Ci stavamo preoccupando che anche quest’anno qualcuno dei quotidiani romani non volesse riprendere la storia del cinema Metropolitan di via del Corso, quello che dal 2010 sarebbe precipitato in un degrado senza fine e che qualche cattivone non vorrebbe che venisse “riqualificato” facendone un grande spazio commerciale.

L’avevano infatti cominciata nell’ormai lontano dicembre 2015 sia Repubblica che il Corriere questa saga del cinema Metropolitan, riprendendo all’unisono una ridicola petizione online e con la scusa cercando di sollecitare il commissario Tronca a mandare avanti il progetto di riqualificazione.

Quasi un anno esatto dopo ci aveva riprovato il Corriere, quella volta con la scusa di un presunto interessamento al progetto dell’allora assessore Berdini (che solo a scriverla questa cosa fa ridere, ben sapendo quanto uno come Berdini possa interessarsi ad un progetto che va in variante del piano regolatore solo per far guadagnare di più la proprietà dell’immobile).

Poi a febbraio 2016 arrivò un marchettone del TGR Lazio, zeppo di inesattezze, omissioni e dichiarazioni risibili, sempre a perorare la causa della riconversione del cinema Metropolitan.

Infine a marzo 2017 ci ritornò il Corriere sul tema, sempre con la scusa dell’interessamento al progetto dell’assessore Berdini, con l’articolo che questa volta addirittura ne parlò come di una priorità dell’assessore (cosa su cui sfidammo il Corriere ad andare a verificare insieme col diretto interessato).

 

Questa volta, un po’ a sorpresa, è Il Messaggero che prende il testimone della staffetta virtuale con cui la stampa locale cerca di sbloccare un progetto di riconversione che evidentemente nessuno ha il fegato di portare avanti. L’articolo, non disponibile online, esordisce dicendo che “Ormai la pratica in Campidoglio è arrivata alle ultime battute. Mancano poche firme e presto si trasformerà in una delibera.“, omettendo però di ricordare che l’eventuale delibera dovrebbe essere approvata una prima volta dall’Assemblea Capitolina, poi dal Consiglio Regionale, e quindi di nuovo dall’Assembela Capitolina. Un iter ancora lungo, quindi, che però ad oggi non è ancora stato avviato.

La novità dell’articolo del Messaggero è il collegamento che vi si fa tra l’eventuale ristrutturazione del cinema Metropolitan, con i connessi oneri concessori (circa 7 milioni), ed il recupero del cinema Airone, all’Appio Latino. Sembrerebbe infatti che una parte di quegli oneri potrebbero essere utilizzati per far rinascere lo storico cinema Airone, in abbandono da decenni e di proprietà del Comune. La curiosità è che tra i progettisti del cinema Airone figurava anche Eugenio Montuori, padre dell’attuale assessore all’urbanistica Luca Montuori.

 

Per quello che noi pensiamo del progetto di riconversione del cinema Metropolitan rimandiamo ai nostro pezzi precedenti. In estrema sintesi:

– troviamo assurdo che venga chiuso l’ultimo cinema presente in via del Corso (ve ne erano altri due in passato) per farne una struttura di vendita in una strada che ha forse il record mondiale di affollamento commerciale, con praticamente tutti i portoni degli stabili che sono stati adibiti a luoghi di vendita; non è pensabile infatti che residenti e visitatori vivano di solo shopping bensì è indispensabile mantenere un minimo di presidi culturali in ogni territorio;

– il degrado che presenta oggi lo stabile è stato creato dalla proprietà quando decise di chiudere il cinema rescindendo anticipatamente il contratto con la gestione, gestione che era profittevole, tutt’altro che in passivo, avendo adottato il filone dei film in lingua originale;

– la saletta cinematografica da circa 100 posti che rimarrebbe dopo la ristrutturazione è una foglia di fico che fa il pari con quella realizzata all’interno del grande negozio Louis Vuitton di piazza in Lucina, quello ha preso il posto del rimpianto cinema Etoile.

 

Riguardo quest’ultimo punto riportiamo l’efficace commento che a suo tempo scrisse Dagospia:

“1- LA CONQUISTA DEL CINEMA ETOILE, IN UNA CENTRALISSIMA PIAZZA ROMANA, DA PARTE DEL COLOSSO DELLA MODA FRANCESE LVMH DI BERNARD ARNAULT PER TRASFORMARLO IN UN GRANDE MAGAZZINO DIMOSTRA ANCOR UNA VOLTA CHE ROMA E’ UNA CITTÀ PORTATA ALLA PENETRAZIONE ANALE DA PARTE DI CHIUNQUE ATTERRI A FIUMICINO – 2- PERCHÉ L’OSTACOLO MAGGIORE ALL’OPERAZIONE ETOILE PORTA IL NOME DI “CAMBIO DI DESTINAZIONE”: COME HA FATTO ARNAULT A CONVINCERE IL CAMPIDOGLIO A CAMBIARE LA LICENZA DA CINEMA A GRANDE MAGAZZINO? CON I SOLITI “INGHIPPI” DE’ NOANTRI: DALLA RIPAVIMENTAZIONE DEL TRIDENTE A BORSE DI STUDIO PER CINECITTA’, PIU’ UNA SERIE DI “TROVATE”, MOLTO PROSSIME ALLE STRONZATE: ECCO UNA SALETTA CINEMATOGRAFICA (CON POLTRONE D’ORO!) PER CHISSÀ QUALI DOCUMENTARI IN GLORIA DELLA GRIFFE, PIÙ VARI IPOTETICI E ANCHE RIDICOLI RIFERIMENTI AL CINEMA A COLPI DI BAULI – 3- AMORALE: ARNAULT HA ‘INCASSATO’ UN GRANDE VALORE IMMOBILIARE ALLA FACCIA DI ROMA”.

 

La domanda che ora sorge spontanea è: sarà disposta la Giunta Raggi e l’Assemblea Capitolina a maggioranza M5S a prestarsi ad un’operazione in tutto e per tutto identica a quella descritta da Dagospia?

Forse che anche sotto il governo M5S Roma rimane una “… città portata alla penetrazione anale da parte di chiunque atterri a Fiumicino“?

 

C’è infine un aspetto di questa storia da ricordare. Al tempo dell’amministrazione Marino, quando il progetto di riconversione del cinema Metropolitan venne presentato e discusso nelle commissioni comunali, c’era l’allora consigliere di opposizione Daniele Frongia spesso presente e con cui chi scrive, insieme ad altri attivisti, condivideva la contrarietà al progetto stesso, giudicandolo essenzialmente una resa totale alla speculazione commerciale con la sparizione di qualsiasi decente presidio culturale. Era infatti chiaro che riservare uno striminzito 12% di superficie utile ad una saletta cinematografica significava la sparizione definitiva del cinema per dare tutto lo spazio alla parte commerciale.

Il Frongia consigliere era disponibile, ragionevole e, seppur anche al tempo alquanto schivo, ben disposto a collaborare con i cittadini. Poi ci sono state le elezioni, il M5S ha preso la maggioranza ed il vecchio Daniele Frongia è sparito, per far posto ad un Frongia tutto nuovo, “di governo”, uno che non risponde più ai messaggi e che non si sa più bene cosa pensi delle questioni.

Chissà se il Frongia attuale ancora trova inaccettabile il progetto di riconversione del cinema Metropolitan, oppure se anche su questo dalla nuova sponda governativa vede le cose in maniera diversa.

 

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