Nonostante i proclami di Coia e Cafarotti, le bancarelle sempre lì sono

A metà agosto tornammo sul mistero delle postazioni ambulanti del centro storico localizzate davanti ai monumenti e così costituenti un oggettivo elemento di degrado (siamo sicuri che solo i proprietari delle suddette postazioni potranno non concordare con questa affermazione).

 

 

 

Parliamo di mistero perché queste postazioni sono state oggetto di un lavoro di analisi e verifica nel 2014, a cura del Tavolo del Decoro istituito presso il MiBACT con la collaborazione di tutti i livelli di istituzioni locali, in vista di una loro ricollocazione in luoghi meno sensibili.

Lo stesso lavoro aveva portato alle famose ricollocazioni avvenute nel 2015, che avrebbero dovuto essere le prime in ordine di tempo per poi proseguire sul programma, ma poi con la caduta dell’amministrazione Marino tutto si è fermato.

Come sia possibile che in oltre 3 anni di governo cittadino, con tutto pronto per proseguire gli spostamenti, l’attuale amministrazione non sia riuscita ad effettuarne neanche uno è cosa che sfugge alla comprensione.

 

Come scrivemmo nel pezzo precedente, a marzo di quest’anno il Sindaco Raggi ha risollevato il problema promettendo di volervi mettere mano, benché a tutt’oggi nulla si sia visto.

Integriamo quelle promesse con delle altre, ancora più esplicite, pronunciate dal presidente della commissione commercio Andrea Coia ad aprile di quest’anno (cliccare sull’immagine per far partire il video).

 

 

 

Parole inequivoche, si converrà, che al tempo fecero pensare ad un’azione a breve per cominciare a ricollocare le postazioni ambulanti più odiose, ma per mesi tutto sembrò caduto nel dimenticatoio.

L’ipotesi più probabile è che la categoria che verrebbe maggiormente colpita da questi spostamenti, ossia gli urtisti, (basta leggere i velenosi commenti al video che provengono tutti da quella parte), abbia convinto l’amministrazione a soprassedere, prendendo tempo che tanto i problemi di Roma “so’ ben altri“.

È vero che questa può difficilmente essere considerata una priorità cittadina, considerato il livello di criticità di tante altre partite, ma d’altro canto si tratta di una battaglia simbolica, per il rispetto di un patrimonio culturale di caratura mondiale, peraltro una battaglia ormai vinta a patto di mettere in campo i pochi provvedimenti ancora necessari.

 

Poi a fine agosto arriva un’intervista all’assessore al commercio Cafarotti che, con la sua solita sicumera, informa che la delibera è pronta, che verrà votata il giorno dopo in giunta e che a quel punto non ci saranno più scuse: gran parte dei camion bar e delle bancarelle che oggi si piazzano davanti ai monumenti più suggestivi del centro storico dovranno farsi da parte. “Penso a Fontana di Trevi, lì non ci sarà più spazio per i venditori di souvenir“, afferma il Cafarotti.

 

Sarà pure, ma passato un mese di spostamenti non se ne sono visti e la ragione è probabilmente che ancora una volta al Comune hanno provato a scaricare tutta l’incombenza sul Municipio.

È infatti del Municipio I la responsabilità di trovare delle postazioni alternative agli ambulanti giudicati incompatibili dal Tavolo del decoro, ma è pur vero che è impensabile che il Comune non lo appoggi e coadiuvi in un’opera tanto difficile e delicata. Ci sono infatti interessi enormi in campo capaci di fare pressioni a tutti i livelli (ricordiamo gli ambulanti che ringraziano il Presidente del Consiglio Conte subito dopo la cancellazione della direttiva Bolkestein), oltre che in grado di adire la giustizia amministrativa a tutti i livelli e con risorse ingenti.

Non a caso gli storici spostamenti del 2015 videro in campo in prima linea il sindaco Marino che mise il Comune al fianco del Municipio, muovendosi le due istituzioni di pari passo.

 

Il bubbone è scoppiato a metà settembre, reso noto da un pezzo de La Repubblica dove l’assessore al commercio del Municipio I, Tatiana Campini, lamenta l’assurda pretesa del Comune:

Hanno scaricato l’incombenza su di noi, ma queste posizioni alternative non esistono. Lo dicono i verbali della polizia locale e le note della Sovrintendenza capitolina. Stiamo parlando del centro storico della capitale d’Italia dichiarato sito Unesco. Il Comune se ne deve far carico e ricercare una soluzione che non può che essere quella di trovare postazioni in altri municipi“.

 

Ben altri tempi quelli in cui l’assessore al commercio del Comune, al tempo Marta Leonori, lavorava spalla a spalla col Municipio I per trovare le soluzioni ai problemi e realizzare quel decoro che invece l’attuale amministrazione capitolina sembra essere solo in grado di proclamare in interviste e conferenze stampa.

 

All’apparente inutilità dell’assessore Cafarotti si affianca quella del presidente della commissione commercio Andrea Coia che al Municipio sembra aver indirizzato un vero e proprio diktat (stando sempre a La Repubblica): “Spostate le bancarelle oppure revocate la licenza“.

Detto da colui che aveva promesso di rivoluzionare il commercio ambulante a Roma con una delibera che invece ha solo cristallizzato una situazione disastrosa, la cosa appare anche irritante, ma c’è da dire che questa volta il Coia potrebbe non avere tutti i torti.

Potrebbe infatti accadere che sia la Regione Lazio a venire in aiuto di Roma Capitale, con una norma che sarebbe inclusa nel testo unico sul commercio del Lazio in via di approvazione e che prevederebbe la possibilità per il Comune di riacquistare le licenze ambulanti a cui non si riesce a trovare una collocazione.

La cosa interessante è che probabilmente la licenza verrebbe ritirata dal Comune offrendo all’esercente un indennizzo basato sugli incassi dichiarati negli anni precedenti. Nel caso di esercenti che negli anni passati avessero emesso scontrini in misura inferiore al dovuto, caso che sulla base della nostra esperienza considereremmo non proprio rarissimo, questo vorrebbe dire vedersi ritirare la licenza per pochi spiccioli. C’è da scommetterci che che la categoria degli ambulanti una cosa del genere non sarà mai disposta ad accettarla per cui prevediamo sviluppi interessanti e probabilmente scoppiettanti sulla questione.

 

Noi temiamo che gli attori che dovrebbero coordinarsi e lavorare insieme per portare avanti le risultanze del Tavolo del Decoro, in primis il Sindaco Raggi, la presidente del Municipio Alfonsi e l’assessore Cafarotti, non siano in grado di farlo, per scarso spessore sia istituzionale che professionale.

 

Nella speranza di essere smentiti dai fatti, cogliamo l’occasione per tornare a chiedere ai suddetti attori (chiunque di loro potrebbe ed anzi dovrebbe rispondere alla domanda) se è possibile sapere qualcosa sulla liceità della postazione di caldarroste più preziosa del mondo.

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