Le inamovibili bancarelle del centro storico

Recuperiamo un interessante articolo del Fatto Quotidiano che descrive lo stallo a Roma sulla risistemazione delle bancarelle. A parte infatti alcuni spostamenti attesi da anni (via Tuscolana, via Ojetti e recentemente via Appia Nuova), pur molto benvenuti e con cui la presidente del Municipio VII Monica Lozzi ha guadagnato la palma della migliore amministratrice, il grosso del lavoro è ancora tutto da fare.

Vi è in particolare il territorio del Municipio I che rimane in una situazione inaccettabile, tanto più grave in quanto riguarda alcuni dei luoghi più preziosi di Roma. In centro storico tutto è infatti sostanzialmente fermo allo spostamento che fece l’amministrazione Marino nel 2015 e sebbene ogni tanto Municipio e Comune si rimpallano le responsabilità, la netta impressione è che nessuna delle istituzioni abbia la voglia e la capacità di mettersi contro la potente lobby degli ambulanti.

 

Un estratto dall’articolo:

Sembra che nei 1.285 chilometri quadrati su cui si estende la città di Roma non vi sia spazio per le circa 1.200 bancarelle concentrate all’interno del Centro Storico della Capitale, perlopiù distribuite sui marciapiedi lungo le vie dello shopping in Prati o, ancor peggio, nei pressi dei monumenti più importanti della Città Eterna. A certificarlo, da mesi, sono la gran parte dei municipi di Roma, che da un lato incalzano il Campidoglio per una veloce delocalizzazione degli ambulanti ma dall’altra si oppongono alla migrazione periferica di quelli che invadono il centro.

 

Dal che si capisce che il Municipio I vorrebbe spostare molte postazioni ambulanti in altri municipi e questi, comprensibilmente, non sono d’accordo. Ma è possibile che in tutto il territorio di quel Municipio non si trovino spazi alternativi per i banchi?

Ricordando che ai tempi del Sindaco Marino alcune bancarelle dal Tridente furono spostate in viale Carlo Felice, di fronte alla basilica di S. Giovanni (in posizione assai infelice per loro, a dire il vero), a noi sembra che più che scarseggiare lo spazio, è una reale volontà di spostarli i banchi a mancare. Proviamo a dimostrarlo.

 

L’attività del commercio su area pubblica a Roma è regolata principalmente dalla delibera di Assemblea Capitolina 29/2018. Nel testo, tra le altre cose,  è previsto che Per sopravvenuti motivi di pubblico interesse ovvero nel caso di mutamento della situazione di fatto non prevedibile al momento del rilascio dell’autorizzazione concessione può essere disposta la ricollocazione del posteggio in altra area mercatale nel rispetto del decoro, del Piano Generale del traffico Urbano, dell’ordine e della salute pubblica”. Quindi per procedere allo spostamento di un posteggio ambulante (sia esso una rotazione, un camion bar, ecc. ) vi deve essere una causa scatenante: un mutamento dei luoghi o la necessità di intervenire per motivi di pubblico interesse (lavori stradali, interventi manutentivi, ecc.). Lo spostamento in questo caso è una subordinata di una causa scatenante.

 

Esiste, da tempo, una norma che è stata disapplicata in larga parte da quasi tutti i municipi di Roma Capitale contenuta all’interno del “REGOLAMENTO VIARIO E CLASSIFICA FUNZIONALE DELLE STRADE URBANE DI ROMA CAPITALE”  del PIANO GENERALE DEL TRAFFICO URBANO DI ROMA CAPITALE (PGTU) approvato nel 2015 dall’allora Giunta Marino.

All’interno di tale Regolamento viene previsto che “… i Municipi,  entro tre anni dalla data di entrata in vigore dello stesso, provvedono, di concerto con il Dipartimento Mobilità e Trasporti, alla predisposizione di piani per la rilocalizzazione delle occupazioni di suolo pubblico ubicate sulle sedi stradali della viabilità principale, salvo quelle di competenza del Dip.to Commercio (rotazioni).

[…]

I piani di rilocalizzazione prevedono il trasferimento sulla viabilità locale o su aree ad essa limitrofe, delle occupazioni di suolo pubblico ricadenti sulle sedi stradali della viabilità principale.

[…]

I Municipi, una volta approvati i piani di rilocalizzazione hanno cinque anni di tempo per la loro attuazione.

Analogamente i piani “… prevedono, altresì, la rilocalizzazione delle occupazioni di suolo pubblico ubicate su viabilità locale non conformi al C.d.S. e non suscettibili di adeguamento …”.

 

In questo caso non c’è necessità di una causa scatenante la rilocalizzazione, ma è sufficiente che il posteggio (o l’occupazione di suolo pubblico) si trovi sulla viabilità principale, cioè la parte minore della viabilità cittadina ma quella più rilevante da un punto di vista dello scorrimento veloce dei veicoli che spesso corrisponde anche alla maggiore rilevanza economica della strada. Si tratta di circa 800 km di strade che sono presenti in tutti i municipi di Roma Capitale; esempi sono: via Cola di Rienzo, via Regina Margherita, via Nazionale, viale Trastevere.

È in base a questa disciplina che sono stati effettuati gli spostamenti delle bancarelle in via Tuscolana, via Ojetti, via Tiburtina.

 

Altra cosa ancora è lo spostamento (così non facciamo torto a nessuno) dei posteggi ambulanti a seguito del lavoro svolto dal Tavolo Tecnico del Decoro istituito durante la Giunta Marino (funziona come una Conferenza dei Servizi) ed è coordinato dal Dipartimento Sviluppo Economico e si occupa, perché è ancora aperto, della verifica della compatibilità della presenza dei posteggi del commercio su area pubblica all’interno del territorio del Municipio I più l’area di Villa Borghese. Questo territorio è stato suddiviso in sei ambiti omogenei. Inizialmente è stata affrontata la situazione dell’Area Archeologica Monumentale di Via dei Fori Imperiali, del Colosseo, Piazza Venezia, Fontana di Trevi, Tridente, Circo Massimo (Ambito 1) che ha già comportato nel 2015 lo spostamento dei posteggi  presenti al suo interno in altre aree. Successivamente si è proceduto per gli altri ambiti ancora con procedimento aperto. Su 604 posteggi presenti ne risultavano compatibili 190 prima che la Regione Lazio riconoscesse la storicità della categoria degli Urtisti che rischia di mettere in discussione la loro possibile presenza in alcune aree.

 

Tutti questi procedimenti riconoscono ai Municipi il ruolo centrale nella individuazione delle aree ove ricollocare o rilocalizzare i posteggi degli ambulanti. L’uso dei due termini in grassetto non è indifferente perché fa diretto riferimento a due norme diverse che hanno percorsi significativamente diversi con l’aggiunta che il secondo è perentorio. Una volta  individuate ed approvate in via definitiva le nuove aree dove posizionare gli ambulati sarà compito degli Uffici competenti rilasciare le nuove autorizzazioni/concessioni. Il Dipartimento attività Produttive per quanto attiene le rotazioni ed i Municipi competenti per territorio agli altri operatori commerciale su area pubblica. Alcuni Municipi lo hanno già fatto ma sono una esigua minoranza.

 

Da ciò si può concludere che se le bancarelle in Municipio I continuano ad apparire inamovibili, la responsabilità principale è degli organi del Municipio stesso che evidentemente non hanno voglia, capacità o coraggio di mettersi contro la potente lobby degli ambulanti.

 

E’ anche vero però che per fare fronte a questi interventi così impegnativi per i Municipi, che non dispongono di risorse sufficienti, sarebbe necessaria, oltre che opportuna la presenza dell’Assessorato allo Sviluppo Economico e del Dipartimento alle attività produttive non solo per dare indirizzi in materia ma soprattutto per coordinare e pianificare a livello cittadino questa operazione di riordino complessivo attraverso un Piano Generale del Commercio su area pubblica.

Tale operazione poteva prima utilizzare lo strumento della cosiddetta Direttiva Bolkestein, ma dopo l’approvazione della Legge di Bilancio 2019, dove si è scelto di non applicare quelle norme alla categoria degli operatori di questo settore (con giubilo dei diretti interessati) impedendo così ai Comuni di portare maggiore sicurezza e decoro nelle nostre città, ciò non è più possibile.

Rimane comunque la possibilità, come spiegato, di procedere al riordino delle postazioni ambulanti con le norme attualmente in vigore ma se Municipio e Comune decidono di fare altro e di giocare con le parole perché tutto rimanga come prima, spettacoli unici al mondo come quello della foto che segue ce li terremo vita natural durante.

 

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Una risposta

  1. A pensar male si fa peccato ma ci si azzecca sempre: non è che i presidenti dei municipi del centro remano contro per far dispetto a una giunta capitolina di colore diverso?

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