Rifiuti a Roma: niente riuso e poco riciclo. Il Comune punta tutto sull’indifferenziato

Se si esclude una timidissima campagna pubblicitaria, tutti i dati e le azioni dell'amm.ne capitolina mostrano che non si crede alla raccolta differenziata e si scommette nel bruciare tutto l'indifferenziato nel futuro termovalorizzatore, tra molti anni

Il problema dei rifiuti a Roma è ben lungi dall’essere risolto e basta camminare per le strade per rendersene conto. La situazione è senza dubbio migliore di quella lasciata dalla precedente amministrazione, quando i cumuli di rifiuti erano divenuti una consuetudine in tutta la città, ma le criticità appaiono essere ormai croniche.

 

Balduina (da Twitter @MicheleGalvani)

 

Via Lucrezio Caro (da Twitter @Antincivili)

 

Via Lucrezio Caro (da Twitter @Antincivili)

 

Via Lucrezio Caro (da Twitter @Antincivili)

 

Tuscolana (da Twitter @GiuseppeRoma977)

 

San Giovanni

 

 

Pantheon

 

Prenestina

 

Come mostrano le immagini, la raccolta dei rifiuti continua a rappresentare un problema un po’ ovunque a Roma, in centro come nelle zone più esterne.

 

Ad agosto di quest’anno il sindaco Gualtieri aveva presentato il nuovo piano di gestione dei rifiuti Roma Capitale che prevede, tra le altre cose, una riduzione della produzione di rifiuti dell’8% entro il 2030, a 1.550.000 tonnellate, e un aumento della raccolta differenziata fino al 65% entro sempre il 2030.

Come tali obiettivi verranno raggiunti dovrebbe essere indicato nel nuovo piano industriale di AMA che però, atteso prima per lo scorso ottobre e poi per novembre, ad oggi non si sa che fine abbia fatto.

 

Intanto lo scorso 21 dicembre l’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha pubblicato il “Rapporto Rifiuti Urbani Edizione 2022″ da cui risulta che nel 2021 la produzione dei rifiuti a Roma è aumentata del 4% e che la raccolta differenziata è ferma al 45%, praticamente il livello raggiunto dall’amministrazione Marino.

Specifichiamo che si tratta di dati relativi al 2021, quindi non imputabili all’attuale amministrazione se non per gli ultimi tre mesi dell’anno, e che l’aumento nella produzione dei rifiuti è chiaramente dovuto all’uscita dall’emergenza COVID e alla ripresa del turismo.

Nonostante ciò essi devono preoccupare, perché non essendoci state azioni particolari dal lato della raccolta dei rifiuti a Roma, non possiamo che aspettarci ulteriori pessimi dati per l’anno corrente e quelli a venire.

Al di là infatti della “svolta” del termovalorizzatore, l’impianto che, al meglio, da fine 2026 potrà trattare 600mila tonnellate l’anno di rifiuti indifferenziati, l’amministrazione non ha fatto nulla né per ridurre la produzione dei rifiuti, né per aumentare la percentuale di rifiuti differenziati che possono essere avviati al riciclo.

Riguardo la riduzione nella produzione rifiuti, non si è visto un singolo provvedimento per agevolare a Roma il riuso (nel lontano 2015 parlammo dei magazzini del riuso) oppure qualcosa che limitasse alcune inutili produzioni di rifiuti (come questa o quest’altra).

 

Rispetto invece alla raccolta differenziata, è ormai chiaro che l’attuale amministrazione capitolina si limita a sbandierarla, dovendola considerare però una sorta di utopia. A parte infatti una timida e inutile campagna pubblicitaria per promuovere la raccolta differenziata, tutte le azioni dell’amministrazione continuano ad andare nella direzione di una raccolta sostanzialmente indifferenziata.

Si continuano a promuovere i cassonetti stradali non presidiati pur sapendo che tra disaffezione e scarsa sensibilità del romano medio, la qualità della differenziata non potrà che rimanere mediocre.

Addirittura nei giorni scorsi il sindaco ha sbandierato l’istallazione a Tor Bella Monaca di due mega raccoglitori di rifiuti indifferenziati, non rendendosi conto (o forse sì?) che essi costituiscono un formidabile invito a fregarsene di differenziare i rifiuti a casa e a buttare tutto insieme.

 

 

Nel suo tweet il sindaco dice che tali maxi contenitori “verranno presidiati per evitare l’abbandono di rifiuti su strada“. Nella notizia pubblicata sul sito web si Roma Capitale è spiegato meglio tale controllo: “… e saranno presidiati da operatori di zona in orario diurno e monitorati di notte, con passaggi mirati, dalla Polizia Locale di Roma Capitale.

Sarà che forse i passaggi mirati” dei vigili avranno mancato di efficacia (come stupirsi?), oppure che in realtà non c’è stato nessun presidio anche di giorno (come attestato dai @Lavoratori_Ama) ma il fatto è che ovviamente anche i maxi contenitori sono destinati a divenire le ennesime discariche nel territorio cittadino, come puntualmente e sarcasticamente rilevato da Romano D.O.C.:

 

 

La verità è che la gestione Alfonsi/Gualtieri deve aver gettato la spugna sulla differenziata e quindi punta a raccogliere tutto il possibile nel modo più sbrigativo ed economico, apparentemente senza considerare che l’indifferenziato va spedito in giro per l’Italia e all’estero a costi enormi, mentre l’eventuale differenziato potrebbe generare qualche ricavo, seppur limitato.

 

Riguardo il trattamento dei rifiuti indifferenziati c’è poi sempre il mistero degli impianti multipli che sono previsti nel prossimo futuro nel Lazio. Oltre infatti al termovalorizzatore annunciato da Gualtieri, da 600mila tonnellate, sono in piano altri due impianti per rifiuti indifferenziati per un totale di circa 450mila tonnellate. A regime si arriverebbe quindi a poter trattare oltre un milione di tonnellate di rifiuti indifferenziati l’anno.

Considerato l’obiettivo del piano rifiuti di arrivare a 1.550.000 tonnellate di rifiuti totali nel 2030 e l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata, non si vede come tutti quegli impianti potranno essere alimentati, a meno di non cominciare ad importarli i rifiuti a Roma.

La cosa che appare più probabile è che l’obiettivo della differenziata rimarrà sulla carta e si punterà a conferire l’indifferenziato negli impianti disponibili, con tanti saluti alla sostenibilità ambientale e alle direttive europee.

 

 

Infine la totale miopia in tema di rifiuti dell’attuale amministrazione capitolina è stata ancora una volta dimostrata da una recente campagna che l’assessorato all’ambiente ha promosso anche nella sua newsletter. Questo il testo:

 

L’acqua di Roma, bevila nel vetro! Fa bene alla salute e all’ambiente.

Centomila bottiglie di vetro per Roma, per i dipendenti di Roma Capitale, di AMA, per le persone che conferiranno rifiuti nei centri di raccolta, per chi frequenta le biblioteche e per il personale delle scuole.

Un progetto bellissimo nato dalla collaborazione tra Roma Capitale e CoReVe (Consorzio Recupero Vetro), che ringrazio per questo azione concreta tesa a ridurre rifiuti e a riutilizzare le risorse, cambiando stile di vita.

È fondamentale sensibilizzare e promuovere scelte sostenibili, imballaggi riutilizzabili, anche nei gesti più quotidiani, come bere l’acqua: ci auguriamo che questo percorso iniziato da Roma grazie alla collaborazione con Coreve sia modello per tanti altri comuni.

 

In sostanza si è deciso di distribuire gratuitamente centomila bottiglie di vetro che nella stragrande maggioranza dei casi non verranno né utilizzate né riciclate, finendo molto probabilmente nell’indifferenziato e quindi dovendo anche essere smaltite in discarica. Chi infatti si porta in giro l’acqua da bere lo fa normalmente utilizzando contenitori in acciaio o alluminio, essendo più leggeri e resistenti del vetro, che facilmente potrebbe rompersi. Ma evidentemente in assessorato hanno il solo obiettivo di far vedere che fanno qualcosa, anche se si tratta di una colossale stupidaggine che invece di diminuire, farà aumentare i rifiuti a Roma, come hanno subito colto quelli della LILA (Laboratorio Idee Lavoratori AMA):

 

 

Col Consorzio Recupero Vetro si sarebbe potuta partorire qualche idea per poter, finalmente, introdurre il vuoto a rendere per i contenitori del vetro, ma invece ci si è limitati all’ennesima inutile e stupida iniziativa.

 

Noi continuiamo a pensare che se non si dà una svolta decisa alla questione rifiuti a Roma, partendo dal mettere a capo dell’assessorato qualcuno competente e con le idee chiare su come e dove intervenire, non ci sarà termovalorizzatore che tenga, anche perché quello previsto a Santa Palomba arriverà non prima del 2026 e Roma in queste condizioni per altri quattro anni non può resistere.

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