“Le bici del Grab dentro Villa Ada non darebbero fastidio a nessuno”

Dopo aver esposto le tesi di chi è contrario al passaggio del percorso ciclabile nel parco, oggi è la volta di un parere opposto

Abbiamo dato conto nei giorni scorsi del parere contrario di 11 associazioni cittadine al passaggio del Grab dentro Villa Ada. Torneremo a dare voce a chi teme che questo possa creare nocumento al parco e ai suoi fruitori. Oggi invece raccogliamo un parere favorevole. Come abitudine di diarioromano offriamo punti di vista differenti per permettere ai lettori di farsi un’idea più completa. In questo articolo Marco Latini, il nostro esperto di ciclabilità, racconta il punto di vista di chi usa quotidianamente la bici e ritiene che la Villa non subirà alcuna offesa.

 

di Marco Latini

 

Monta la protesta di alcuni cittadini a proposito del passaggio del GRAB (Grande Raccordo Anulare delle Bici) dentro Villa Ada. In realtà si tratta di allargare un po’ alcune stradine che saranno risistemate per far defluire meglio l’acqua e renderle più pianeggianti e durature al passaggio. Chi si oppone sembra descrivere questi interventi come se fossero “colate di cemento e asfalto”. Ma le cose stanno diversamente. Vorrei provare a  spiegare come una percezione distorta delle “persone immobili” si coalizzi contro l’uso cittadino delle biciclette, mentre tollera tante storture e abusi. Il loro è uno spirito da Crociati, si sentono dalla parte del ‘bene’.

Rispetto le ‘opinioni’ altrui e cerco di capire le obiezioni di tutti, mi sforzo per cercare compromessi e alternative, ma quando vedo un tentativo di mistificazione, mi sento in dovere di intervenire anche con durezza. Conosco il progetto Grab pur essendo questo rivolto principalmente ad un’utenza turistica e ricreativa. Non mi ha mai affascinato e coinvolto più di tanto perché non ne colgo incisività nel quotidiano. Però in questa querelle vedo un attacco che potrebbe andare anche oltre la questione Grab. Vi invito a cliccare sui link che seguono per crearvi un’opinione informata.

Il GRAB è frutto di un “adattamento” del GSA (Grande Sentiero Anulare)  https://gsaroma.wordpress.com/tg2/ idea nata da attivisti della bici in città lungo un percorso che costeggia Tevere e Aniene e si basa su ciclabili e parchi fino a raggiungere le periferie. Da quando ne ho conoscenza, dal 2008, i suoi tracciati hanno sempre previso un passaggio attraverso Villa Ada (Parioli-Salario o viceversa). Nei vari Piani di Roma Capitale (PQC Piano quadro della ciclabilità 2012 – NPTGU Nuovo piano generale traffico urbano) venne proposto il GRAC (Grande Raccordo anulare della ciclabilità) che, pur nei suoi vari adattamenti e rimodulazioni, sempre per Villa Ada sarebbe passato. Poi nacque il progetto GRAB (che entra nel PUMS Piano Urbano Mobilità Sostenibile) che ha anche vinto dei premi nel 2016 ed è descritto in un libro https://www.amazon.it/ciclovia-grande-raccordo-anulare-antica/dp/8865491949 oltre ad aver ricevuto appositi finanziamenti dal MIT nel 2018 per essere realizzato. Appare strano che dal 2008 nessuno abbia percepito come “problematico” l’attraversamento di Villa Ada e di molti altri Parchi  (Aniene, Caffarella e diversi nella zona Est di Roma). Per una mappa dettagliata del percorso vi rimando al link https://it.wikiloc.com/percorsi-ciclismo/grab-roma-grande-raccordo-anulare-delle-bici-15238333 . Ricordo che anche Legambiente lo presentò nel 2016 e ne illustrò gli aspetti benefici sulla città https://www.legambientelazio.it/grab-la-rivoluzione-della-mobilita-viene-dal-basso-25-progetti-per-rigenerare-la-mobilita-della-capitale/ e neanche una delle più importanti associazioni ambientaliste aveva intravisto un problema ecologico o di territorio. Cosa è cambiato?

In cosa consiste allora la denuncia di chi si oppone? Se ho compreso bene il “problema” sta nella  sistemazione di alcuni sentieri principali di Villa Ada, che già più o meno si presentano come da progetto (vedere https://www.pumsroma.it/realizzazioni/grab/). Questi sentieri sarebbero percorsi da pedoni, bambini e ciclisti ognuno con i propri spazi in modo che uno non invada lo spazio dell’altro, allargandone alcuni.

Immagine recente di Google Maps
Lotto 4 (dal Progetto Grab)

 

 

Modalità di realizzazione di un sentiero/pista (dal progetto Grab)

 

Qui sopra riporto foto recenti e parti relative al Lotto 4 scaricabili dal progetto del dicembre 2017.

Sistemare il percorso principale con metodologia naturale, che non stravolge l’esistente, potrebbe solo valorizzare la Villa e rendere fruibile questo percorso del GRAB non solo alle bici, ma anche per pedoni, persone in carrozzina e chi porta bimbi in passeggino. Sarebbe tutta la collettività a vedere messo in sicurezza il percorso e considerando che le bici (a differenza di auto e camion) non deteriorano col passaggio un sentiero ben battuto non saranno certo le biciclette a cambiare la natura del luogo. Neppure dovrebbe preoccupare il numero di bici che potranno passare per ciascuna ora in quel tratto, in quanto  dovrebbe rimanere invariato rispetto all’attuale , soprattutto nei week end quando già diversi sentieri della villa sono attraversati. Viene il dubbio che sia invece un modo per iniziare a impedire alle bici di accedere ai parchi.

Infatti la proposta alternativa di chi protesta e cioè usare la ciclabile che circonda il parco, provocherebbe un allungamento del percorso di almeno 4km oltre a far passare i turisti accanto ad una trafficata  tangenziale, su una ciclabile non più a norma (in molti punti si restringe e presenta rami bassi) e per di più parzialmente chiusa per crolli. Già nel 2017 la trasmissione “Presa Diretta” di RAI 3 denunciò tale situazione (nel servizio si possono notare le tremende condizioni della ciclabile sulla quale si vogliono far passare i turisti)  https://www.facebook.com/watch/?v=10159666471215523 . Prima di escludere il GRAB dall’interno di Villa Ada si chieda che la pista sia fruibile e si valuti l’impatto su tutto il progetto. Interessante è anche la puntata di Presa Diretta in cui si presenta il GRAB in funzione del trasporto e del turismo:

https://www.raiplay.it/video/2017/12/PresaDiretta—La-bicicletta-ci-salvera-d8e1807c-2f58-4204-8525-4150a7b53c96.html

Il ciclista romano si sente cittadino di serie B. Abituato a percorrere le scarse infrastrutture a lui riservate tende ad accontentarsi, però non può sempre “abbozzare” e vedo in questa questione l’ennesimo tentativo di rallentare lo sviluppo della ciclabilità nella forma e nella sostanza.

Percorrere il GRAB o il GSA durante il week end rende sempre più evidente la potenzialità di queste infrastrutture. Sono in molti ad apprezzarle ed è sempre più frequente imbattersi in famiglie e gruppi di amici che sfruttano se non l’intero anello almeno parte di esso. Lo stesso dovrebbe accadere in diversi quadranti della città ma ci sono ancora zone di alto valore ambientale e archeologico che restano appannaggio delle auto: come via Appia Antica che la domenica dovrebbe essere riservata a ciclisti e podisti  dal Circo Massimo a Frattocchie. E invece le auto e le moto proseguono ad entrare, le chiusure non vengono rispettate malgrado le pressioni dell’ente Parco. Sembra incredibile che associazioni tanto preoccupate per neppure 2 km di sentiero a Villa Ada, riescano a accettare che per 52 domeniche l’anno una zona da preservare è violata dai motori e negli altri giorni dell’anno perfino le parti col basolato romano vengono calpestate da veicoli pesanti. Non voglio spostare l’attenzione su altro ma mi sembra che accanirsi su un particolare faccia perdere la visione globale: si accetta il mancato rispetto di tantissime regole e anche quando tutto è progettato per bene, c’è sempre chi si lamenta creando clamore mediatico, non valutando il contesto arrivando a bloccare investimenti e lavori. Già abbiamo vissuto situazioni simili (e le viviamo ancora): per più di 20 anni hanno bloccato la ciclabile Nomentana, ora usata tantissimo, e così per altre piste e infrastrutture (bike sharing e stalli in primis).

Forse è arrivato il momento che oltre al confronto diretto su GRAB e Villa Ada, si inizi a valutare quali priorità i candidati alle prossime elezioni capitoline si siano dati per avvicinare Roma alle altre capitali Europee senza lasciare soli noi ciclisti. Personalmente sono convinto che una città a misura di bici possa davvero farci fare il salto di qualità e renderci più simili a Parigi o Berlino.

 

 

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4 risposte

  1. Premessa: non ho un’opinione sul transito delle bici dentro villa ada e leggo con interesse entrambe le campane, una cosa però mi fa storcere il naso, il sentirsi superiodi a tutto e tutti di molti ciclisti (ho detto molti non tutti ci mancherebbe, io stesso sono un ciclista della domenica).
    L’autore scrive: “Rispetto le ‘opinioni’ altrui” e già l’uso delle virgolette sullaparola opinioni fa capire che invece non le considera altrimenti perché virgolettare ? Poi segue: “una percezione distorta delle “persone immobili” ” anche qui l’uso denigratorio del termine immobili, del verbo coalizzare e lo spirito da crociati (che a dire il vero io vedo spesso in alcune associazioni di ciclisti). Ed ancora: “si sentono dalla parte del ‘bene’.” anche qui: le associazioni contraria si sentiranno dalla parte del bene esattamente come si sente dalla parte del bene l’autore dello scritto o sbaglio ? Chiunque avanzi delle proposte “si sente dalla parte del giusto e del bene” o sbaglio ?

    Su questo punto invece sono completamente d’accordo con l’autore: “Non mi ha mai affascinato e coinvolto più di tanto perché non ne colgo incisività nel quotidiano.” Il grab è orientato al cicloturismo domenicale e va benissimo anche io come detto sono un ciclista della domanica ma per l’uso “lavorativo” della bicicletta è molto meno incisivo.

    Trovo molto interessanti e condivisibili anche altre osservazioni come quelle sull’Appia antica che da molto sarebbe dovuta essere ressa ciclabile ma proprio per questo mi infastidiscono certi toni da inquisitore neanche contro i fautori delle macchine in centro ma contro chi vuole un parco anche per bambini anziani ed animali.

    1. Ciao rispondo come ho già scritto dentro l’articolo: se c’erano obiezioni perché non si sono fatte dal 2008? O nel 2012 o nel 2015? o nel 2016? o nel 2017? Il popolo degli immobili sono quelli che non osservano, che non vedono che il mondo attorno al loro cambia e vorrebbe anche cambiare prima. Inoltre credo che da come sia presentato il progetto non ci siano cambiamenti significativi da attuale al dopo. Quindi quali sono le obiezioni di merito?
      Nessuno si sente superiore però accorgersi dopo 12 anni di un progetto mi sembra strano (senza virgolette).
      Inoltre poi proporre una soluzione che non lo è perché purtroppo la ciclabile sarebbe chiusa e NESSUNO interviene a manutenere la strada che gira intorno a Villa Ada mi sembra che l’abbia definita una miopia, ma in realtà è proprio cecità: ci sono rami non potati che sono ad altezza ciclista e la strada sta crollando. Hanno risistemato la parte di uscita della tangenziale ma non la ciclabile. Questo è voler trattare i ciclisti e i turisti da pezze da piedi. Il parco è di tutti i cittadini e per delibera che risale ai tempi di Rutelli e MAI messa in discussione nei parchi di Roma (TUTTI) in bici ci si può entrare. Non va più bene questo? Allora si cambi nelle sedi opportune e non bloccando dei lavori finanziati anche da MIT.
      Come avevo individuato il problema è sbattere fuori le bici dai parchi! Quindi abbandono virgolette e eufemismi e politically correct e dico le cose come stanno. Le ciclabili no, i parchi in bici no, per strada no, traporto pubblico no, però vogliamo Roma ecologica. Non c’è paradosso? I toni sono da chi per 20 anni ha atteso un piano ciclabile e vede persone che non si muovono anzi contrastano.
      Io la bicicletta la uso per andare al lavoro da più di 10 (dieci) anni e non voglio che chi inquina dal lunedì al venerdì mi dica se posso o meno stare su strada o in un parco. La bicicletta in EUROPA (maiuscolo) è un mezzo di trasporto: può andare ovunque non sia espressamente vietato. Solo a Roma succede che persone che si svegliano da un letargo dicano agli altri quello che debbono fare. Da 10 anni a questa parte la mobilità ciclistica quotidiana è passata da 0,5% a 1% e con Covid-19 è anche verso il 2% perché non cerchiamo di favorirla? E’ di ieri la notizia che il bunker di Villa Ada non potrà essere più visitato perché comune non ha fatto le opportune gare: dove sono le migliaia di associazioni per difendere questa parte di Villa Ada? Dove sono per l’Appia Antica? Dove sono per le Mura Aureliane che stanno crollando? Tutto si riduce a difendere 2km di strada nella Villa? Non devo indignarmi? Non devo chiedere conto dell’immobilismo? Non è denigrare è chiedere conto delle iniziative, è riportare le persone a confrontarsi su temi ampi e non minimi.

  2. Trovo che l’articolo cercasse di ricondurre a dibattito delle prese di posizione, altrimenti preconcette e strumentali. L’accento è posto sull’auspicabilità del passaggio della mobilità dolce in alcune zone e sul guadagno di vivibilità che le zone stesse ne trarrebbero. Credo che ci possa essere accordo sul miglioramento per le aree verdi che conseguirebbe dalla realizzazione di infrastrutture, come quelle illustrate dall’articolo con foto e schemi. Mi permetto di aggiungere che alcuni luoghi, se agiti, attraversati con maggior frequenza, diventano più facilmente tutelabili e anche più sicuri, per gli interessi che generano verso il mantenimento della loro fruibilità.
    La realizzazione di infrastrutture utili a ciclisti e pedoni dovrebbe essere parte di un processo che riqualifichi le aree interessate, rendendo più vivibili zone che altrimenti tendono a essere dei non luoghi. Fino a quando la mobilità dolce verrà invece percepita come concorrente nell’uso dello spazio, sarà inevitabile che gli interessati rivendichino il diritto a muoversi in sicurezza, e ad esercitare tale diritto sia per scopi ludici che per scopi più “seri”. Qualche suscettibilità si urterà, ma non si può cercare di “smuovere” posizioni mummificate sullo status quo ed essere al contempo simpatici.

  3. Villa Ada è un ambiente naturale che va protetto, tanto è vero che parte di essa è tutelata dal WWF.
    Essa è già frequentata da ciclisti, molti ben educati e tranquilli, molti incivili e prepotenti.
    Questi ultimi spesso spuntano a tutta velocità alle spalle di chi passeggia tranquillamente lungo lo stradone rischiando che il pedone, non immaginando il rischio, possa scartare improvvisamente dal suo percorso venendo travolto dal ciclista.
    Gli stessi ciclisti incivili, armati di mountain bike, si avventurano nei ripidi sentierini tra i boschi della villa, rovinando con le ruote scanalate della bici quei piccoli scalini naturali che facilitano i percorsi dei pedoni e trasformando così i sentieri in pericolosi scivoli naturali. Non è inoltre infrequente trovare lungo le discese delle piccole “rampe” preparate dai ciclisti stessi per provare l’ebbrezza del salto lungo le discese ripide della villa.
    Se tanto mi dà tanto l’idea che una pista ciclabile attiri ciclisti da tutta la città mi fa soltanto rabbrividire.

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