Anche con Gualtieri, Roma rimane una città fuori controllo

La targa che intitola il giardinetto del Celio risulta abusiva, dimostrando ancora una volta che a Roma ognuno può fare quello che vuole, con la sosta selvaggia, i tavolini abusivi e ora anche le targhe abusive!

La segnalazione che abbiamo riportato ieri, relativa ad una curiosa targa apparsa in un giardinetto del rione Celio, ha avuto una spiegazione esaustiva dalla consigliera del Municipio I, Nathalie Naim, che ancora una volta si dimostra la più presente sul territorio e la più attenta alle infinite illegalità che continuano a caratterizzare il centro storico di Roma (non che nel resto della città manchino …).

Questo il commento lasciato al nostro post:

Dalle richieste di verifica che ho fatto alla commissione toponomastica del dipartimento Cultura mi è stato risposto formalmente per iscritto che ” il giardino da lei segnalato è privo di denominazione toponomastica,” descrivendomi tutto il complesso iter procedurale che deve compiere una targa e la relativa denominazione per essere autorizzata e poi installata dal comune. Proseguendo informandomi che:” sia il nome Parco della Pace che quello della signora riportato sulla targa non sono presenti nell’onomastica cittadina e nel viario ufficiale del comune di Roma, in quanto mai deliberati e approvati dall’ Amministrazione, la targa è dunque abusiva.” Anche la Polizia Locale a cui ho segnalato il fatto ha verificato e confermato quanto sopra. Avendo verificato poi che l’area sarebbe in carico al Servizio giardini del comune, questi mi hanno risposto che probabilmente dovrebbero rimuoverla coadiuvati dall’ AMA che la smaltirebbe in discarica. Ma avrò una risposta più certa la prossima settimana. Per quanto riguarda la possibilità di apporre una targa autorizzata, eventualmente riportante il nome con il quale tutti chiamano quel giardino ” della Pace”, mi sono informata sul da farsi per presentare la richiesta, mi hanno risposto che è impossibile finché non saranno terminati i lavori della metro C nell’area e che non può essere presentata ed esaminata sino ad allora.

 

Dal che capiamo che qualcuno si è svegliato una mattina e ha pensato che sarebbe stato bello intitolare il giardinetto del Celio ad una certa signora, evidentemente a lui/lei cara, e molto semplicemente l’ha fatto.

In una città normale questa cosa, tanto più avvenuta in un’area molto centrale, a pochi passi dal Colosseo e di fronte ad un grande ospedale militare, sarebbe stata subito notata e qualcuno avrebbe provveduto a rimuovere il cartello abusivo. A Roma invece accade che chi dovrebbe avere il controllo del territorio è completamente assente per cui qualsiasi iniziativa, legale o meno che sia, ha ottime possibilità di riuscita.

Nel caso specifico chi ha installato il cartello può rallegrarsi per aver reso merito a questa sconosciuta “imprenditrice” per giorni, probabilmente almeno per settimane, in un’area tanto centrale.

La cosa in sé non genera problemi gravi ed anzi potrebbe rivelarsi utile se chi ha installato il cartello cominciasse a prendersi cura della piccola area verde. Rimane però il problema che per una civile convivenza non è ammissibile che qualcuno pensi di intitolarsi un luogo pubblico senza che le istituzioni gliene diano l’autorizzazione. È facile immaginare infatti le contese che potrebbero crearsi tra cittadini vogliosi di dare lustro a questo/a o quello/a, con dispute difficili da risolvere.

 

Questa vicenda dimostra, semmai ce ne fosse bisogno, che Roma continua ad essere una città del tutto fuori controllo, nelle aree più centrali così come nel resto del territorio, lasciando spazio libero alle più disparate prepotenze, si tratti di veicoli lasciati in sosta un po’ ovunque, di tavolini esterni messi dove più fa comodo agli esercenti (nella stragrande maggioranza dei casi in area vietata) oppure, e questa è l’ultima delle novità, di targhe che intitolano a qualcuno un luogo della città.

 

Nel ringraziare la consigliera Naim per l’informazione e l’indagine da lei svolta, segnaliamo che i nostri tentativi svolti ieri via social di avere notizie dalla presidente del Municipio, Lorenza Bonaccorsi, o dall’assessore alla cultura, Miguel Gotor, non hanno sortito effetto.

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Se la sosta in doppia fila è tollerata perfino davanti al comando del Primo Gruppo della Polizia Locale, che speranza c’è che venga repressa in tutto il resto della città?
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