Qualche settimana fa abbiamo affrontato il caso Venezia e il suo continuo spopolamento per paragonarlo a Roma. Le due città (assieme a Firenze le più visitate in Italia) soffrono di un problema simile: i centri storici si stanno sempre più snaturando, perdendo la loro identità per diventare luoghi adatti solo ai turisti, tra l’altro di basso livello.
Il dato è stato confermato da un interessante studio di tre economisti: Salvatore Monni, Kati Lelo e Federico Tomassi. Negli ultimi 15 anni, il centro di Roma ha perso 15 mila abitanti, oltre il 13%. Si tratta di persone che hanno scelto di vivere altrove perché stufe di combattere contro smog, traffico, rumore e scarsa qualità della vita. Sul loro blog, Mapparoma, gli studiosi esaminano i fenomeni sociali della capitale: dalla povertà alla disoccupazione, dall’immigrazione all’urbanistica. Ebbene lo spopolamento del centro, secondo la ricerca, sembra inesorabile e potrebbe portare ad un pezzo di città completamente svuotato dei suoi abitanti e trasformato nella sua fisionomia.
La città di Budapest, come molti sanno, è divisa in due macrozone: Buda, il vecchio centro storico in collina e Pest, la parte sviluppatasi dalla fine del 700 in poi. Ad un primo sguardo Buda sembra un luogo curato e gradevole. Ma basta restarci più di un’ora per capire che si tratta di un luogo senza anima: ha perso i propri abitanti molti anni fa ed è ora meta solo di turisti e torpedoni. La sua bellezza passa in secondo piano, diventa finzione. Lo stesso potrebbe accadere a Roma dato che alla fine degli anni ’50 all’interno delle mura Aureliane vivevano 330 mila persone e oggi solo 130 mila. Non è un caso che Trevi sia il rione dove il calo è stato maggiore negli ultimi 15 anni: se ne è andata il 32% della popolazione. Trevi è l’area più divorata dai turisti, dove a volte non si è riesce ad uscire dal portone perché è impossibile inserirsi nel flusso. Intendiamoci il turismo è una risorsa importante e va non solo difeso ma incrementato. Ma il turismo di qualità più elevata, quello che ha una capacità di spesa maggiore, che sa apprezzare l’arte e la storia di Roma vuole vedere una città viva, dove i romani occupano stabili costruiti 6 secoli fa. Dove ci sono le botteghe artigiane, i negozi tipici, dove insomma si respiri ancora aria di Roma.
Il turismo più becero, invece, quello mordi e fuggi che in una giornata crede di poter capire la parte più pregiata della nostra città, non ha alcun interesse ad una Roma vera. Vuole solo paninerie, fast food e scattare 10 foto con il cellulare. E’ un turismo che non solo non apporta quasi nulla alla nostra economia (ha una media di spesa pro-capite bassissima) ma tende a divorare tutto ciò che incontra.
Ecco perché, già diversi anni fa, Vezio De Lucia incitava a conservare nel centro gli strati sociali meno abbienti. Il modello introdotto a Bologna da Pierluigi Cervellati – assegnare case comunali in centro anche a chi ha redditi bassi – a Roma è stato replicato solo a Tor di Nona. Tutti gli altri rioni si sono via via trasformati in case di lusso, uffici, show room e soprattutto B&B. Barcellona ha affrontato il problema limitando l’apertura di nuovi alberghi nel Barrio Gotico e soprattutto regolamentando i Bed and Breakfast in maniera severa. Berlino (che non ha certo un centro di valore come il nostro) ha allontanato i pullman dalle zone pregiate, mentre oltreoceano San Francisco ha posto un tetto di 75 notti l’anno per l’affitto turistico di ciascun appartamento. Il provvedimento è stato pure sottoposto ad un referendum che lo ha approvato con il 55% di voti favorevoli.
L’Italia è il terzo mercato mondiale del sito Airbnb e Roma è al primo posto per utilizzo del portale nel nostro Paese. Ovvio che una regolamentazione vada trovata, altrimenti su via Nazionale o via del Tritone, vi saranno edifici dove il 90% degli appartamenti sarà destinato a casa vacanze e abitanti non ve ne saranno più.
Per invertire la tendenza si potrebbe prevedere uno sconto fiscale per chi stabilisce la propria residenza principale all’interno delle mure aureliane, così come offrire degli incentivi per chi usa i mezzi pubblici e vende l’auto privata. L’eccesso di autoveicoli, infatti, è un altro elemento di disagio per le aree centrali. Infine, occorre reinventare le consegne di merce grazie a nodi di scambio come diarioromano ha suggerito molto tempo fa. I vicoli sono tormentati da furgoni in perenne fase di scarico/carico.
Insomma occorre avere un’idea di città e metterla in pratica con delle politiche conseguenti. Già, un’idea! Di questi tempi sembra sia diventata una chimera.
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Vi segnalo anche questo articolo di Andrea Declich sulla densificazione del centro http://www.centroriformastato.it/roma-nulla-promuovere-la-densificazione-della-citta/