Via i rifiuti (non tutti) dall’ex Campo Rom del Foro Italico

Dopo la pulizia siamo entrati nell'area bonificata. Ridotto il rischio inquinamento dei fiumi, ma resta un grosso cumulo di scarti ancora da portare via

 

La foto qui sopra mostra la situazione oggi, indubbiamente molto diversa da come si presentava l’ex Campo Rom di via del Foro Italico fino a poche settimane fa (immagine sotto).

 

 

L’area è stata finalmente bonificata dopo lo sgombero del campo avvenuto ad agosto 2020. Qui, dal 1993, vivevano 250 persone “tollerate” dalle istituzioni. Ma si tratta di un punto naturalisticamente pregiato, dove confluiscono l’Aniene e il Tevere e dove l’ambiente è stato violentato da continui roghi e sversamento di rifiuti.

Nell’agosto del 2020, quando le forze dell’ordine chiusero definitivamente il campo, trovarono solo 12 persone: tutte le altre si erano allontanate con anticipo, avvertite dell’imminente arrivo della Polizia Municipale. Nel quartieri limitrofi si formarono piccoli insediamenti, alcuni dei quali sono ancora presenti. Ma questa è un’altra storia, oggi vogliamo occuparci della pulizia recente dell’area su via del Foro Italico.

I resti delle baracche, vecchi elettrodomestici, sanitari e materiale vario sono rimasti per quasi un anno sul terreno. Non si sapeva chi avrebbe pagato gli elevatissimi costi di bonifica tanto che l’assessore all’Ambiente del II Municipio, Rino Fabiano, aveva lanciato l’allarme: “Chi pagherà i 500 mila euro necessari? Noi non li abbiamo e il Campidoglio non si fa sentire”.

In effetti, un primo intervento dell’Ama era costato 320 mila euro e se ne era fatto carico Roma Capitale. Ma per completare il lavoro, l’Azienda aveva chiesto altri 533 mila euro, data la difficoltà a recuperare materiale gettato lungo gli argini dei fiumi (foto sotto).

Il 6 maggio scorso, la Regione Lazio ha indetto un bando per un importo inferiore, di circa 200 mila euro. Poche settimane dopo il presidente della Commissione Ambiente, Daniele Diaco, ha parlato di una radicale pulizia effettuata da Ama per un costo di 600 mila euro. Non è chiaro al momento se il bando regionale sia stato integrato nell’intervento di Ama o se si sia trattato di due diversi interventi. Ad ogni modo il risultato è che l’area oggi si presenta abbastanza bene.

Ci siamo introdotti fino all’interno per verificare la situazione. Come potete vedere dalle due foto che seguono, parte della pavimentazione delle baracche è rimasta sul terreno, evidentemente lo smantellamento è un lavoro che compete più a un’impresa edile che all’Ama.

 

Ad ogni modo il campo si presenta relativamente pulito e soprattutto senza rifiuti pericolosi che invece prima erano presenti ovunque. Ad esempio bombole del gas, residui in amianto, ferri taglienti e sostanze oleose che potevano infiltrare il terreno.

 

Purtroppo, però, addentrandoci nel bosco, in direzione dell’alveo dei fiumi, abbiamo scoperto due collinette di rifiuti di vario genere che probabilmente resteranno qui. Non è dato sapere se è previsto un nuovo intervento per ripulire anche questa frazione di campo oppure se sia stata una “svista o una dimenticanza” di chi ha effettuato il lavoro.

 

La pattuglia della Polizia Municipale che per oltre un anno ha presidiato l’area per evitare una nuova occupazione, adesso non è più presente. A quanto risulta a diarioromano, i vigili passano più volte nell’arco della giornata per verificare che non vi siano micro-insediamenti.

Questo, insieme al Camping River e all’insediamento Schiavonetti, sono stati gli unici campi rom chiusi durante l’amministrazione Raggi, sebbene il programma della Sindaca fosse molto più ambizioso. A fine maggio sono stati effettuati interventi di pulizia e rimozione dei rifiuti anche all’esterno del campo di via dei Gordiani, mentre quello di Castel Romano ha subìto una riduzione dello spazio a disposizione dei rom.

Si tratta comunque di un fenomeno molto complesso da governare e difficilmente un nuovo Sindaco avrà la bacchetta magica per risolverlo. Accanto alla comprensibile indignazione dei residenti che chiedono maggior decoro e sicurezza, vi sono anche esigenze di tutela dei minori e delle famiglie rom più disagiate. Al di là di tutto, l’ambiente e il territorio vanno difesi da sversamenti inquinanti che possono alterare le falde acquifere e devastare la natura dei luoghi.

 

 

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