Se Roma e Lazio avranno il loro stadio, quale futuro per l’Olimpico?

L'impianto si allontanerà dal calcio ma occorre fin da subito indicarne una funzione utile alla città. Forse sarà un luogo per altri sport e concerti. La demolizione della copertura

Il piano dello stadio della Roma a Pietralata va avanti a passi spediti. Pochi giorni fa è partito ufficialmente il dibattito pubblico sulla realizzazione dell’infrastruttura. Saranno organizzati incontri ed eventi per ascoltare comitati, cittadini e associazioni.  Questa fase si chiuderà il 30 novembre e subito dopo (probabilmente entro febbraio 2024) sarà presentato il progetto definitivo. C’è chi azzarda una previsione: i giallorossi giocheranno il campionato 2027 nel nuovo stadio.

Sull’altro fronte, Claudio Lotito, patron della Lazio, ha ribadito l’intenzione di avere uno stadio per la sua squadra. In un’intervista radiofonica ha spiegato che anche l’ufficio della Lega Calcio che si occupa delle infrastrutture sportive si è attivato e che presto i bianco-celesti potrebbero presentare una proposta concreta, tra le quali non si esclude la riqualificazione del Flaminio. Dunque l’ipotesi che era circolata negli anni scorsi di una Roma con uno stadio tutto suo e di una Lazio che continui ad usare l’Olimpico sembra tramontata, dato che entrambe le squadre capitoline vogliono un impianto dedicato e di proprietà.

Lo stadio di proprietà porta incassi molto alti perché permette di “vendere” il brand. Solo per citare la Premier League inglese, nel 2017¹ il Manchester United ha ricavato 26,2 milioni di sterline dalla cessione dei diritti del proprio stadio. Il Chelsea, ha incassato 17,7 milioni di sterline per lo stesso motivo e 15,5 il Tottenham. Si tratta quindi di un business assai più redditizio rispetto alla gestione ordinaria delle squadre che ormai vivono soprattutto di diritti televisivi e hanno bilanci non sempre positivi.

Ecco perché sia i Friedkin che Lotito, difficilmente rinunceranno al progetto e anzi si impegneranno a portarlo avanti a tutti i costi. Nell’arco dei prossimi cinque anni l’Olimpico potrebbe essere abbandonato dal calcio e ad oggi nessuno ha pianificato quello che sarà il suo destino. Si tratta di un impianto dalla grande storia, che proprio nel 2023 ha compiuto 70 anni. Ha ospitato eventi di rilievo mondiale ed è incastonato in un meraviglioso complesso architettonico. Inoltre qui arriverà la metro C, con una fermata dedicata proprio per un collegamento su ferro dell’intero Foro Italico.

L’Olimpico è di proprietà di Sport e Salute, l’azienda pubblica (fa capo al Mise) che dovrebbe tracciargli una strada ma al momento di concreto non c’è nulla. Il Ministro per lo Sport, Andrea Abodi, a margine degli Internazionali di Tennis, aveva ipotizzato l’eliminazione della copertura che fu realizzata per i mondiali del ’90. L’enorme tetto bianco di 14 mila metri quadri costituisce una “violenza all’armonia di Monte Mario“, disse Abodi il quale ha anche sognato di spostare tutti gli uffici che attualmente hanno sede all’interno dello Stadio. Ci sono le federazioni di Nuoto e Ciclismo a cui trovare una nuova collocazione, mentre quella del Tennis dovrebbe già aver individuato un luogo adeguato per la presidenza e la tv SuperTennis.

Dunque si profila un futuro dell’Olimpico senza più calcio, senza uffici delle Federazioni e senza tetto bianco. Ma per cosa sarà usato? Prova a rispondere Vito Cozzoli, presidente di Sport e Salute che lo immagina luogo per il rugby, l’atletica, i concerti musicali. E già da da qualche mese è diventato anche un sito da visitare, come avviene al Santiago Bernabeu di Madrid. “Il secondo giorno da presidente sono andato allo Stadio, ho calpestato l’erba, mi sono emozionato e ho pensato che questa emozione doveva essere condivisa“, ha raccontato Cozzoli al Corriere della Sera. Mediamente oggi ci sono dai 500 ai 600 visitatori al giorno.

E poi nel 2025 all”Olimpico si terranno due eventi legati al Giubileo. Insomma, sebbene il suo futuro non sia ancora delineato con chiarezza, lo stadio del Foro Italico sarà sempre più orientato verso iniziative non calcistiche e finirà probabilmente per slegarsi del tutto dal pallone nell’arco dei prossimi cinque anni.

Sarebbe importante iniziare a pensare fin da subito ad un uso più definito dell’impianto perché le parole di Abodi e Cozzoli sono ricche di entusiasmo ma nascondono una certa confusione. Si tratta pur sempre di una infrastruttura pubblica che dovrà giocare un ruolo determinante date le sue dimensioni e la sua storia. E immaginarne il destino da oggi eviterà rischiose chiusure e abbandoni. I casi del Flaminio, dell’Ippodromo di Tor di Valle, di Capanelle e del Velodromo devono essere di insegnamento.

¹Market Rates of Premier League Stadium Naming Rights by Duff & Phelps


Le immagini di questo articolo sono tratte da Wikimedia Commons

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