Giro nei luoghi del Giro: il degrado di Roma in mondovisione

Premessa: il 27 maggio è stato un giorno speciale per chi, come noi , è appassionato di ciclismo. L’arrivo del Giro d’Italia qui a Roma, lo spettacolo rosa che invade il centro storico tra due ali di folla festante, nel carosello finale che ha incoronato la maglia rosa Chris Froome, è stata un’emozione indescrivibile. Poter assistere alla corsa e vedere da vicino i grandi campioni, da Froome a Dumoulin passando per il nostro Domenico Pozzovivo e il grande Alberto Contador ospite d’onore della tappa romana, è stata una cosa entusiasmante, un sogno ad occhi aperti che rimarrà tra i nostri ricordi più belli.

 

Detto ciò, in cuor nostro temevamo, anzi ne eravamo certi, che si sarebbe riaperta la polemica sulle buche. A dirla tutta, è stata la prima cosa a cui abbiamo pensato, subito dopo aver appreso con entusiasmo che il Giro sarebbe passato da Roma: come diavolo è venuto in mente agli organizzatori di far transitare i ciclisti sulle strade più disastrate al mondo? Se ne accorse pure Tom Hanks ai tempi delle riprese di “Angeli e Demoni”: non c’è una pietra regolare sulle strade di Roma. Di conseguenza risulta chiaro che qualcuno – l’organizzazione RCS Sport e la controparte dell’amministrazione Raggi alla ricerca di grandi eventi per rilanciare la propria immagine, reduce dal bel successo della Formula E  dopo lo smacco del Giro del Centenario che si concluse a Milano anziché Roma,  – non ha valutato attentamente la situazione.

A parere di chi scrive – lo diciamo con il rammarico di chi ama il ciclismo – è evidente che Roma è “unfit”, inadeguata a ospitare gare di ciclismo su strada per l’annoso problema dell’asfalto dissestato. E’ stato detto e ripetuto che, al netto delle lungaggini burocratiche, Roma avrebbe bisogno, secondo i dati dell’Acer, di 250 milioni di euro l’anno, per cinque anni per sistemare in maniera strutturale le strade, con lavori a regola d’arte e soprattutto duraturi nel tempo. Chi segue la politica ed è dotato di un minimo di discernimento, sa benissimo che l’annuncio di un “Piano Marshall” delle buche, era un tristissimo bluff, che di milioni disponibili ce n’erano appena 5, sufficienti a malapena a garantire la manutenzione straordinaria, dicasi rammendi e rattoppi vari. Metteteci pure la questione dei bandi fermi e delle gare a rilento per carenza di funzionari nelle commissioni giudicatrici, e capirete il perché nella città in cui non si riescono a sbloccare i cantieri per il rifacimento di Piazza Venezia finanziati con le risorse del Giubileo di 3 anni fa (!!!), era del tutto improponibile ospitare la corsa rosa lungo le (dissestate) strade del centro storico.

E’ giusto scaricare le colpe solo sull’amministrazione, o forse qualche responsabilità ce l’ha anche l’organizzazione del Giro che ha dato l’idoneità del percorso di gara? Noi che siamo ipercritici sulla giunta dei cartelloni e delle bancarelle, ci teniamo, per onestà intellettuale, a sgombrare il campo da una fake news che circola in questi giorni: la corsa sarebbe stata accorciata o sospesa. Nulla di più falso. I corridori, Elia Viviani e la Quick Step su tutti, hanno chiesto di neutralizzare i tempi, cioè di non far scorrere il cronometro che definisce i distacchi della classifica generale, aggiudicando solo la vittoria di tappa, che è andata a Sam Bennett davanti allo stesso Viviani della Quick Step che aveva chiesto e ottenuto, con l’avallo della maglia rosa Chris Froome, la neutralizzazione della tappa.

Morale: il Comune ha le sue responsabilità per la figuraccia in mondovisione dei corridori che protestano per la pericolosità delle strade, come ce l’ha l’organizzazione del Giro (che ha dato l’ok al percorso dicendo che i ciclisti sono abituati a correre in condizioni peggiori, sconfessando la linea del suo presidente Urbano Cairo: “Resta una giornata di sport bella, però le buche potevano sistemarle…”.”I sanpietrini ci sono anche al Tour ed in altre classiche – aggiunge – ma le buche, mi dispiace, andavano sistemate: si sapeva da un anno ed erano solo 11 km”).

Sulla pericolosità del circuito cittadino, ecco le frasi del presidente dell’Unione Ciclistica Internazionale:

 

 

Dunque stupenda, impeccabile e perfetta l’organizzazione della RCS, ma né loro né il Comune sono stati in grado, o sono stati impossibilitati dai veti della Sovrintendenza o della Prefettura, di valorizzare a pieno lo spettacolo del Giro lasciando gli spettatori fuori dalla zona di premiazione a cui abbiamo assistito da dietro le barriere e non ha collocato dei maxischermi per coinvolgere tutte le persone presenti al Circo Massimo e sui Fori Imperiali. La corsa alla fine c’è stata, ed è stata bellissima.

La figuraccia non l’hanno causata le buche che dilettano i giornalisti di grido e i quotidiani in vena di titoloni scandalistici. Il vero scandalo, nel gran finale del Giro d’Italia, era la cornice tutt’altro che fantastica del centro storico, a dispetto della bellezza del luogo: lo scenario di indicibile squallore che ha fatto da sfondo alla carovana rosa.

Un panorama di degrado urbano davanti ai turisti di tutto il mondo, che hanno visto in pochi e di cui pochi hanno scritto. Noi l’abbiamo notato, e abbiamo fatto un reportage del degrado, tornandoci apposta il lunedì.

Partiamo con l’inguardabile bancarella, regolare e autorizzata, di viale Aventino angolo Circo Massimo che restringe il trafficatissimo marciapiede pieno di turisti che lo percorrono a gruppi. Muri naturalmente imbrattati….

I cartelli provvisori e i nastri gialli abbandonati della Polizia Locale.

 

Speriamo che al momento della pubblicazione di quest’articolo, siano già stati rimossi dai vigili.

Le orrende cancellature dei graffiti sul laterizio di via di San Gregorio, la strada costeggiata dalle vestigia romane che conduce al Colosseo!

 

 

I writers-vandali non hanno risparmiato neanche i lampioni

I marciapiedi disastrati dalle radici che sfondano l’asfalto

 

Solo l’idea di scrivere su quei muri è folle, pare di essere tornati ai tempi di “Non è la Rai” quando i fans di Ambra e company tappezzavano i muri del Palatino con le loro dichiarazioni d’amore!

 

Ancora graffiti, tags e scarabocchi su Via di San Gregorio…pazzesco!

 

 

GRAFFITI CON VISTA PALATINO!

SOPRINTENDENZA SPECIALE ARCHEOLOGIA BELLE ARTI E PAESAGGIO DI ROMA, CI SEI?

 

Banchetti di souvenir ostruiscono il passaggio delle comitive di turisti, invadendo il marciapiedi con le loro mercanzie.

 

Antiestetici graffiti sugli edifici storici del Parco del Celio

 

Percorriamo la salita di via Celio Vibenna e….

…di nuovo altre tags sui muri in laterizio.

 

 

Scenette d’antologia: venditore abusivo di bevande, sullo sfondo centurioni abusivi. In primo piano, stickers abusivi sui cartelli stradali.

Due turiste si inerpicano sulla collina davanti al Colosseo, in uno scenario desolante: staccionata divelta, fettucce abbandonate dai vigili, graffiti vandalici.

 

Cartolina dell’Arco di Costantino…e adesivi abusivi.

 

Il sentiero per la Basilica di Santa Maria Romana, “firmato” da un sedicente “artista ribelle”.

 

I bandoni che delimitano il cantiere della metro C, opportunamente “decorati” dai writers.

 

Scorcio romantico di Via dei Fori Imperiali, con le tribune della parata del 2 giugno e florilegio di adesivi abusivi di traslocatori e svuota-cantine abusivi, ad abbellire il tutto.

 

 

Il Giro d’Italia rappresenta un grande veicolo promozionale per le città che lo ospitano. Non pretendevamo un’attenzione all’aspetto scenografico e d’immagine del territorio, lontanamente paragonabile a quella adottata dal Tour de France, ma un simile livello di degrado, francamente non ce l’aspettavamo.

Altro che buche! Scritte, affissioni abusive e bancarelle non a norma, all’ombra del Colosseo. La figuraccia in mondovisione a cui nessuno fa più caso. Ci piacerebbe sapere cosa ne pensano il sindaco Virginia Raggi, l’assessore allo sport e ai Grandi Eventi Daniele Frongia, la Soprintendenza all’Area Archeologica, l’opposizione in Campidoglio.

 

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