Il seggio della Camera dei Deputati corrispondente al collegio elettorale Lazio 1 sarà a brevissimo di nuovo vacante.
Solo a gennaio dello scorso anno vi si erano svolte le elezioni suppletive per sostituire Paolo Gentiloni, nominato commissario europeo, e ne era risultato eletto Roberto Gualtieri, allora ministro dell’economia.
Ora che Gualtieri è divenuto sindaco di Roma dovrà dimettersi dalla Camera e prevedibilmente nella prossima primavera si terranno nuove elezioni suppletive per assegnare di nuovo il seggio.
Quello di Lazio 1 è un collegio che corrisponde grosso modo al centro storico di Roma ed è da anni blindato per il PD: nel 2018 Gentiloni vi fu eletto con oltre il 42% dei voti, col secondo, del centrodestra, a circa il 30%, mentre nel 2020 Gualtieri arrivò addirittura al 62%, seguito dal centrodestra a circa il 26%.
È quindi questa una partita tutta interna al PD che già sa che chiunque verrà candidato sarà automaticamente eletto.
A dirla tutta, questo fatto non fa molto onore agli elettori del collegio, come se essi fossero in gran parte dei meri certificatori di decisioni prese altrove. Quando nel gennaio 2020 il PD individuò Gualtieri, allora ministro dell’economia, come candidato alle elezioni suppletive, noi provammo ad esprimere le nostre perplessità; ci chiedemmo infatti che senso avesse presentare in un collegio uninominale, dove ci dovrebbe essere un rapporto diretto tra eletto ed elettori, un candidato che mai si sarebbe potuto occupare di rappresentare il territorio in Parlamento, avendo già da adempiere ai grandissimi impegni del suo ruolo di ministro. Poi c’è stata la pandemia e le cose sono andate anche molto peggio.
Da giorni si legge delle varie ipotesi di candidatura nell’ambito del PD, tutte comunque avulse dal territorio del collegio e puramente strumentali agli equilibri interni del partito. Il PD è talmente abituato a queste dinamiche che non si fa alcuno scrupolo a disinteressarsi completamente degli elettori del collegio uninominale, sicuro che qualsiasi sia il nome proposto verrà da quelli votato senza battere ciglio.
D’altronde questa grande capacità di orientare il voto dei cittadini il PD l’ha appena dimostrata di nuovo alle ultime elezioni. Sfruttando il numero sempre più ridotto dei cittadini che si recano a votare, l’evidente capacità del PD di influenzare i propri elettori gli consente di imporre sempre i nomi selezionati dai vertici del partito.
La grossa presa sul proprio elettorato residuo il PD l’ha anche dimostrata alle elezioni suppletive svoltesi in concomitanza con le ultime amministrative nel collegio di Primavalle, dove è stato eletto Andrea Casu, già segretario romano del partito. Anche in quel caso il candidato non aveva alcun radicamento sul territorio e il suo discutibile spessore l’avevamo rilevato in un incontro pubblico del dicembre scorso, ma evidentemente l’essere allineato e fedele alla linea conta enormemente più di capacità e visione politica.
Tra le ipotesi di candidatura per le nuove elezioni suppletive nel collegio Lazio 1, quella di Nicola Zingaretti appare al momento la più forte, anche se potrebbe dipendere da quando si andrà a nuove elezioni politiche generali. La scadenza naturale del Parlamento è nel 2023, ma le elezioni potrebbero essere anticipate al 2022 nell’eventualità che il nuovo Presidente della Repubblica sciolga le camere poco dopo la sua elezione.
Apparentemente il fatto che Zingaretti sia il presidente della Regione Lazio e che in teoria dovrebbe guidarla per ancora un paio di anni non sembra un fatto importante per i rumors che girano. Sarà che gli scricchiolii che giungono dai palazzi del potere in Regione si fanno sempre più forti, con una maggioranza anomala che si tiene con l’appoggio quasi nascosto del M5S e soprattutto con voci sempre più insistenti di storie non proprio cristalline dietro alle entità regionali responsabili dei sistemi violati dai pirati informatici, che ad oggi pare siano ancora in gran parte fuori uso. Sarà per tutto questo che Zingaretti non vede l’ora di fare il salto in Parlamento, promozione che senz’altro il partito non vorrà negare al suo ex-segretario?
Comunque stiano le cose e qualunque siano i nomi dei possibili candidati per il collegio Lazio 1, noi vogliamo provare a fare una nostra proposta.
Già la volta scorsa, quando c’era da sostituire Gentiloni, fu fatto il nome di Gianni Cuperlo per il collegio Lazio 1, ma al tempo la candidatura doveva essere gradita anche ad Italia Viva e pare che Matteo Renzi abbia posto il veto (come spiegò lo stesso Cuperlo in una trasmissione televisiva).
Il nome di Cuperlo viene fatto anche per questa tornata, benché non appaia proprio tra i più papabili.
Ebbene noi invece vedremmo molto bene una sua candidatura alle prossime elezioni suppletive del collegio Lazio 1 e questo per due ordini di motivi.
Anzitutto riconosciamo il grande spessore e l’esperienza politica della persona e ci chiediamo come sia possibile vedere un esercito di nani stare in Parlamento quando persone come Cuperlo non ne facciano parte (della serie “le spade tacciono e i foderi fanno la guerra”).
Ma il motivo principale del nostro favore è che riconosciamo a Cuperlo il merito di aver provato a proporre per tempo un ottimo metodo per individuare nel campo del centrosinistra il candidato sindaco da proporre alle elezioni appena svolte.
Nell’agosto del 2020 infatti così scriveva Cuperlo, tra le altre cose:
“Allora, se posso permettermi, ai miei amici e compagni di partito, e non solo, un suggerimento banale lo darei. Lasciate stare per qualche settimana il valzer dei nomi, conservate gazebo e primarie e costi e alleanze per il dopo, e prima di ogni altra cosa convocate una grande assemblea popolare in ciascuno dei Municipi e invitate la rete più vasta di associazioni, forze economiche e del lavoro, il volontariato, chi anima cultura e sport, i soggetti degli spazi pubblici e costruiamo una grande opera di ascolto e raccolta di ciò che dal cuore della città si chiede a un’altra stagione.