L'irresponsabile gestione delle manutenzioni negli anni passati ha portato alla scadenza della revisione per la gran parte dei treni della metro A. I prossimi saranno anni difficili

Per spiegarvi seriamente questa storia, dobbiamo partire da una favoletta.

Immaginate di avere un’attività commerciale con 2 furgoni. In realtà solo 1 è indispensabile, ma l’altro è di riserva per quando il primo è fermo per manutenzione, o in casi eccezionali quando dovete trasportare molta merce. A 100.000 km c’è il tagliando obbligatorio (non potete fare 1 solo km in più) e l’officina ci impiega 6 mesi.

Anziché utilizzare i mezzi con avvedutezza, vi piace fare gli spacconi, dare l’impressione di avere tanto lavoro, e girate un giorno con un furgone ed un giorno con l’altro, anche solo per portare un pacchettino. Ad un certo punto un furgone raggiunge i 100.000 km e va in officina, e l’altro ne ha 99.000 di km. Siete in crisi, ma anziché centellinare i residui 1.000 km con la massima attenzione, continuate a largheggiare ed in breve rimanete a piedi. Per mesi.

Per evitare queste situazioni, in Ingegneria si usa un grafico dove tutti i mezzi, messi in ordine, devono avere i km residui sopra una linea di crisi. Se un mezzo si trova sotto la linea, significa che si fermerà quando il mezzo precedente è ancora fermo in manutenzione, e quindi ci saranno più veicoli in officina.

La situazione della Metro A è una cosa del genere (grafico sotto): la maggior parte dei treni ha accumulato lo stesso numero di km e sono quasi tutti arrivati alla scadenza della revisione.

 

 

La questione è ben nota da tempo agli addetti ai lavori, eppure la Metro A ha continuato a macinare km come nulla fosse, anche durante i primissimi mesi della pandemia, quando i vagoni erano pressoché vuoti. Certo, un servizio eccezionale (grafico sotto), l’unico perfettamente in linea con gli obiettivi del Concordato, ma … perché non “rallentare” un po’ e risparmiare preziosi km? Perché non tenersi dei km di riserva per quando sarebbe ripartito tutto, e specialmente per il Giubileo? Mistero. Forse perché veniva prima il Concordato, la propaganda, e molto poi i cittadini?

Qualcuno spieghi, cortesemente.

 

 

Per scongiurare l’imminente blocco della Metro A già nel 2022, il Comune ha dovuto chiedere al MIMS delle proroghe alle revisioni. Ma queste mitigheranno e rimanderanno solo di un po’ il problema. Se tutto andrà nel migliore dei modi, è abbastanza verosimile aspettarsi questo scenario:

  • per tutto il 2023, un calo di servizio almeno del -12%
  • 1° semestre 2024, già da inizio anno un crollo repentino del -50%
  • 2° semestre 2024, un recupero verso -37% a fine anno
  • 1° semestre 2025 – in pieno Giubileo – lento recupero verso il -12% (obiettivo comunque difficile da raggiungere), e poi così fino tutto il 2026. Ritorno alla piena normalità con tutti i treni non prima del 2027.

 

Solo ATAC ed il Comune sanno come stanno esattamente le cose: se il crollo inizierà già nel 2° semestre 2023, se ci sono allo studio ulteriori proroghe straordinarie dal MIMS ed il calo sarà più contenuto. Ma al momento è difficile ipotizzare uno scenario migliore.

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