Nella giornata di ieri abbiamo avuto un nuovo esempio del giornalismo che caratterizza il panorama cittadino. Entrambi i maggiori quotidiani nazionali hanno dato conto nella rispettiva cronaca romana di una notizia che per definirla tale ci vuole tutta l’immaginazione del mondo. E non bastasse la coincidenza di una non-notizia che finisce sulle cronache sia del Corriere che della Repubblica, in entrambi gli articoli se ne dà conto senza fornire alcuna indicazione sulla vicenda nel suo complesso, non consentendo così al lettore di farsi un’idea minimamente compiuta.

Nel merito, ci riferiamo alla notizia di una petizione online lanciata dall’associazione Tridente ed indirizzata al commissario Tronca affinché firmi la delibera che consentirebbe la trasformazione del cinema Metropolitan di via del Corso in un grande spazio commerciale. Qui quanto ripreso da Romatoday.

Già le petizioni online hanno da sempre un valore relativo, non potendo controllare da chi siano firmate, ma poi una petizione che in due settimane raccimola poco più di 700 voti farebbe al più tenerezza; eppure questa volta ci deve essere dell’altro se il Corriere arriva a scrivere nel sottotitolo “Vola la petizione online” (dimostrando così di aver definitivamente perso il senso del ridicolo).

Ma seppure entrambi i giornali avranno avuto le loro “buone ragioni” per dare all’unisono, cosa quanto mai rara nel caso di avvenimenti locali che non coinvolgano le istituzioni, questo po’ po’ di notizia, quello che a noi appare inaccettabile è che ciò venga fatto senza dare un minimo di contesto, limitandosi a denunciare il degrado che ormai caratterizza l’area del cinema ed a magnificare la bontà del progetto di riconversione proposto (ossia che almeno rimarrebbe una sala da 100 posti, che si creerebbero 60 nuovi posti di lavoro, che il Comune incasserebbe quasi 7 milioni di oneri straordinari).

Eppure ce ne sarebbero di elementi che permetterebbero al lettore di farsi un’idea più compiuta dell’intera storia, ma evidentemente essi non sono funzionali agli intenti degli autori di entrambi gli articoli. Vediamone alcuni insieme.

Anzitutto l’eventuale degrado dell’area del cinema è stato creato artatamente dalla proprietà dello stesso, quando ha deciso di rescindere il contratto con una gestione del cinema che generava profitto. Non è quindi vero che il cinema fosse in perdita. È vero che una speculazione commerciale permetterebbe di guadagnare molto di più ma i parametri urbanistici, che individuano le destinazioni necessarie in ogni zona della città, esistono proprio per porre un freno agli eccessi del commercio, tutelando le esigenze della cittadinanza.
Il progetto di riconversione prevede che dell’intera struttura solo il 15% circa rimarrà a destinazione culturale, con la creazione di una saletta da circa 100 posti, laddove le norme prevedono un minimo del 50%. C’è quindi la necessità di andare in deroga al piano regolatore generale senza però averne i requisiti.

Per questo ed altri motivi tale progetto ha avuto sì il parere favorevole della commissione urbanistica, ma subito dopo l’espressione di tale parere vi sono stati dei ripensamenti di alcuni membri della commissione stessa (segnatamente dell’on. Peciola che ha chiesto al ministro Franceschini di tutelare il cinema come “sala cinematografica storica”). Inoltre sia la commissione Commercio che quella Cultura dell’Assemblea Capitolina hanno dato parere negativo al progetto. Infine il Consiglio del Municipio I ha approvato all’unanimità un atto in cui si scongiura la riconversione del cinema Metropolitan.

E parlando di petizioni, da quando si seppe della prossima chiusura del Metropolitan ve ne sono state diverse che prima l’hanno cercata di scongiurare e poi hanno chiesto la riapertura delle sale, tutte raccogliendo migliaia di sottoscrizioni.

Vi sono poi i residenti dell’area che si sono sempre battuti perché l’ultimo cinema di via del Corso non venisse cancellato ma anzi fosse riaperto al più presto, rappresentando esso, insieme al Nuovo Olimpia, l’ultimo presidio culturale di una zona che annoverava altri due cinema (Ariston ed Etoile) e due librerie (Ricordi e Feltrinelli) ora tutti chiusi.

Forse gli esercenti dell’associazione che ha promosso l’iniziativa pensano che si possa vivere di solo shopping e non invece anche di un’offerta culturale variegata che se non debitamente tutelata finisce per soccombere alla concorrenza del più profittevole commercio.

Sarebbe stato o no il caso di menzionare tutti questi punti o almeno alcuni di essi in un articolo sul Metropolitan? Probabilmente non è stato fatto perché altrimenti la storiella della petizione online si sarebbe rivelata per quello che probabilmente è, ossia un risibile tentativo eterodiretto e volto a cercare il colpo grosso con il commissario.

Peraltro un giornalista minimamente presente a sé, agli organizzatori della petizione gli avrebbe fatto presente che il modo migliore per combattere il degrado del luogo, se quello dovesse essere il problema, è di riaprire subito il cinema: la cosa sarebbe immediatamente realizzabile e non ci sarebbe bisogno di nessuna firma di Tronca né di alcuna riconversione.

Ma evidentemente per la stampa romana queste sono vette di giornalismo inarrivabili.

Ultimo, ma non per importanza, né Repubblica né il Corriere hanno pubblicato i pezzi sull’online. Forse che per una volta avranno voluto approfittare del fatto che il cartaceo il giorno dopo è buono solo per incartare le uova, aiutando così a far sparire le tracce di una storia imbarazzante?

Chiudiamo ribadendo un concetto che abbiamo già espresso a più riprese: è vero che la politica a Roma ha responsabilità enormi, ma non si sarebbe potuto fare quello che le cronache di Mafia Capitale stanno mettendo a nudo senza una stampa disattenta quando non servile o addirittura complice. Purtroppo i cambi di direttore al Corriere non appaiono scalfire le consolidate logiche della redazione romana. C’è da credere che l’arrivo di Calabresi a Repubblica possa migliorare un po’ le cose? Noi ci speriamo.

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