Cinema Metropolitan: riaprirlo o chiuderlo definitivamente?

Poteva mancare quest’anno la periodica puntata sulla storia infinita del cinema Metropolitan?

No, non poteva mancare ed anche quest’anno il testimone l’ha portato il Corriere romano che con Manuela Pelati (sempre lei, dopo che già nel 2017 l’aveva fatta grossa) torna a parlare del progetto di riconversione dell’ex-cinema Metropolitan.

Almeno questa volta il titolo del pezzo è veritiero e parla di trasformazione del cinema in un megastore, mentre le altre volte in genere si usava il termine di restyling, come a voler nascondere la realtà dell’intervento.

E di totale trasformazione della struttura si tratta in effetti, stante che dei circa 3.000 metri quadrati complessivi solo 330 rimarranno per una minuscola saletta cinematografica; in pratica una piccola foglia di fico con cui si vorrebbe nascondere la sparizione dell’ultima grande sala cinematografica di via del Corso (ve ne erano altre due in passato).

 

La novità del pezzo del Corriere sembrerebbe essere la firma apposta dagli assessori Montuori (urbanistica) e Cafarotti (commercio) per l’approvazione del progetto che ora dovrebbe passare in Giunta Capitolina. Usiamo il condizionale perché lo stesso Corriere sul medesimo tema aveva attribuito all’allora assessore Berdini delle posizioni che a noi non risultavano (avendo informalmente sentito il diretto interessato).

In ogni caso, se anche fosse vero il via libera dato dagli assessori,il percorso completamente liscio che presuppone l’articolo del Corriere, vista la maggioranza schiacciante in Assemblea Capitolina, dovrebbe sempre fare i conti con il necessario passaggio in Consiglio Regionale del Lazio.

E già, perché l’articolo non lo dice ma il progetto di riconversione del Metropolitan va pesantemente in deroga al piano regolatore: quest’ultimo prevede il mantenimento di almeno un 50% dell’originaria destinazione culturale dello stabile, mentre il progetto gliene riserva uno striminzito 12%.

Evidentemente per il Corriere il profitto è l’unica variabile di cui tenere conto in un intervento nel tessuto storico della città di Roma.

Lungi da noi il voler demonizzare il giusto guadagno di imprenditori ed esercenti, ma se le norme urbanistiche prevedono che in ogni area della città sia presente una certa quantità di strutture riservate alla cultura un motivo ci sarà, o no? O si arriva a pensare che si può fare a meno di cinema, teatri e librerie che tanto ci sono i negozi per far svagare le persone?

Inoltre, se qualcuno compra uno stabile con un cinema dentro, sapendo che le norme gli consentiranno di trasformarne al massimo un 50%, per quale diavolo di motivo gli si deve concedere di prendersi tutto lo spazio cancellando per di più l’ultimo grande cinema di via del Corso? Forse perché questo qualcuno deve poter massimizzare il proprio profitto? E l’interesse del pubblico chi lo fa?

 

Per chi volesse ripercorrere le ultime vicissitudini dell’ex-cinema Metropolitan rimandiamo ai nostri pezzi del 2015, del gennaio 2016, febbraio 2016, del già segnalato 2017 ed infine del gennaio dello scorso anno.

 

L’analisi dal nostro punto di vista rimane la stessa, tant’è che ne riportiamo di seguito un estratto:

 

Per quello che noi pensiamo del progetto di riconversione del cinema Metropolitan rimandiamo ai nostro pezzi precedenti. In estrema sintesi:

– troviamo assurdo che venga chiuso l’ultimo cinema presente in via del Corso (ve ne erano altri due in passato) per farne una struttura di vendita in una strada che ha forse il record mondiale di affollamento commerciale, con praticamente tutti i portoni degli stabili che sono stati adibiti a luoghi di vendita; non è pensabile infatti che residenti e visitatori vivano di solo shopping bensì è indispensabile mantenere un minimo di presidi culturali in ogni territorio;

– il degrado che presenta oggi lo stabile è stato creato dalla proprietà quando decise di chiudere il cinema rescindendo anticipatamente il contratto con la gestione, gestione che era profittevole, tutt’altro che in passivo, avendo adottato il filone dei film in lingua originale;

– la saletta cinematografica da circa 100 posti che rimarrebbe dopo la ristrutturazione è una foglia di fico che fa il pari con quella realizzata all’interno del grande negozio Louis Vuitton di piazza in Lucina, quello ha preso il posto del rimpianto cinema Etoile.

 

Riguardo quest’ultimo punto riportiamo l’efficace commento che a suo tempo scrisse Dagospia:

“1- LA CONQUISTA DEL CINEMA ETOILE, IN UNA CENTRALISSIMA PIAZZA ROMANA, DA PARTE DEL COLOSSO DELLA MODA FRANCESE LVMH DI BERNARD ARNAULT PER TRASFORMARLO IN UN GRANDE MAGAZZINO DIMOSTRA ANCOR UNA VOLTA CHE ROMA E’ UNA CITTÀ PORTATA ALLA PENETRAZIONE ANALE DA PARTE DI CHIUNQUE ATTERRI A FIUMICINO – 2- PERCHÉ L’OSTACOLO MAGGIORE ALL’OPERAZIONE ETOILE PORTA IL NOME DI “CAMBIO DI DESTINAZIONE”: COME HA FATTO ARNAULT A CONVINCERE IL CAMPIDOGLIO A CAMBIARE LA LICENZA DA CINEMA A GRANDE MAGAZZINO? CON I SOLITI “INGHIPPI” DE’ NOANTRI: DALLA RIPAVIMENTAZIONE DEL TRIDENTE A BORSE DI STUDIO PER CINECITTA’, PIU’ UNA SERIE DI “TROVATE”, MOLTO PROSSIME ALLE STRONZATE: ECCO UNA SALETTA CINEMATOGRAFICA (CON POLTRONE D’ORO!) PER CHISSÀ QUALI DOCUMENTARI IN GLORIA DELLA GRIFFE, PIÙ VARI IPOTETICI E ANCHE RIDICOLI RIFERIMENTI AL CINEMA A COLPI DI BAULI – 3- AMORALE: ARNAULT HA ‘INCASSATO’ UN GRANDE VALORE IMMOBILIARE ALLA FACCIA DI ROMA”.

 

La domanda che ora sorge spontanea è: sarà disposta la Giunta Raggi e l’Assemblea Capitolina a maggioranza M5S a prestarsi ad un’operazione in tutto e per tutto identica a quella descritta da Dagospia?

Forse che anche sotto il governo M5S Roma rimane una “… città portata alla penetrazione anale da parte di chiunque atterri a Fiumicino“?

 

C’è infine un aspetto di questa storia da ricordare. Al tempo dell’amministrazione Marino, quando il progetto di riconversione del cinema Metropolitan venne presentato e discusso nelle commissioni comunali, c’era l’allora consigliere di opposizione Daniele Frongia spesso presente e con cui chi scrive, insieme ad altri attivisti, condivideva la contrarietà al progetto stesso, giudicandolo essenzialmente una resa totale alla speculazione commerciale con la sparizione di qualsiasi decente presidio culturale. Era infatti chiaro che riservare uno striminzito 12% di superficie utile ad una saletta cinematografica significava la sparizione definitiva del cinema per dare tutto lo spazio alla parte commerciale.

Il Frongia consigliere era disponibile, ragionevole e, seppur anche al tempo alquanto schivo, ben disposto a collaborare con i cittadini. Poi ci sono state le elezioni, il M5S ha preso la maggioranza ed il vecchio Daniele Frongia è sparito, per far posto ad un Frongia tutto nuovo, “di governo”, uno che non risponde più ai messaggi e che non si sa più bene cosa pensi delle questioni.

Chissà se il Frongia attuale ancora trova inaccettabile il progetto di riconversione del cinema Metropolitan, oppure se anche su questo dalla nuova sponda governativa vede le cose in maniera diversa.

 

 

A distanza di un anno torniamo quindi a chiederci cosa potrà mai pensarne l’assessore Frongia del progetto che il Daniele Frongia consigliere M5S di minoranza avversava con tanta convinzione (sapendo che molto probabilmente non avremo risposta).

 

Oggi ci chiediamo anche cosa possa pensarne l’assessore alla Cultura, nonché vicesindaco, Luca Bergamo di un progetto che fa sparire l’ultimo grande cinema di via del Corso per farne un megastore di cui nessuno sente la necessità (a parte i proprietari dello stabile). Dolendoci infatti di un assessore all’urbanistica che, nel caso avesse effettivamente firmato il progetto, evidentemente ignora l’importanza dei parametri urbanistici e sorvolando sulla presunta approvazione dell’assessore al commercio, d’altronde quello che rimpiange porchetta e romanella a piazza Navona, chi altri dovrebbe tutelare le esigenze culturali dei cittadini se non il titolare dell’assessorato alla Cultura?

 

Seguiremo gli sviluppi della storia ma temiamo davvero alla fine il sedicente “governo del cambiamento” di Roma sarà quello che acconsentirà alla morte definitiva del cinema Metropolitan.

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Una risposta

  1. Non mi meraviglierei se l’amministrazione cambiasse idea (il m5s lo fa spesso) e approvasse il progetto. La cultura non porta consenso, la cultura è per l’elite, per questo mandiamo Lino Banfi alla commissione Unesco…

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