A quanti interessa il bike sharing a Roma?

Poco più di un mese fa abbiamo pensato di lanciare una petizione online per chiedere al Sindaco Raggi di dare immediato mandato agli uffici competenti affinché la riforma degli impianti pubblicitari, approvata nella scorsa legislatura, venga attuata senza ulteriori indugi.

Se applicata quella riforma non solo metterebbe finalmente ordine in un settore, quello dei cartelloni, dove è almeno dai tempi del Sindaco Veltroni che vige un far west più o meno conclamato, ma doterebbe Roma di un sistema di bike sharing tradizionale degno di tale nome, un sistema simile a quello presente da anni in tutte le altre capitali europee (a Parigi ha compiuto 10 anni nel 2018!?!).

 

Ecco il testo della petizione:

Egr. Sindaca Raggi,

Roma è l’unica grande capitale europea priva di un servizio di bike sharing cittadino. In passato ci sono stati esperimenti di bike sharing a Roma, il primo dei quali, gestito da una multinazionale, dimostrò di poter funzionare ma poi, affidato ad ATAC, piano piano fu dismesso. Recentemente a Roma si è provato anche il sistema a flusso libero ma, come accaduto in molte altre realtà, i problemi sono stati superiori al pur grande apprezzamento da parte degli utenti.

Fin dal suo insediamento come Sindaca di Roma lei ha avuto a disposizione la possibilità di fornire la città di un sistema di bike sharing tradizionale pagato dagli impianti pubblicitari, un sistema simile a quello in vigore da anni in tante altre grandi realtà europee, dove ha dimostrato di funzionare egregiamente. La riforma degli impianti pubblicitari, approvata dall’Assemblea Capitolina nella scorsa legislatura con il deciso contributo del suo gruppo, al tempo all’opposizione, prevede infatti che una parte degli impianti siano dedicati a finanziare il bike sharing cittadino, come avviene, ad esempio, a Parigi, dove il sistema ha compiuto lo scorso anno i 10 anni ed è stato confermato e rilanciato. 
Tale riforma è pronta per essere attuata, grazie anche agli atti posti in essere durante il suo mandato, essendo il prossimo passo l’emanazione dei bandi per assegnare gli impianti alle ditte pubblicitarie.

Con questa petizione le chiediamo di non perdere ulteriore tempo e dare immediato mandato agli uffici competenti affinché i bandi vengano pubblicati così che nel giro di pochi mesi Roma possa avere un servizio di bike sharing a livello delle altre grandi capitali europee.

 

Cimentandoci con le questioni cittadine da almeno una dozzina di anni, sappiamo bene quanto poco il cittadino romano medio sia interessato a contribuire in qualche modo al miglioramento della città in cui vive. C’è una tendenza generale alla lamentazione, a sottolineare le cose che non vanno, ma quando qualcuno prova a prendere un’iniziativa per cercare di cambiarle le cose, che si tratti di partecipare ad un incontro, manifestare in strada, presentare un esposto, firmare una petizione o anche solo mandare un’email di protesta, i riscontri sono sempre scarsi quando non nulli.

Lanciando la petizione sapevamo quindi che a dispetto dell’importanza della questione (lo ribadiamo: Roma è l’unica grande città europea priva di un qualsiasi sistema di bike sharing e questo nonostante vi sia una normativa vigente che già nel 2016, all’insediamento dell’attuale governo cittadino, avrebbe consentito di introdurre un sistema pagato dai cartelloni) e della platea dei possibili aderenti (qualche milione di cittadini romani) non avremmo potuto aspettarci adesioni oceaniche.

Peraltro siamo ben consci di avere un ambito di lettori tutto sommato limitato nei numeri, per cui, anche considerando il supporto di qualche altra piattaforma anti-degrado romana, ci saremmo aspettati al massimo qualche migliaio di sottoscrittori della petizione. Un piccolo numero, considerati i circa 2,8 milioni di abitanti di Roma, ma sufficiente a sollecitare il Sindaco su una questione tanto chiara quanto inspiegabile (a meno di non voler pensare che il Sindaco voglia difendere lo status quo fatto di una giungla di impianti pubblicitari e un sottobosco di ditte pubblicitarie che in gran parte sguazzano nel degrado).

 

Ebbene passato poco più di un mese siamo andati a controllare lo stato della petizione ed abbiamo trovato questo:

 

 

190 firmatari della petizione, 190 persone che hanno deciso di sostenere un’iniziativa che non andando contro nessuno punta a dare a Roma una componente della mobilità sostenibile presente in tutte le maggiori città europee.

Un po’ pochini, no? Sì, senz’altro, molto pochi, quasi insignificanti considerata l’importanza del tema in gioco.

 

Chiaramente abbiamo sbagliato qualcosa, pur al netto del menefreghismo medio dei romani di cui sopra, e quindi avvertiamo la responsabilità di aver sollevato un tema per noi molto importante senza evidentemente riuscire a porlo in un modo comprensibile e condivisibile dalla stragrande maggioranza dei cittadini.

Contavamo di riuscire a raggiungere molti dei ciclisti romani convincendoli a sostenere la nostra petizione, fallendo nel compito. Abbiamo provato a sollecitare via social figure cittadine che in passato si sono fatti sentire sul tema della ciclabilità (Enrico Brignano) o su altri ambiti (Alessandro Gassman) ma senza successo. Abbiamo anche provato con giornalisti d’inchiesta come Riccardo Iacona o Corrado Formigli, peraltro entrambi convinti utilizzatori della bicicletta, ma niente anche da quel lato.

 

Accusiamo allora un piccolo momento di scoramento per esserci ritrovati con 190 pochi intimi a sostenere un’iniziativa per noi semplicemente sacrosanta.

Nessuno si illuda però che noi si molli l’osso. Superiamo infatti subito l’inciampo rimettendoci a pensare come riuscire a far fare qualche passo avanti alla nostra disgraziata città, a partire dall’applicazione della riforma degli impianti pubblicitari con connesso sistema di bike sharing.

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Contrasto alle OSP abusive e alla malamovida: dal Campidoglio ancora pannicelli caldi.
Emanata l’ordinanza contro le OSP abusive, ma solo per quelle totalmente abusive nel sito UNESCO.
Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
@TUTraP_APS

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