma vediamo i problemi connessi alle affermazioni del sindaco.

 

Anzitutto le promesse “procedure rapide”. Di Occupazioni di suolo pubblico (OSP) al Comune se ne stanno occupando da tempo, grazie all’indefessa iniziativa del presidente della commissione commercio, Andrea Coia, il quale lo scorso dicembre ha sottratto la competenza  del Piani di Massima Occupabilità (PMO) ai municipi, con la motivazione che questi ultimi erano troppo lenti a sbrigare le pratiche. L’idea di Coia era di affidare la redazione dei PMO al Dipartimento Commercio o altro ufficio comunale, ma non è stato in grado di trovarlo (non sono professionalità facili da trovare quelle in materia di OSP e PMO) e quindi si è deciso che la redazione dei PMO rimarrà ai municipi con la sola differenza che invece che approvarli i consigli municipali essi saranno deliberati dalla Giunta Capitolina. La differenza non è da poco, giacché il passaggio nei consigli municipali consentiva un controllo preventivo dei piani da parte dei cittadini, mentre ora il tutto avverrà nelle segrete stanze della Giunta. Ancora una volta quelli della “Trasparenza e Partecipazione” decidono per l’opacità e il verticismo, ma la cosa non stupisce più.

Se quindi i processi amministrativi dovranno passare per i soliti uffici municipali, in particolare per il Municipio I del centro storico, non ci sarà da stupirsi che andranno al rallentatore, stante l’annoso problema della scarsità di organico che anche l’attuale amministrazione capitolina ha continuato ad ignorare.

Curiosa poi la scelta di ampliare le tipologie di arredo, che invece dovrebbero essere quanto più omogenee possibile, volendo evidentemente privilegiare il discutibile gusto degli esercenti sulla necessità di mantenere il massimo del decoro soprattutto nell’area UNESCO, ossia l’intero centro storico di Roma.

 

Ma la domanda vera che vorremmo porre al sindaco Raggi, ben sapendo che non otterremo mai risposta, è la seguente: stante che tutte le OSP a Roma vengono richieste e rilasciate per la dimensione massima consentita dalle norme nazionali (Codice della Strada, vincoli culturali, norme di sicurezza, ecc.), come pensa di poter aumentare tale dimensione andando così in violazione di qualcuna delle suddette norme?

Se infatti il sindaco pensa che un locale scelga di volta in volta lo spazio pubblico da occupare, si sbaglia di grosso. A Roma il suolo pubblico è talmente a buon mercato (la tariffa massima, quella in vigore nei luoghi più prestigiosi, è infatti meno di 1 euro al metro quadrato al giorno!?!) che gli esercenti hanno sempre l’interesse ad ottenerne in concessione il massimo consentito.

Quindi già oggi tutti i locali che avevano la possibilità di ottenere una OSP ce l’hanno alla dimensione massima consentita, mentre quelli che non ce l’hanno è perché le norme nazionali vigenti non glielo consentono.

 

Per fare un esempio, il locale mostrato dalla foto avrà sicuramente una concessione i cui limiti saranno dettati dall’ampiezza della strada, dove devono sempre poter passare i mezzi di soccorso, e ai lati dalla presenza di portoni o altri locali. Come penserà il sindaco di ampliare “fino al 35%” lo spazio esterno di questo locale?

Questo peraltro è un esempio che calza per la stragrande maggioranza dei luoghi del centro storico, dove gli spazi necessariamente ridotti non consentono ampliamenti, a meno di non derogare alle norme nazionali, cosa non consentita al Comune.

 

Peraltro nel ragionamento del sindaco, così come in quello che fanno gli altri responsabili capitolini al commercio, c’è un elemento che non viene mai tenuto in considerazione. Se infatti gli esercenti hanno la necessità di assicurare il giusto distanziamento tra le persone, lo stesso distanziamento deve essere reso possibile a tutti i cittadini che transitano sui marciapiedi e le strade della città. Escludendo che nella stragrande maggioranza dei casi si possa togliere spazio ai veicoli, qualsiasi ultetriore concessione di suolo pubblico ai locali andrebbe a discapito dei normali pedoni che magari verrebbero così costretti a transitare ammassati in spazi ancora più ristretti.

Da un sindaco che è anche la massima autorità di salute pubblica a Roma ci si aspetterebbe anzitutto un’attenzione per tutti i cittadini e poi per le singole categorie; invece a Roma ci siamo ormai abituati a vedere certe lobby messe davanti a tutto il resto della città.

Nella stessa direzione va peraltro anche la seguente affermazione del sindaco:

Ricordo che abbiamo già messo in campo la sospensione del canone per la stessa occupazione di spazi e aree pubbliche.

 

Se ne dovrebbe vergognare di aver concesso la bellezza di 90 milioni di esenzione del canone COSAP a bancarelle e titolari di OSP, solo a loro, e invece il sindaco ha la sfrontatezza di ricordarlo anche in questa occasione. Del fatto che per chi non abbia una OSP, ossia per circa il 98% o forse più del commercio romano, non ci sia un euro di contributo non pare essere una preoccupazione di Virginia Raggi, che non contenta di tutti i favori ed i salamelecchi che sta facendo a questa piccola categoria ne ha addirittura ricevuto una delegazione in piazza del Campidoglio.

 

Se non avessimo un’amministrazione succube delle peggiori lobby cittadine, sarebbero ben altri i ragionamenti che essa dovrebbe fare in materia di commercio e con riguardo agli esercizi di somministrazione. Se infatti dovrà essere sempre mantenuto il distanziamento tra le persone, tutti gli affollamenti tipici dei luoghi della movida romana non potranno più essere consentiti. Una Campo de’ Fiori stracolma di persone anche solo sulla piazza non sarà più possibile, a meno di non voler rischiare contagi a non finire. Lo stesso dicasi per le tante zone di Trastevere, per ponte Milvio e tantissimi altri luoghi dove le persone erano solite affollarsi anche al di fuori dei locali.

Di questa cosa se n’è accorto Vincenzo De Luca, Presidente della Regione Campania, che a chi gli ha chiesto se con la fase 2 si poteva riprendere la movida ha risposto: “Ma tu sei scemo o sei buono?” (espresso sempre col suo colorito ma efficace linguaggio).

 

 

Noi non ci avventureremmo a decidere se il sindaco di Roma è più scemo o più buono, sappiamo però che il problema del possibile affollamento di certi luoghi in certe serate non può non essere considerato, magari per non fare un dispetto a qualche categoria di esercenti più potente.

La necessità del distanziamento suggerirebbe di fare i conti con numeri necessariamente più bassi per i luoghi tradizionali di ritrovo delle persone, individuando di conseguenza luoghi alternativi, possibilmente con spazi quanto più possibile ampi, dove invitare le persone a recarsi.

Sarebbe questa un’ottima occasione per incentivare la scoperta di nuovi luoghi di aggregazione nelle aree semicentrali e periferiche di Roma, dove ci sarebbero senz’altro minori problemi a concedere spazi pubblici. Ci sono anche tanti spazi nell’area centrale della città (gli ex-mercati generali, l’ex-mattatoio, ecc.) che ben si presterebbero ad accogliere i locali e gli avventori garantendo il giusto distanziamento, se solo l’amministrazione si decidesse a dargli una destinazione, anche provvisoria.

 

Invece niente, il sindaco Raggi continua a volare bassissimo arrampicandosi sugli specchi per cercare di dare qualche ulteriore privilegio ai soliti pochi noti. Come abbiamo scritto qualche giorno fa, si stima che quasi 27 mila negozi di vicinato rischiamo di non riaprire quando ciò sarà possibile ma nessuno si sta occupando di loro. Costoro il sindaco Raggi non li riceve in Campidoglio  e come aiuto ha già deciso di destinargli i contributi che arriveranno dai privati nel fondo #RomaRiapre, ossia al meglio qualche spicciolo.

Ma d’altronde chi saranno mai costoro a confronto con gli “splendidi dehors” romani?

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