La notizia è che la Giunta capitolina ha approvato ieri il progetto di trasformazione del cinema Metropolitan in un grande magazzino e la Sindaca Raggi ha pensato bene di annunciare la cosa con una conferenza stampa organizzata ieri mattina.

 

Prima di entrare nel merito della questione ci teniamo a raccontare come siamo stati trattati da quelli che continuano a professarsi paladini della “trasparenza e partecipazione”.

Saputo infatti della conferenza stampa, ci siamo presentati presso la sala della Piccola Protomoteca ed abbiamo chiesto di partecipare alla conferenza in qualità di blogger cittadini. Con noi c’erano anche due rappresentanti di associazioni civiche che avevano seguito tutta la storia del cinema Metropolitan, anche loro desiderosi di prendere parte all’incontro.

Ebbene la risposta dell’addetto stampa dell’amministrazione è stata che alla conferenza potevano partecipare solo i giornalisti professionisti, gli iscritti all’albo, e che nessuna eccezione sarebbe stata consentita.

Ovviamente a noi una tale esclusione non è piaciuta per niente e ci è parsa l’ennesimo segnale di un’amministrazione in grave affanno, costretta a difendersi dai cittadini comuni ed ormai maestra nell’arroccarsi su posizioni inaccessibili, salvo poi prendere sonore batoste elettorali ogni volta che ai cittadini viene dato modo di giudicare l’operato di questa nuova casta.

 

 

Venendo al merito della notizia, gli organi di stampa parlano di una “rinascita” del cinema Metropolitan, ma in realtà con l’approvazione del progetto presentato dalla proprietà l’amministrazione M5S si prende la responsabilità di aver cancellato l’ultimo grande cinema di via del Corso.

Sono uno stolto potrebbe infatti bersi la storiella che con una saletta da 99 posti si mantiene un presidio culturale in centro storico (e l’assessore Montuori non ha chiaramente il senso del ridicolo nell’affermare una tale idiozia).

 

La storia del Metropolitan la seguiamo dagli inizi, quando dieci anni fa una gestione del cinema fruttuosa (il multisala si era ricavata un ottimo spazio nel mercato romano proiettando essenzialmente film in lingua originale) era stata liquidata dalla nuova proprietà con l’intento di trasformare lo stabile in un grande negozio. Il cinema era stato quindi chiuso e dopo qualche anno la proprietà aveva cominciato a denunciare il degrado che ciò aveva creato alla zona (degrado da loro stessi innescato), allo scopo di far passare il loro progetto di riconversione pressoché totale.

L’inghippo in questa storia non è tanto il voler riconvertire un cinema. Le norme urbanistiche prevedono infatti una possibilità del genere, ma impongono che l’originaria destinazione culturale rimanga per almeno un 50% dell’immobile. Questo perché regole anche intuitive di vivibilità prevedono che in ogni zona della città vi sia un minimo di offerta culturale, sia essa rappresentata da cinema, teatri, librerie, musei, ecc.

Invece la proprietà dello stabile fin dall’inizio ha puntato al colpaccio, volendo massimizzare quanto più possibile i guadagni, e nel nuovo progetto  ha previsto uno striminzito 13% di spazi dedicati alla cultura, ossia la ridicola saletta da 99 posti.

 

L’ultima volta che ci siamo occupati dell’argomento è stato nel gennaio scorso, riprendendo l’ennesimo articolo del Corriere che spingeva per l’approvazione del progetto. In quel pezzo abbiamo ricordato tutte le altre puntate della telenovela così come l’efficacissimo commento che Dagospia pubblicò a seguito dell’operazione cinema Etoile.

Già perché la storia del cinema Metropolitan assomiglia pari pari a quella dell’ex-cinema Etoile, quello che faceva bella mostra di sé a piazza S. Lorenzo in Lucina e che nel 2012 fu sostituito dal grande negozio di Louis Vuitton. Anche lì la proprietà decise che si sarebbero fatti molti più soldi a vendere abiti, borse e scarpette e procedette, con l’avallo di Campidoglio e Regione Lazio, a convertire praticamente tutto lo stabile a grande punto vendita mantenendo una minuscola saletta cinematografica al piano superiore.

Ecco come commentò la cosa a suo tempo Dagospia:

“1- LA CONQUISTA DEL CINEMA ETOILE, IN UNA CENTRALISSIMA PIAZZA ROMANA, DA PARTE DEL COLOSSO DELLA MODA FRANCESE LVMH DI BERNARD ARNAULT PER TRASFORMARLO IN UN GRANDE MAGAZZINO DIMOSTRA ANCOR UNA VOLTA CHE ROMA E’ UNA CITTÀ PORTATA ALLA PENETRAZIONE ANALE DA PARTE DI CHIUNQUE ATTERRI A FIUMICINO

2- PERCHÉ L’OSTACOLO MAGGIORE ALL’OPERAZIONE ETOILE PORTA IL NOME DI “CAMBIO DI DESTINAZIONE”: COME HA FATTO ARNAULT A CONVINCERE IL CAMPIDOGLIO A CAMBIARE LA LICENZA DA CINEMA A GRANDE MAGAZZINO? CON I SOLITI “INGHIPPI” DE’ NOANTRI: DALLA RIPAVIMENTAZIONE DEL TRIDENTE A BORSE DI STUDIO PER CINECITTA’, PIU’ UNA SERIE DI “TROVATE”, MOLTO PROSSIME ALLE STRONZATE: ECCO UNA SALETTA CINEMATOGRAFICA (CON POLTRONE D’ORO!) PER CHISSÀ QUALI DOCUMENTARI IN GLORIA DELLA GRIFFE, PIÙ VARI IPOTETICI E ANCHE RIDICOLI RIFERIMENTI AL CINEMA A COLPI DI BAULI

3- AMORALE: ARNAULT HA ‘INCASSATO’ UN GRANDE VALORE IMMOBILIARE ALLA FACCIA DI ROMA”.

 

Questa volta col Metropolitan si è cercato di farla un po’ meno sporca, destinando gli oneri straordinari della riconversione (circa 7 milioni) alla rinascita di due vecchie sale cinematografiche: l’Airone, all’Appio Latino, e l’Apollo, all’Esquilino.

 

 

E qui veniamo alla figura della Sindaca ed al perché ci chiediamo, come si fa a Roma, se c’è o ci fa.

Ella infatti ha aperto la conferenza stampa dicendo che con l’approvazione del progetto da parte della Giunta si completava un processo durato dieci anni. Ma si è chiesta la Sindaca il perché per dieci anni nessuno in Campidoglio aveva voluto approvare il progetto?

Ebbene glielo diciamo noi: perché era, e rimane, una porcata colossale, uguale in tutto e per tutto alla porcata fatta col cinema Etoile qualche anno fa.

Peraltro la stessa Sindaca avrebbe dovuto rendersi conto che in questa storia c’è qualcosa che non va. Come ha cercato di spiegare lei stessa nella conferenza stampa, il cinema Metropolitan fu chiuso perché non andava bene (come abbiamo scritto ciò non corrisponde al vero, ma prendiamo pure per buona la vulgata per cui “naaa … i cinema non vanno più”). Ma allora qual è lo scopo di mettere tanti soldi su due ex-cinema se già si sa che non avranno possibilità di stare in piedi economicamente?

Detta in altri termini: o i cinema hanno un senso, anche economico, ed allora non si vede perché cancellare il Metropolitan che era molto apprezzato da migliaia di cultori dei film in lingua originale, oppure i cinema sono destinati all’estinzione ed allora i 7 milioni destinati all’Airone e all’Apollo sono soldi buttati.

 

Temiamo che la tragica verità sia che ancora una volta la Sindaca si sia fatta infinocchiare dal privato di turno (era già successo con il nuovo stadio della Roma), il quale massimizza il suo profitto fregandosene della esigenze della città. Eliminare l’ultimo grande cinema di via del Corso per far spazio all’ennesimo grande negozio in una delle strade a più alta concentrazione di commercio dell’intero pianeta a noi appare una evidente idiozia. E solo l’imbarazzante pochezza dell’attuale assessore al commercio di Roma può farlo parlare di “un grande esempio di sinergia pubblico-privato“, perché il vantaggio del privato è enorme ed evidente, mentre la parte del pubblico sembrerebbe limitarsi al ricevere la penetrazione di cui al commento di Dagospia poco sopra.

La Sindaca deve essersi bevuta così bene tutta la storiella da addirittura annunciarla in conferenza stampa, laddove un minimo di decenza avrebbe suggerito di tenere la cosa quanto più possibile sotto traccia.

 

Un breve commento lo dedichiamo anche al rappresentante della proprietà dell’immobile che con la sua brillante esposizione, sia nel modo che nel merito (si sono addirittura impegnati all’assunzione di 60 persone, impegno che sa solo il cielo come potrà essere fatto valere) ha dimostrato l’eccelso livello dell’imprenditoria che opera a Roma. D’altronde un’amministrazione poraccista non può che trovarsi a suo agio con un’imprenditoria di pari livello (manco si è sprecato a chiamarla “Sindaca” il tipo).

 

Da ultimo, ma non perché meno importante, rileviamo la conversione a 180 gradi del M5S sulla questione del cinema Metropolitan.

Così scriveva Romatoday nel 2014:

 

MOVIMENTO CINQUE STELLE – Chiara contrarietà è invece arrivata dal consigliere del Movimento cinque stelle Daniele Frongia membro della commissione Urbanistica: “La delibera di Alemanno sulla riconversione del cinema Metropolitan nell’ennesimo spazio commerciale (con un contentino alla cultura e al Comune) è stata riproposta oggi in commissione Urbanistica. Poche sono le modifiche con la precedente delibera” si legge in una nota. “Non sono chiare le modalità di recupero degli standard urbanistici (dove si faranno i parcheggi aggiuntivi?); la parte destinata alle attività culturali è stata ridotta dal 50% al 15%; non sono chiare le modalità con cui è stata arrestata l’attività del cinema nel 2010; questa variante del piano regolatore costituirebbe un pericoloso precedente per le altre sale romane. Inoltre verrebbe a mancare l’unico e ultimo cinema storico in quell’area

 

Oggi Daniele Frongia è assessore allo sport ed appare molto più interessato a sbeffeggiare i giornalisti che a seguire le sorti del cinema Metropolitan

Peraltro a noi risulta che posizione di Frongia fosse condivisa anche dagli altri tre consiglieri grillini al tempo all’opposizione della Giunta Marino. Assumiamo quindi che anche l’allora consigliera Raggi avesse le stesse perplessità sul progetto di riconversione pressoché totale del cinema in spazio commerciale.

Oggi invece vediamo la Sindaca Raggi letteralmente gongolare presentando lo stesso progetto e finalmente capiamo il vero significato dell’espressione “governo del cambiamento” a 5 stelle: il cambiamento non è nel modo di governare bensì riguarda gli stessi consiglieri M5S. Sono loro che sono cambiati, trasformandosi da consiglieri di opposizione che avevano a cuore l’interesse pubblico a politicanti di quart’ordine pronti a vendersi pezzi di città per un piatto di lenticchie.

 

 

Noi non siamo pregiudizialmente contrari ad un progetto di riconversione dell’ex-cinema Metropolitan, ma ci aspetteremmo che le istituzioni facessero rispettare le norme, si accertassero dell’esistenza di un interesse pubblico e soprattutto non sbracassero totalmente di fronte al privato che, legittimamente, punta solo a massimizzare il proprio profitto.

Il progetto-porcata che la Giunta Raggi ha deciso di approvare dovrà ora essere validato dall’Assemblea Capitolina, poi passare in Regione Lazio (perché il mancato rispetto del 50% di destinazione culturale comporta una deroga al Piano Regolatore) e quindi fare un ulteriore passaggio in Assemblea Capitolina.

Noi ne seguiremo gli sviluppi segnalando tutti gli altri attori che si renderanno complici di quella che non riusciamo a definire altrimenti che una porcata.

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