Suggerimenti tra il serio e il faceto per aiutare il Comitato Tecnico Scientifico a salvare le sale cinematografiche

Abbiamo dedicato diversi contributi a sostegno dei cinema, contro la loro chiusura, e per segnalare la totale assenza di una vera politica di sostegno, verso un settore in sofferenza da svariati anni, ben prima del dilagare della pandemia. Oggi, dunque, non vogliamo tornare sull’argomento con la solita analisi puntuale della situazione, ma in uno spirito costruttivo vogliamo elencare soltanto alcuni punti che possono alimentare il dibattito in corso.

Elenco delle cose utili e inutili che si possono o si potevano fare con le sale cinematografiche, a discrezione del Comitato Tecnico Scientifico.

 

Cosa si può ancora fare con un cinema:

  • Realizzare dei parcheggi.
  • Convertirli a depositi Atac, soprattutto per accogliere i bus andati in fiamme a Roma.
  • Creare delle strutture di contenimento per il dilagare dei cinghiali.
  • Magazzini strategici di stoccaggio per le consegne Amazon.
  • Enormi centri di Amazon Locker.
  • Tanti piccoli centri commerciali.
  • Depositi per distribuire mascherine e gel disinfettanti.
  • Laboratori per processare tamponi.
  • Aree vuote da affittare per le assemblee condominiali.
  • Parcheggi per i monopattini.

 

Cosa si poteva fare con un cinema:

  • Proiettare film e documentari per le scuole.
  • Affittare le sale per lezioni scolastiche o universitarie.
  • Rigenerare alcune sale in chiave coworking.
  • Utilizzare le sale della capitale per un “festival del Cinema” sospeso, interviste, proiezioni e dibattiti portati nel cuore dei quartieri, lontani da un red carpet inutile e desolante.
  • Proiettare vecchi film Block Buster a costo ridotto.
  • Trovare un accordo per proiettare film in esclusiva Netflix, Prime Video (e molte altre piattaforme) a costo contenuto, per tutte le famiglie che non possono abbonarsi.

 

Cosa si poteva fare con un cinema in un mondo distopico:

  • NON CHIUDERE I CINEMA, GARANTIRE LE NORME SANITARE E PROIETTARE I FILM.

 

 

Nel 1974, Mel Brooks, nel suo Frankenstein Junior, aveva già profetizzato il distanziamento sociale nel cinema.

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