A volte si pensa che a Roma le cose non si facciano perché mancano i soldi. Ma non è così. La capitale è carente soprattutto di progetti e negli ultimi cinque anni, durante l’amministrazione Raggi, non si è immaginato nulla per il futuro. Concentrati sulle piccole cose quotidiane (che non furono neanche portate avanti), gli esponenti 5stelle hanno rinunciato a sognare in grande, a pensare la capitale del domani.
E’ per questo che la grande massa di denaro in arrivo grazie ai fondi speciali del Pnrr e quelli per il Giubileo del 2025 potrebbe essere spesa male o addirittura restare in cassa.
Nella legge di Bilancio in discussione alla Camera, il testo che è già stato approvato dal Governo prevede 1,5 miliardi per Roma da utilizzare per l’evento giubilare. Anche se nelle prossime settimane potrebbe subire modifiche, è probabile che questo stanziamento resti fermo e la nostra città si troverà a dover spendere già dal 1 gennaio 2022 una somma ingente.
Nel disegno di legge, infatti, si legge che l’apposito fondo avrà una dotazione “di 290 milioni per ciascuno degli anni 2022, 2023, 2024; 330 milioni per il 2025 e 140 milioni per il 2026“. Inoltre altri 150 milioni saranno assegnati per il coordinamento e i servizi.
Gualtieri ha già ringraziato il governo centrale e ha parlato di grande sfida. Essendo stato Ministro dell’Economia, conosce il funzionamento di quelle stanze ed evidentemente è convinto che ormai questi soldi sono cosa fatta per Roma. Ma la sfida, come ha ricordato lo stesso Sindaco, adesso è spenderli e farlo bene.
Prima questione di cui occuparsi è chi dovrà gestire la macchina. Secondo alcuni, il parlamento potrebbe varare una legge ad hoc, sul modello di quanto si fece per il Giubileo del 2000, per istituire un’Agenzia per le opere pubbliche, coordinata da un commissario straordinario (all’epoca fu lo stesso Sindaco Rutelli).
Ad oggi c’è solo una sorta di cabina di regia, composta dal premier Draghi, diversi ministri, il Sindaco, il presidente della Regione Lazio e quattro parlamentari di maggioranza e opposizione. Ma non è certo questo lo strumento adatto per gestire una somma così importante.
Il problema è che siamo quasi nel 2022 e il tempo è veramente poco. Solo per redigere progetti esecutivi e indire le gare passeranno molti mesi e i cantieri rischiano di trovarsi ancora operativi quando verrà aperta la Porta Santa. Non aver programmato nulla per un evento di tale portata è una delle tante gravi mancanze della giunta Raggi. Si parla dei soliti tram (Termini Vaticano Aurelio, tramvia Togliatti, etc), ma sono sempre le stesse opere che vengono riciclate anche per il Pnrr o per l’eventuale Expo del 2030.
Per la metro C, ad esempio, non c’è nulla di concreto nonostante già 10 anni fa comitati e associazioni avessero chiesto di collegare la tratta centrale dell’opera al Giubileo del 2025.
La differenza con quanto avvenuto nel 2000 è immensa. E’ vero che all’epoca le somme stanziate furono maggiori (parliamo di 13mila miliardi di lire, cioè 6,7 miliardi di euro), ma il Campidoglio era pronto da tempo e aveva una lista di opere da realizzare e di investimenti da finanziare.
I primi fondi furono erogati nel 1997 e subito vennero spesi, la gran parte in opere che sono rimaste ai romani. I nuovi reparti e i nuovi pronto soccorso degli ospedali centrali (in primo luogo il S. Spirito), le due gallerie nei pressi di Castel Sant’Angelo, 359 bagni pubblici, l’acquisto di 400 nuovi autobus e 18 nuovi tram (quelli che oggi vediamo sulle linee 8 e 3), nuovi treni regionali a due piani.
Poi opere rilevanti come la linea ferroviaria San Pietro – Viterbo, le gallerie sotto l’Appia Antica lungo il GRA e sotto il Gianicolo. La terza corsia del GRA nel tratto sud-est; la terza corsia della Roma-Fiumicino; il rinnovamento della stazione Termini con l’apertura dell’ala mazzoniana.
E ancora, l’acquisto di speciali compattatori per la raccolta di rifiuti nel centro storico, il restauro di Chiese, fontane, basiliche, palazzi storici, piazze. La ricostruzione del giardino di viale Carlo Felice, il rifacimento di musei e palazzi: Farnese, Altemps, Barberini, Borghese, Chigi, Massimo, Capitolini.
A leggere questo elenco, tra l’altro parziale, si capisce lo sforzo immane che fece Roma in quel periodo. Non fu solo il Comune a impegnarsi perché si trattava di interventi realizzati assieme ad Anas, Grandi Stazioni, Vaticano, Ministero dei Beni Culturali. Ma il Campidoglio fu il regista e il progettista. Fu il motore di una rivoluzione che rese Roma splendida.
Replicare oggi quel piccolo miracolo è praticamente impossibile sia perché la classe dirigente è diversa e purtroppo di qualità nettamente inferiore, sia perché tempo non ce n’è e non si potrà che procedere in maniera raffazzonata e improvvisata. Sarebbe interessante capire se Gualtieri tirerà fuori almeno un paio di idee innovative o se si accontenterà della lista della spesa redatta dalla Raggi, una sorta di elenco di cosette da fare che l’ex Sindaca riproponeva ogni volta si parlava di Recovery Fund. Piccolo cabotaggio senza strategia.
La capacità della nuova giunta si misurerà soprattutto da qui.