A quasi tre mesi dalla convulsa approvazione del nuovo regolamento sul commercio in area pubblica, quello fortissimamente voluto dal Presidente Coia e su cui la maggioranza tutta si è schierata compatta per approvarlo a tempo di record, cominciamo a vedere se e come la nuova normativa ha inciso sulla situazione delle bancarelle a Roma.

Noi di quel regolamento abbiamo scritto tutto il male possibile, convinti che sarebbe stato la pietra tombale per ogni speranza di ridare un minimo di decoro alle strade romane. Ci apprestiamo quindi a fare una ricognizione della situazione sul campo con l’aspettativa di trovarla immutata, se non peggiorata, ma ben pronti a riconoscere eventuali segnali di miglioramento.

 

Cominciamo dalle due bancarelle di piazza S. Maria Maggiore, quelle di cui ci occupammo a suo tempo ripetutamente perché avevano il malcostume di parcheggiare i furgoni di fianco al marciapiede, in divieto di sosta, divieto che però i vigili non facevano rispettare perché qualche manina furbetta aveva segato il relativo cartello stradale (e ci sono volute otto mesi di nostre segnalazioni per farlo installare di nuovo).

 

Questo è come si mostrano le due bancarelle in questi giorni:

 

SMM

 

Partiamo anzitutto da un presupposto: a nostro avviso quelle due postazioni ambulanti non dovrebbero essere lì, di fronte ad una delle quattro basiliche maggiori di Roma, e davanti le porte di un grande magazzino che paga fior di affitti, di stipendi e di tasse e che deve subire il parassitismo di chi, beneficiando di canoni OSP risibili, sfrutta la sua presenza sulla piazza.

Purtroppo il regolamento Coia non ha tenuto in nessun conto questi aspetti, decidendo essenzialmente di lasciare la situazione immutata sul territorio.

Vediamo allora se ci sono differenze apprezzabili nelle modalità con cui queste bancarelle vengono allestite e gestite. Ma anche da questo punto di vista non si colgono novità di rilievo:

– sulla destra si notano dei manichini appoggiati al palazzo e quindi del tutto fuori posto,

– il cartello di divieto è stato fagocitato dagli espositori, finendo col mimetizzarsi quasi tra gli stracci,

– si notano numerosi espositori sulla sede stradale, cosa stra-vietata,

– si scorge merce appesa agli ombrelloni, anch’essa pratica vietata.

 

Si direbbe quindi che queste postazioni non si siano proprio accorte della nuova normativa e continuino ad operare nel solito anarchico modo. Eppure fu lo stesso Presidente Coia a scrivere che all’approvazione del nuovo regolamento sarebbero seguito controlli serrati per farlo rispettare.

Ovviamente sapremo vigilare sul rispetto della normativa ed influire positivamente sugli organi di controllo.

scriveva Coia sul suo facebook.

 

Sarà che è ancora agosto? Sarà che neanche Coia è in grado di smuovere il corpaccione della Polizia Locale romana?

Secondo noi la realtà è che il regolamento Coia altro non è che la cristallizzazione della situazione dell’ambulantato romano, con tanti saluti alle speranze che tantissimi cittadini avevano riposto nell’attuale amministrazione.

Alla prossima puntata.

 

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Contrasto alle OSP abusive e alla malamovida: dal Campidoglio ancora pannicelli caldi.
Emanata l’ordinanza contro le OSP abusive, ma solo per quelle totalmente abusive nel sito UNESCO.
Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
@TUTraP_APS

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