Finalmente il regolamento sul commercio in Centro Storico

La notizia è della scorsa settimana e probabilmente tutti l’avranno letta da qualche parte: è stato approvato dall’Assemblea Capitolina il nuovo regolamento per l’esercizio delle attività commerciali e artigianali in centro storico (ma non solo).

Del problema di un commercio alimentare che ha stravolto diversi ambiti cittadini è dal 2015 che noi ne parliamo: minimarket, pizzerie, kebaberie e friggitorie hanno man mano preso il posto di tanti negozi di vicinato in centro storico ma anche a San Lorenzo, al Pigneto, a Ponte Milvio, Piazza Bologna, Viale Ippocrate e tante altre aree di Roma. Un fenomeno avvenuto senza che l’amministrazione se ne accorgesse e quindi provasse a governarlo.

 

Nathalie Naim e Orlando Corsetti

 

Il problema fu sollevato nelle sedi istituzionali per la prima volta dall’allora presidente della commissione commercio Orlando Corsetti insieme alla consigliera municipale Nathalie Naim, i quali predisposero un testo normativo che essenzialmente inibiva qualsiasi nuova apertura di esercizi alimentari in gran parte della Città Storica (centro storico allargato). Da ricordare che quell’iniziativa venne fin dall’inizio sostenuta dalla gran parte delle associazioni di abitanti della Città Storica, che per una volta vedevano dei politici interessarsi di un problema reale dei cittadini.

Al tempo c’era ancora la giunta Marino in carica e l’iniziativa Corsetti-Naim arrivò all’attenzione dell’assessore al commercio Marta Leonori. Quest’ultima fece presente che decisioni così drastiche devono essere assistite da dati statistici che dimostrino l’eventuale saturazione di certe tipologie di negozi, pena il rischio che il provvedimento venga impallinato dal TAR. Venne quindi avviato uno studio di settore, con l’obiettivo di verificare i numeri delle diverse tipologie di esercizi commerciali nella Città Storica, ma nel frattempo l’amministrazione Marino decadde e Roma venne commissariata.

Anche il commissario Tronca si accorse della gravità della situazione e provò ad intervenire, ma lo fece proponendo un testo molto più blando di quello Corsetti-Naim. L’iniziativa di Tronca non venne però portata avanti e la situazione rimase immutata, con le tipologie di negozi alimentari che continuarono ad invadere buona parte della città.

 

Insediatasi l’amministrazione Raggi, del problema venne investito l’assessore Meloni, il quale decise di non partire dal testo Corsetti-Naim e mise il suo dipartimento al lavoro per predisporne uno nuovo. Nell’agosto del 2017 la nuova proposta di delibera viene approvata dalla Giunta Comunale e comincia quindi l’iter in commissione e nei Municipi. Si tratta di un testo che recepisce l’esigenza di bloccare l’apertura di negozi alimentari in certi ambiti ma anziché farlo in maniera definitiva prevede una sorta di moratoria per tre anni, passati i quali la situazione dovrà essere di nuovo verificata.

Arriviamo infine alla settimana scorsa, quando il provvedimento giunge in Assemblea Capitolina e dopo due sedute viene approvato accogliendo anche una serie di emendamenti presentati dall’opposizione.

Il testo approvato in aula Giulio Cesare andrà verificato alla luce degli emendamenti approvati, ma fin d’ora si può dire che esso rappresenta un passo avanti rispetto alla situazione precedente. Nella sostanza esso prevede il divieto di aprire nuovi negozi alimentari e di souvenir nel sito UNESCO (centro storico di Roma) e nel quartiere San Lorenzo. Il consigliere Corsetti ha provato ad insistere perché il divieto fosse esteso anche ad altre zone di Roma (Ponte Milvio, Pigneto, piazza Bologna, viale Ippocrate, Città Giardino), anch’esse interessate dal fenomeno dell’invasione dei negozi alimentari, ma la maggioranza si è opposta.

Un’altra misura che l’opposizione ha cercato di introdurre è stato il divieto di apertura di librerie e gallerie d’arte con somministrazione inclusa (la normativa prevede che fino al 20% dello spazio complessivo possa essere dedicato alla somministrazione), ma anche su questo la maggioranza non è stata d’accordo. Il motivo per l’estensione del divieto era la grande difficoltà di fare dei controlli efficaci in grado di reprimere fenomeni di abusivismo e proprio il tema dei controlli sarà centrale per capire l’efficacia della nuova normativa.

Purtroppo finora l’amministrazione non ha dimostrato alcun miglioramento dal lato del controllo del territorio, per cui difficilmente sarà possibile dare un giudizio completo sulle nuove norme se esse non si riusciranno a far rispettare.

 

Diversi sono gli aspetti positivi di questa storia. Anzitutto va reso merito, ancora una volta, all’instancabile azione politica della consigliera municipale Naim che si è messa dalla parte dei cittadini e della città per fermare l’invasione di un commercio becero e squalificante. Onore al merito anche al consigliere capitolino Corsetti, che si è fatto portatore di un’istanza partita dal basso sostenendola caparbiamente per anni.

L’operato di Corsetti dimostra che quando si vuole, si può fare un’opposizione dura e costruttiva, magari facendosi forte di tanti cittadini e associazioni come in questo caso.

Va reso merito anche all’assessore Meloni, che ha accolto la richiesta giuntagli sia dai consiglieri d’opposizione che dai cittadini.

 

Chi non sembra aver fatto un buon lavoro, anche in questa occasione, è il presidente Coia, che pare essersi opposto a qualsiasi richiesta dell’opposizione per motivi di pura polemica politica. Di seguito uno scambio di messaggi tra Coia e Corsetti dove il primo si rifiuta di collaborare come ripicca per commenti non benevoli sul suo operato.

 

 

Vedremo nei prossimi mesi come andrà questa nuova normativa, sempre con l’enorme punto interrogativo della presenza di controlli adeguati. L’impressione è che il provvedimento appena approvato migliori la situazione normativa ma non la risolva in maniera definitiva, lasciandola immutata in aree già sotto pressione (tipo ponte Milvio o piazza Bologna).

Probabilmente questa indeterminatezza deriva dall’assenza di una vera idea di città da parte dell’attuale amministrazione, riuscendo essa solo ad affrontare i problemi più urgenti in maniera episodica.

 

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