Stefàno: “Non mi ricandido. Virginia confermata senza neanche un dibattito”

L'esponente storico dei 5stelle romani lancia una pesante critica ai 5 anni di amministrazione. "Cosa è cambiato per non ripetere gli stessi errori?"

 

Non sempre abbiamo condiviso le posizioni di Enrico Stefàno ma negli ultimi otto anni è stato uno dei più seri, onesti e competenti interlocutori della politica romana.

Il suo annuncio di ieri è una sconfitta per la città che si priverà nelle sue sgangherate istituzioni di una persona perbene ma è anche un punto di orgoglio per chi ancora crede nel valore della coerenza. Sì perché Enrico, dichiarando di non volersi ricandidare alle prossime amministrative, dimostra il suo attaccamento ai princìpi del Movimento 5Stelle e soprattutto una visione lucida sul futuro della Capitale.

Ci perdonerete se lo chiamiamo Enrico, come se fosse un amico, perché in fondo un po’ amici lo siamo. Chi scrive lo conobbe in una piovosa serata di inverno in un teatro a San Lorenzo, molti anni fa. I grillini a Roma non si erano mai presentati e cercavano di conoscere i rappresentanti dei comitati e delle associazioni più attive. Ci chiamarono come associazione bastacartelloni per tenere un intervento di fronte ad un piccolo gruppo di iscritti. Enrico presentava la serata e il collega Lester Salis ed io fummo invitati a raccontare la nostra esperienza. Rimasi colpito dalla forza e dall’onestà che vidi nei suoi occhi e quando, alla fine dell’evento, ci chiesero dieci euro a testa per pagare la sala che ci aveva ospitati capii che eravamo di fronte a qualcosa di molto differente dalla solita politica dei partiti.

Oggi, a distanza di dieci anni, le parole scritte da Stefàno su Facebook dimostrano che quella piccola rivoluzione è ancora viva. Non più tra i vertici dei 5Stelle (ormai brutta copia dei partiti tradizionali), ma tra tanti iscritti e alcuni eletti.

La spartizione tra Gualtieri e Virginia Raggi (non l’accordo, ma ripetiamo “la spartizione”) è stata troppo per chi ancora porta con sé l’entusiasmo di quegli anni e la voglia di cambiare. “Per carità – scrive Stefàno nel suo post su Facebook – forse Virginia Raggi è il candidato ideale per il Movimento a Roma. Mi sarebbe però piaciuto arrivare a questa conclusione attraverso un confronto prima all’interno del Consiglio e della Giunta, poi all’interno del Movimento. E infine con un sano confronto con la città. Perché sì abbiamo raggiunto risultati, ma abbiamo anche commesso tantissimi errori. Vorrei capire cosa faremo e cosa è cambiato affinché non si ripetano“.

Parole importanti che raccontano la cocente delusione di chi crede davvero nella democrazia anche all’interno dei partiti.

Stefàno ricorda che per la prima volta nella storia della Roma repubblicana, il Sindaco ha perso 5 Municipi, molti consiglieri e cambiato chissà quanti assessori eppure tutto questo non merita una riflessione ma si va avanti con post su Facebook, like dei fan e annunci prima dei passaggi nelle sedi istituzionali.

E poi l’affondo su quello che è davvero il peccato più grave di questa amministrazione:  “Il dibattito sul futuro della Capitale di un paese del G7 è completamente assente“. Lo abbiamo scritto più volte e fa piacere che una persona onesta intellettualmente come Stefàno lo riconosca. In questi anni non si è partorita neanche un’idea di quello che dovrà essere Roma di qui al 2040. Non una strategia, una visione, un sogno. Il massimo che si è fatto è gioire per una strada asfaltata o un giardino con l’erba sfalciata.

Qualcosa questa amministrazione la lascerà in eredità. Pensiamo alla delimitazione di molte corsie preferenziali; alla creazione di tanti chilometri di piste ciclabili; alle pedonalizzazioni. Ebbene la gran parte di questo lavoro è frutto dell’impegno di Enrico Stefàno, della sua tenacia e della sua visione. Perché lui è tra i pochi consapevoli del fatto che l’auto privata non può essere il mezzo di trasporto della stragrande maggioranza, che servono infrastrutture, che le metro non sono il male e che le ztl salvano il commercio invece di ucciderlo.

Su altri fronti la sua battaglia l’ha persa come quando tentò di rincarare il costo orario delle strisce blu o provò a far pagare la sosta anche ai residenti delle grande arterie commerciali. Ma il lavoro che avrebbe potuto fare era ancora tanto. Ecco perché scrive che gli “sarebbe piaciuto dare continuità a quanto fatto in questi anni”. 

Ma evidentemente le condizioni non ci sono più o meglio non ci sono nel Movimento 5Stelle di oggi. Aveva provato a costituire un gruppo, una sorta di corrente, insieme ai consiglieri Terranova, Sturni, Iorio, Tabacchi e Agnello ma senza successo. Forse Enrico avrebbe potuto prestare la sua competenza ad altri candidati, ad altri partiti, ma evidentemente preferisce “saltare un giro” e magari tenersi pronto per correre alle elezioni del 2026.

Tempo ne ha, è nato nel 1987 e lo aspetta ancora una lunga vita politica, ma il suo approccio mancherà in Campidoglio. Mentre gli altri consiglieri grillini, una volta eletti, hanno smesso di ascoltare i cittadini, Stefàno è stato sempre disponibile a rispondere ai messaggi. Ha costantemente riferito il lavoro della commissione mobilità che ha presieduto, ha lavorato duramente pure nei momenti importanti della sua vita personale come il matrimonio e la nascita di un figlio.  Non ha nascosto il dissenso nei confronti del suo collega De Vito che riprese con poco tatto politico la presidenza dell’aula dopo un lungo periodo di carcerazione. In quei mesi Stefàno aveva diretto con capacità il consiglio comunale e si dimise dal ruolo di vice presidente vicario in segno di contrarietà.

E’ stato un buon protagonista di una brutta stagione politica, come un film dalla pessima regia ma recitato da un bravo attore. Si potrebbe ricordare l’episodio della multa che i Vigili gli comminarono perché con la sua bicicletta era entrato da un ingresso riservato alla Polizia Locale: “Troppo facile prendersela con le bici e trascurare chi parcheggia in doppia fila pochi metri più in là”, tuonò dimostrando di non abbassare la testa di fronte le ingiustizie. A noi piace ricordare l’impegno costante che mise per la riforma dei cartelloni pubblicitari durante la consiliatura Marino: dai banchi dell’opposizione si mosse nell’interesse della città e non di una parte.

“Onestamente non so cosa farò in futuro”, scrive chiudendo il suo post. E noi crediamo che le occasioni per una sua partecipazione alla vita attiva di Roma non mancheranno.

Avrebbe potuto garantirsi un posto in una giunta Pd-5Stelle e invece ha preferito un salto nel buio. In fondo, come scriveva Seneca, “solo colui che è coraggioso è davvero libero”.

 

 

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Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

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