Dietro l’incendio di Centocelle “l’economia del degrado”

Piccoli campi rom abusivi, sfasciacarrozze senza una casa e soprattutto svuota cantine. La filiera delle piccole illegalità è all'origine dei roghi e della devastazione ambientale. Ma la politica non lo capisce

 

Era il 2012 quando l’associazione Bastacartelloni, molto attiva per la riforma della cartellonistica pubblicitaria, coniò l’espressione “economia del degrado”. Un articolato programma che fu adottato in parte da alcuni candidati sindaci e citato da diversi quotidiani, suggeriva soluzioni concrete per interrompere la filiera malsana che circola intorno ad un certo ambulantato, agli svuotacantine, ai recuperanti. A distanza di 10 anni poco è stato fatto sebbene quei problemi costituiscano la cancrena romana, come dimostrato dall’incendio di sabato a Centocelle.

Sembra infatti che le fiamme siano state appiccate per coprire un giro illecito di smaltimento rifiuti all’interno di un campo rom. Qui sversavano anche i cosiddetti svuotacantine, proprio quelli che affiggono ovunque gli “innocenti” adesivi e che sono invece la causa delle discariche e la miccia che innesca incendi.

Insomma a monte c’è il  degrado e soprattutto la miopia di chi non è voluto mai intervenire.

A mente fredda e terreno ancora caldo, possiamo approfondire ulteriormente quello che è accaduto sabato, dopo le riflessioni di ieri sulla scarsa conoscenza dei fenomeni da parte dell’attuale giunta. E dietro questo rogo ci sono tanti problemi irrisolti.

Autodemolitori: sono 25 anni che si prova a spostarli in luoghi idonei ma nessuno ci è mai riuscito. Ieri mattina un gruppo di lavoratori degli impianti di sfascio ha bloccato la Togliatti e non ha tolto il presidio fino ad un incontro con l’assessora Alfonsi e una data per un colloquio: il 15 luglio. Ma le loro attività sono compromesse. C’erano 26 sfasci in quel tratto di strada e sabato ne sono andati distrutti 21. Questi imprenditori in qualche modo avevano diritto a stare lì ma poi su quei terreni è stato apposto un vincolo paesaggistico e se ne dovevano andare. In 25 anni, però, il Comune non è stato in grado di trovare una collocazione alternativa.

Campo rom: proprio qui, fino a poche settimane fa, c’era un insediamento di nomadi. In realtà quest’area era occupata dal Campo rom Casilino 900 che fu sgomberato il 15 febbraio del 2010. Da allora piccoli o grandi gruppi di rom sono tornati periodicamente sul posto, con roulotte, camper e baracche. Uno sgombero parziale, dunque, tanto che la scorsa settimana alcuni “rom cavallari” erano presenti sul posto assieme a decine di persone. Ma quello che non si vede è assai peggiore di quello che è in superficie: nel 2021 un gruppo di residenti della zona decise di scavare nel terreno sottostante il campo e quello che emerse fece rabbrividire. Scarti edili, mattoni, catrame, ferro, legno, materiali plastici, stampelle: di fatto lì sotto c’è una “terra dei fuochi” in salsa romana con un danno ambientale potenzialmente incalcolabile. Uno dei gestori degli sfasci adiacenti racconta che il terreno ha cambiato aspetto: laddove era una pianura cominciarono a sorgere colline (fatte di rifiuti ovviamente).

Vendetta: i nomadi cavallari che sono stati allontanati pochi giorni fa possono essere i responsabili del rogo? Non si può dire ma certamente non hanno preso bene l’ennesimo sgombero da una terra che ritengono di loro proprietà. L’altra pista molto battuta in queste ore dalla politica e dai grandi giornali è quella dello smaltimento dei rifiuti. Una ritorsione contro il progetto di Gualtieri di realizzare un termovalorizzatore che sottrarrebbe affari a chi si è arricchito per anni. Non abbiamo elementi per smentire questa tesi, ma la riteniamo troppo semplice e troppo cavalcata dall’informazione mainstream per essere vera. Fa comodo pensare che i cattivi che gestiscono i rifiuti romani si mettano contro i buoni che stanno cercando di risolvere con un termovalorizzatore. I buoni e i cattivi, il bianco e il nero, lo lasciamo agli altri. Se si parla degli incendi che hanno colpito gli impianti TMB allora certamente la tesi ha un fondamento come ha dimostrato Report in un ottimo servizio trasmesso da Rai 3. Ma nel caso di Centocelle, sarebbe più opportuno concentrarsi sul piccolo degrado romano, quello che i politici hanno sempre ritenuto essere meno importante e che invece si rivela all’origine di molti mali di Roma.

Roma sta diventando una giungla urbana“: l’espressione è di Don Ambarus, vescovo ausiliario di Roma che con ogni evidenza riporta il pensiero del Santo Padre. Lo stesso Papa Francesco il 29 giugno aveva lanciato un monito sugli incendi di Roma. La Chiesa è preoccupata perché sa che la capitale non è in grado di affrontare la sfida del Giubileo 2025. La porta santa verrà aperta l’8 dicembre 2024, tra poco più di due anni. Per allora non sarà pronto praticamente nulla di quello che è stato previsto, nonostante i fondi straordinari, la lenta società pubblica creata ad hoc e i denari del Pnrr. La città preferisce vivere del piccolo degrado perché un’economia sana sotto il controllo delle istituzioni non è compatibile con gli affarucci di basso cabotaggio.

E allora è qui che occorre incidere, riprendere il controllo del territorio. Gli autodemolitori vanno allocati in un posto idoneo perché anche loro hanno diritto a lavorare e il servizio che prestano è indispensabile. I rom non devono avere licenza di insediarsi in ogni dove perché il concetto di campo va superato. I recuperanti che rovistano nei cassonetti e gettano tutto nelle campagne vanno fermati perché rendono le aree verdi una perenne discarica.

E infine gli svuotacantine vanno censiti. I loro adesivi irregolari non possono essere tollerati e i numeri di telefono pubblicizzati vanno disattivati. Proprio venerdì, la Polizia Locale ha scoperto che nell’ex Città del Rugby, in via Renzini a Spinaceto era sorta una immensa discarica. La struttura, costata 33 milioni e mai usata, era diventata un centro di rifiuti portati qui dagli svuotacantine.

Quando sentite ripetere superficialmente frasi come queste: “Che fa di male un piccolo trasportatore se attacca un adesivo e porta via roba vecchia per pochi euro?“; “I poveracci che rovistano nei cassonetti cercano solo di sopravvivere” spiegate che è da qui che nasce tutto. E che la tesi della mafia che vuole governare sui rifiuti di Roma è solo la coperta che i politici usano per nascondere la loro incapacità a capire i veri problemi.

 

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Contrasto alle OSP abusive e alla malamovida: dal Campidoglio ancora pannicelli caldi.
Emanata l’ordinanza contro le OSP abusive, ma solo per quelle totalmente abusive nel sito UNESCO.
Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
@TUTraP_APS

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