Se in giunta e in consiglio non ci sono delibere da approvare!!!

Siamo stati spesso molto critici con i grandi giornali, ma anche pronti a riconoscere quando svolgono un buon lavoro tanto che è vero che abbiamo creato una rubrica sulla nostra homepage intitolata “la buona stampa”, dove raccogliamo articoli interessanti su Roma.

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Buona stampa è quella delle due paginate di ieri nella cronaca romana de il Messaggero che non possono lasciare indifferenti. I giornalisti De Cicco e Canettieri hanno spulciato il lavoro della giunta e del consiglio comunale mettendo in risalto risultati sconfortanti. Risultati che gli stessi consiglieri capitolini 5stelle ammettono dato che, in una riunione a porte chiuse (altro che streaming), hanno fatto l’elenco degli assessori svogliati e distratti. Insomma un bilancio dell’esecutivo Raggi del tutto insoddisfacente perfino per i più ortodossi della linea grillina.

L’assemblea capitolina è ferma per mancanza di delibere. Dalla giunta non arriva nessun provvedimento da discutere. Sono già nove volte che l’aula di Giulio Cesare viene sconvocata per mancanza di argomenti. Eppure a guardarci intorno le cose da fare sono non poche (!)

Anche facendo il raffronto con le precedenti amministrazioni la giunta esce sconfitta: in 15 mesi, Alemanno approvò 673 delibere, Marino 454 mentre la Raggi si ferma a 373. Non è la quantità –  direte voi – a segnare una buona amministrazione. Occorre guardare alla qualità e al contenuto dei provvedimenti. Ebbene secondo lo studio del Messaggero, neanche il lavoro del Consiglio Comunale è caratterizzato dalla qualità: delle 217 delibere approvate in aula, ben 154 sono relative al riconoscimento di debiti fuori bilancio. Si tratta insomma di formalità e non di voti relativi a veri provvedimenti.

Di fronte a questa anoressia da delibere, suona molto strana la lunga nottata voluta da Andrea Coia per approvare la riforma dell’ambulantato. Una no-stop, a fine maggio, durata fino alle 6.00 del mattino pagando straordinari a vigili e funzionari d’aula che poi nel resto dei mesi sono stati con le mani in mano. Il 30 settembre è stato votato il bilancio consolidato e poi dieci giorni di ferie per i consiglieri che già per tutto agosto erano stati lontani da palazzo senatorio. E’ ovvio che così facendo le spese per la gestione dell’Aula siano inferiori a quelle delle precedenti consiliature. A luglio il presidente De Vito, Frongia e Mazzillo (uno dei tanti assessori al bilancio) si vantavano di aver speso solo 1,1 milioni contro i 7 di Alemanno e i 4 di Marino. Ma se il consiglio non lavora è troppo facile!

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La spiegazione viene indirettamente da una riunione segreta (che poi così segreta non è stata) tra i presidenti di commissione e Virginia Raggi. Coia, Stefàno, Zotta, Eleonora Guadagno si lamentano con la Sindaca dell’inefficienza e della lentezza dei suoi assessori. Coia se la prende con Adriano Meloni: “Si occupa solo di turismo e per il resto, cioè per il commercio, è assente”. E’ pur vero che se i provvedimenti sul commercio sono quelli che propone Coia, meglio non far nulla (!)

Maria Teresa Zotta, che presiede la commissione scuola, accusa Laura Baldassarre di scarsa presenza come quando partì in vacanza per la Svezia mentre veniva sgomberato via Curtatone. Enrico Stefàno, alla guida della commissione Mobilità, manda a dire a Linda Meleo che deve darsi una mossa. E non poteva mancare la visione complottista che caratterizza  ogni assemblea grillina che si rispetti: “Il problema è che gli staff degli assessori sono pieni di gente del Pd. Sono loro a dettare la linea”, dice qualcuno. Mancavano solo le scie chimiche e i vaccini assassini. Ma a prescindere dalle peculiarità pentastellate, la fotografia che emerge da queste riunioni e dai numeri delle delibere è preoccupante.

I palazzi che gestiscono la città sono aperti a mezzo servizio. Le idee latitano. E tra assessori e commissioni invece dell’appoggio reciproco, c’è diffidenza. Qualcuno dirà che si tratta dei soliti retroscena dei giornali poco credibili. Ma lo scarso lavoro del consiglio comunale è confermato dai numeri. Un’amministrazione che dà prova di essere del tutto inadeguata e non ha più la scusa di aver iniziato da poco il proprio mandato.

 

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