Una città in vendita, anche per le riprese cinematografiche

Continuano le occupazioni a ripetizione gestite con poche regole e spesso non utilizzate. Rimane anche il dubbio sull'opportunità che un comandante dei vigili abbia rapporti stretti con ditte private

A febbraio avevamo dato conto della strana gestione dei divieti collegati alle riprese cinematografiche a Roma: cartelli apposti da ditte private in assenza di agenti di Polizia Locale, spesso senza rispetto del dovuto preavviso (48 ore) e non sempre con la relativa determina dirigenziale (elemento indispensabile).

 

Ci segnalano che la storia continua ed anzi appare essere peggiorata con le produzioni oggi in corso a Roma, qualcuna particolarmente famosa.

 

 

La segnalazione riguarda di nuovo lungotevere dei Tebaldi, un luogo particolarmente appetito dalle produzioni cinematografiche, dove il 21 marzo scorso sono comparsi cartelli come il seguente:

 

 

A parte il dubbio che tale segnaletica fosse stata apposta col giusto preavviso, il divieto di sosta dal 22 al 24 marzo viene comunicato con una semplice fotocopia in mancanza della relativa determinazione dirigenziale.

Ebbene dei tre giorni concessi l’area sarebbe stata utilizzata solo l’ultimo, il 24 marzo:

 

 

Forse a compensare il non utilizzo dei giorni precedenti, nella stessa area è stata concessa una nuova occupazione dal 29 al 30 marzo.

 

 

Ma anche in questi due giorni non si è vista alcuna produzione:

 

 

Nessun problema, tanto alle produzioni basta richiedere una nuova concessione che gli viene autorizzata in tempi strettissimi. Eccola, con una serie di luoghi tra cui il solito lungotevere dei Tebaldi concessi dal 5 al 7 aprile:

 

 

 

E non finisce qui. Evidentemente all’amministrazione capitolina perviene una nuova richiesta di occupazione per un’altra serie di luoghi tra cui l’immancabile lungotevere dei Tebaldi, la quale viene immediatamente concessa e la relativa DD appiccicata sopra alla precedente. Questa volta si va dal 7 al 13 aprile:

 

 

 

Queste occupazioni costano ogni volta qualche migliaio di euro alle case di produzione per cui risulta strano che una volta richieste esse poi non vengano utilizzate.

A qualcuno è venuto il dubbio che ci sia un modo per annullare la richiesta all’ultimo minuto per cui gli spazi vengono riservati ma poi non utilizzati e quindi non pagati. Se ciò fosse sarebbe ancor più grave tutta la storia.

 

Già perché nessuno dice che queste riprese non debbano essere effettuate, ma come tutte le cose sarebbe necessario che i diversi interessi venissero contemperati perché nessuno degli attori coinvolti subisca un pregiudizio eccessivo.

Requisire intere aree di sosta regolare in centro storico ha un impatto considerevole per chi in quei luoghi ci vive, e quindi non ha alternativa a dove sistemare il proprio veicolo, così come per coloro che in centro vi arrivano col mezzo proprio contando di avere alcune possibilità di parcheggio in strada.

Chiaramente a nessuno è possibile garantire il parcheggio della propria auto, ma eliminare per giorni diverse decine se non centinaia di posti auto regolari costituisce un problema e quindi andrebbe quanto più possibile evitato.

 

L’impressione che invece si ha, soprattutto rispetto ad alcune produzioni di maggior grido, è che l’amministrazione capitolina sia letteralmente a loro disposizione, pronta a concedere qualsiasi cosa chiedano senza curarsi delle conseguenze per i cittadini.

Non si tratta probabilmente neanche di un interesse particolare alle cifre pagate dalle produzioni, giacché esse sono di entità contenuta rispetto al bilancio comunale e devono anche scontare i mancati introiti per le strisce blu quando le aree sono riservate. Si direbbe invece che siamo di fronte all’ennesima lobby di cui un’amministrazione oggettivamente debole ha una sorta di timore reverenziale.

 

A ciò va sempre aggiunto il sospetto che le produzioni cinematografiche possano godere di più di un occhio di riguardo grazie ai collegamenti esistenti all’interno della Polizia Locale.

Ricordiamo a tal proposito il servizio di Report sulla Polizia Locale di Roma, quello in cui i giornalisti della testata Rai 3 hanno documentato una serie di poco commendabili (ad essere buoni) storie con i vigili romani protagonisti.

Una di quelle storie raccontava di una società di servizi cinematografici fondata da un comandante dei vigili, ed ora gestita dai figli di costui, che avrebbe la possibilità di agire con estrema libertà nella gestione dei divieti di sosta temporanei per le riprese cinematografiche.

Quel comandante fu intervistato dal giornalista di Report e alla domanda se la società di servizi fosse stata fondata da lui rispose di no, che era stato suo figlio a fondarla. Ebbene Report ha fatto una visura ed è risultato che la società fu fondata proprio da quel comandante e da lui tenuta per diversi anni.

Nonostante una bugia tanto clamorosa, per quanto priva di profili di illiceità, quel comandante è ancora in carica al vertice di uno dei gruppi cittadini della Polizia Locale.

 

Ci chiediamo allora che fine abbia fatto l’ultimo comandate generale del corpo di Polizia Locale Roma Capitale, quell’Ugo Angeloni nominato a dicembre 2020 dalla sindaca Raggi senza che egli abbia finora mai dato notizia di sé.

Noi a gennaio facemmo gli auguri al nuovo comandante permettendoci anche di sottomettere qualche suggerimento ma senza ottenere risposta, né vedere alcunché di nuovo sul campo.

 

Al termine di quell’articolo auspicammo anche che il nuovo comandante riallacciasse un dialogo diretto con la cittadinanza, come aveva fatto l’ex comandante Clemente, ma anche di questo nulla si è saputo.

È un peccato perché al comandante Angeloni noi glielo chiederemmo volentieri se a lui sembra il caso che uno dei suoi comandanti di gruppo abbia rapporti tanto stretti con ditte private che usufruiscono dei servizi della Polizia Locale. Al comandante Clemente glielo avremmo chiesto e siamo ragionevolmente sicuri che una risposta l’avremmo ottenuta.

 

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