Un episodio citato dal deputato Pd Gandolfi spiega meglio di mille altre parole perché in Italia il numero dei morti sulle strade è ancora troppo alto. “Ho la patente da oltre 20 anni – ha raccontato – e nessuno mi ha mai fatto la prova del palloncino nel nostro Paese. Una volta sono andato in vacanza in Svizzera per 10 giorni e subito mi hanno sottoposto al test”.
Esperienze simili le potremmo raccontare tutti noi che guidiamo a Roma e che siamo stati fermati pochissime volte. Alcuni non sono mai stati fermati durante la propria carriera di automobilista. E vi basti questo dato:
CONTROLLI DI POLIZIA (OGNI ANNO)
Italia: 1,5 milioni
Francia: 7 milioni
Germania: 10 milioni
Insomma nessuno in Italia sente il fiato sul collo delle autorità, mentre negli altri paesi come si può vedere, lo Stato c’è eccome. E il numero di vittime stradali lo conferma. La Francia ci superava 20 anni fa in termini di morti ogni anno. Oggi il dato italiano di 3330 decessi/anno è molto più alto di quello dei cugini d’oltralpe. Sebbene anche in Italia siamo riusciti a dimezzare il numero delle vittime, è chiaro che ancora molto c’è da fare.
Sono alcuni dei temi affrontati alla presentazione del Dizionario di Sicurezza Stradale presso la Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati. Diversi parlamentari sono venuti ad ascoltare le istanze delle associazioni che combattono per una viabilità più ordinata. Oltre alla Fondazione Luigi Guccione Onlus, che ha organizzato l’evento e pubblicato il volume, c’erano i rappresentanti delle associazioni dei pedoni, dei ciclisti, dei motociclisti, medici ed esperti. Anche l’associazione Bastacartelloni era rappresentata, dato che nel volume si parla anche degli incidenti provocati a Roma tra il 2009 e il 2012 dalla folle installazione di troppi impianti pubblicitari.
Su una cosa molti partecipanti si sono trovati concordi: in Italia le strade sono disegnate male. E questo incentiva spesso la sosta selvaggia e quindi la pericolosità. Paolo Gandolfi, membro della commissione trasporti e con un passato da assessore alla mobilità a Reggio Emilia, ha lanciato l’appello ai comuni perché rivedano la progettazione delle nuove strade con carreggiate più strette in modo da impedire la doppia fila. E ha portato ad esempio proprio Roma che – come sappiamo – non brilla quanto a modernità nel rifacimento delle strade. E Roma è anche la città che ha nel proprio territorio ben 4 tra le strade più pericolose di Italia: la Nettunense, la Pontina, la Anagnina e la via del Mare. Tratti compresi anche fuori dal comune capitolino, ma comunque con un tasso di mortalità enormemente più alto della media di strade simili in altri paesi europei.
E pensate che la cosiddetta utenza debole (ciclisti, pedoni e motociclisti) costituisce il 50% delle morti totali in Italia per incidentalità. Mentre le auto sono sempre più moderne e sicure – ha spiegato un medico specializzato in traumatologia – nessuno si occupa di tutelare pedoni e ciclisti.
Piste ciclabili, attraversamenti sulle strisce più sicuri sarebbero delle soluzioni ma non le uniche. Occorre anche una severa vigilanza che funga da prevenzione: telecamere, Street control, sanzioni per la doppia fila. Tutte cose per le quali Roma è agli ultimi posti.
La Fondazione Guccione ha lanciato l’idea degli stati generali della sicurezza stradale da tenersi entro il prossimo anno. Accompagniamo volentieri questo percorso perché è anche da una viabilità più “normale” che passa il cambiamento di costume.
Nel dizionario si parla anche di segnaletica troppe volte incompleta o vandalizzata. Anche questo è un problema che sembra minore ma che può provocare gravissime conseguenze.
Infine un accenno alle cosidette “zone 30” introdotte in diverse città che hanno portato maggiore sicurezza nei pressi delle scuole, degli ospedali o nelle strade molto strette. Anche su questo, purtroppo, Roma è drammaticamente indietro.