Un’inutile “becchina” per gli alberi romani

La devastazione degli alberi a Roma è giunta fin nel suo centro più centro, con i due grandi esemplari di cipresso in piazza del Popolo abbattuti a seguito dei nubifragi della scorsa settimana.

 

Uno dei cipressi crollati (da La Repubblica)

 

La rampa dopo gli abbattimenti

 

Visione dei ceppi dal lato del lungotevere

 

Immagine dell’emiciclo dopo gli abbattimenti

 

Come si può apprezzare dalle foto, l’emiciclo di piazza del Popolo lato fontana del Nettuno, appare oggi spelacchiato sul lato sinistro, avendo perso i due cipressi alti circa 30 metri.

 

Si potrà dire che è colpa dei cambiamenti climatici, della vetustà di quegli esemplari, della cronica inefficacia del Servizio Giardini, ormai incapace di prendersi cura anche dei luoghi più in vista e preziosi della città.

Noi giudichiamo molto discutibili tutte queste scuse, perché la presunta violenza delle precipitazioni degli ultimi anni da più parti è stata dimostrata come in realtà peggiorata capacità di risposta da parte delle strutture cittadine; perché la vecchiaia e quindi la debolezza degli alberi non è qualcosa che giunge di sorpresa ma dovrebbe essere gestita con i dovuti modi e tempi (ad esempio con monitoraggi periodici e manutenzioni adatte a limitare i danni e prolungare quanto più possibile la vita di certi esemplari); perché per quanto il Servizio Giardini possa essere drammaticamente sottodimensionato (benché pur sempre in grado di manutenere in modo maniacale la sua stessa sede e addirittura di essere distratto ad allestire una ridicola pseudo-spiaggetta) qualcuno gli dovrebbe assegnare delle priorità che prevedano, ad esempio, una tutela privilegiata per le alberature dei luoghi più in vista della città come piazza del Popolo, piazza di Spagna, ecc.

 

Quello che però è inaccettabile è che l’assessore competente, di fronte ad un’accadimento che deturpa in maniera significativa uno degli scenari più belli di Roma, si limiti a constatare i danni, dando notizia dell’ineluttabilità degli abbattimenti, senza fornire uno straccio di idea su come si cercherà di rimediare al disastro.

È previsto un intervento in qualche modo ripatatorio di quanto accaduto? Si è già pensato a come e quando si potranno ripiantare degli alberi per cercare di ricreare la quinta preesistente?

Niente, neanche una parola dall’assessore, come se in realtà non si fosse prodotto alcun danno al patrimonio culturale della città che, alla Montanari deve sfuggire del tutto, è fatto anche di verde e alberi.

 

Servono altri elementi al Sindaco Raggi per capire che un assessore del genere a Roma fa solo il male della città?

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Una risposta

  1. Il vero dramma è che non hanno un progetto di sostituzione delle alberature e continuano a propinare balle come la “riforestazione”.

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Contrasto alle OSP abusive e alla malamovida: dal Campidoglio ancora pannicelli caldi.
Emanata l’ordinanza contro le OSP abusive, ma solo per quelle totalmente abusive nel sito UNESCO.
Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
@TUTraP_APS

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