Quartiere Trieste: 130 alberi caduti o abbattuti. E nessuno ripiantato

In alcuni casi gli abbattimenti erano indispensabili. In altri discutibili tanto che i cittadini spesso si sono chiesti se davvero un pino, un leccio o un platano erano arrivati alla fine della loro vita. Fatto sta che ci sono quartieri di Roma che stanno cambiando fisionomia. Paesaggi segnati dalle chiome verdi che ora si presentano brulli e aridi.

Il Trieste Salario è uno degli ambiti che ha subito il danno maggiore. Secondo i dati di Legambiente, riportati da Roma h24, negli ultimi mesi sono caduti 80 alberi di alto fusto e ne sono stati tagliati 50 dagli operai comunali. A fronte di questi 130 alberi mancanti, non è stato ripiantato neanche un arbusto piccolino. Il nulla più assoluto. E non si prevedono nuove piantumazioni per tutto il 2019.

 

“Abbiamo chiesto al Campidoglio di inserire in bilancio una voce per l’acquisto di nuove piante”, dice l’assessore all’Ambiente del II Municipio, Rosario Fabiano. Ma per ora fondi non ce ne sono e il rischio concreto è che le prossime estati il clima sarà più torrido a causa della minore presenza di verde. Le cosiddette “isole di calore” si riducono molto grazie all’ombra provocata dalle foglie che permettono all’asfalto di infuocarsi meno. Inoltre il verde aiuta lo smaltimento dello smog. Un fusto di 20 metri di altezza, può assorbire in un anno un chilo di particolato atmosferico.

Il regolamento del verde attualmente in vigore (quello nuovo è in attesa dell’approvazione in consiglio comunale) prevede che per ogni albero abbattuto ne debba essere piantato un altro entro sei mesi. Ma deve trattarsi di un albero adatto a quel tipo di terreno, con caratteristiche precise: una circonferenza del tronco non inferiore ai 30 cm e un altezza di almeno 4 metri. Ecco perché le piantumazioni che si vantò di fare l’ex assessora all’Ambiente Montanari sembrarono ridicole. E infatti quei poveri bastoncini abbandonati grossolanamente alle intemperie hanno fatto una brutta fine.

Nel caso del quartiere Trieste (ma lo stesso accade per le altre zone di Roma) occorre progettare un serio piano di risistemazione di ciò che è caduto o è stato abbattuto.

Il dato sul reale numero di abbattimenti era un mistero fino a che la consigliera del I Municipio Nathalie Naim è riuscita ad ottenere una informativa dal Dipartimento Ambiente. Nel 2016 sono stati ben 3.033, nel 2017 sono stati 3.238 e nel 2018 si sono sfiorati i 3 mila esemplari. Significa che in tre anni Roma ha un saldo negativo di quasi 10 mila alberi, a fronte del quale ne sono stati piantati pochissimi.

 

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Contrasto alle OSP abusive e alla malamovida: dal Campidoglio ancora pannicelli caldi.
Emanata l’ordinanza contro le OSP abusive, ma solo per quelle totalmente abusive nel sito UNESCO.
Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
@TUTraP_APS

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