Un ostello dentro il Santa Maria della Pietà. Sarà la volta buona?

Lo ha annunciato la giunta regionale stanziando 5 milioni per il Giubileo. Stessa cosa fece Zingaretti nel 2015 ma il progetto fu abbandonato. I vantaggi per la città

La storia dell’Ostello da realizzare all’interno del Santa Maria della Pietà è come un déjà-vu. Basta leggere l’articolo qui sotto (datato settembre 2015) e si trovano le stesse notizie di un articolo recente. C’è il Giubileo, c’è lo stanziamento del denaro, c’è la solita solfa della rinascita dell’ex ospedale psichiatrico.

 

Come avrete capito, per il Giubileo del 2015 non si aprì nessun ostello nei vecchi padiglioni e tutto rimase nella cronica staticità che caratterizza i luoghi abbandonati di Roma.

Ed eccoci ai giorni nostri, con un comunicato ufficiale della Regione Lazio che annuncia di nuovo una struttura per la gioventù al Santa Maria della Pietà. Alla cifra stanziata è stato aggiunto uno zero, ma gli ingredienti sono sempre il Giubileo (nel frattempo sono cambiati due Papi), e il lascito alla città di uno studentato dopo l’evento religioso.

C’è da credergli? Riuscirà l’amministrazione Rocca laddove quella Zingaretti ha fallito? Non possiamo saperlo, anche se l’opera stavolta è stata inserita tra gli “interventi essenziali” per il Giubileo e dunque vi sono alcune possibilità in più.

L’ostello è molto importante per due motivi: il primo riguarda il magnifico complesso ospedaliero in rovina da troppi anni e che non riesce a trovare un suo futuro. Una struttura dedicata ai giovani potrebbe costituire l’embrione per futuri sviluppi dei padiglioni. Il secondo interessa gli studenti di questa città, costretti a rivolgersi solo al mercato privato degli affitti con stanze piccole e sgangherate offerte a 600 euro al mese. Un ostello serve a calmierare i prezzi e costituisce un rifugio indispensabile per chi viene a studiare nelle università capitoline.

Tutte le città universitarie hanno più ostelli sul proprio territorio, alcuni dei quali gestiti direttamente dagli atenei o dai comuni. Nella capitale vi sono solo strutture private, per lo più costose e poco appetibili per soggiorni lunghi. Dunque se davvero il Padiglione 10 del Santa Maria della Pietà potrà accogliere i pellegrini nel corso del 2025 e poi restare come luogo dedicato ai giovani universitari fuori sede, non potrà che essere un’ottima notizia.

E sarebbe utile che le università romane, con la collaborazione di Regione e Campidoglio, adottassero il meccanismo in uso a Milano chiamato “Prendi in casa uno studente“. Si tratta della coabitazione tra un pensionato e un giovane non residente per condividere l’alloggio. Gli ospiti non pagano un vero affitto ma contribuiscono alle spese della casa con un rimborso calmierato di 250 o 280 euro/mese. Il pensionato può godere della compagnia di un giovane e risparmiare sulle tasse dato che il rimborso non è soggetto a cedolare secca. Lo studente può sentirsi accolto in un ambiente familiare e ottenere una camera a prezzi contenuti.

Dunque ben vengano gli ostelli pubblici, ma attenzione anche alle nuove formule di coabitazione che stanno prendendo piede in molte città italiane.


Sul Santa Maria della Pietà leggi anche

S. Maria della Pietà: la città dei pazzi che non riesce a entrare nel futuro | Diarioromano

Santa Maria della Pietà: ai sogni e agli annunci si aggiunge il Pnrr | Diarioromano

 

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Emanata l’ordinanza contro le OSP abusive, ma solo per quelle totalmente abusive nel sito UNESCO.
Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
@TUTraP_APS

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