Roma non vuole sentire parlare di vuoto a rendere. Eppure il vetro è ricchezza

Laddove non arrivano le istituzioni ci pensano i privati: le aziende che già lo adottano. I dati sugli enormi risparmi energetici frutto del recupero delle bottiglie

 

In via Appia Nuova qualcuno si è dedicato a raccogliere le bottiglie di birra trovate nello spartitraffico centrale per crearne una sorta di composizione. Scene meno edificanti di questa sono diffuse in tutta Roma, con parchi, giardini e aiuole cosparse di vetro gettato senza alcun criterio.

In questi mesi nei quali il tema dell’energia è considerato fondamentale, si aggiunge un motivo in più per riciclare le bottiglie che vengono prodotte all’interno di forni molto costosi in termini di bollette elettriche o del gas. Diverse fabbriche, soprattutto al nord, hanno interrotto la produzione perché non conveniente dal punto di vista economico. Questo comporta una minore quantità di vetro in circolazione e un conseguente aumento del prezzo. L’Italia è il secondo produttore europeo con sei milioni di tonnellate l’anno che per fortuna finiscono in buona parte per essere riciclate. Il tasso di recupero del nostro Paese è tra i più alti ma se non avessimo città come Roma, l’Italia segnerebbe dei record. La capitale, invece, resta indietro proprio perché i suoi abitanti non hanno la percezione di quale sia il valore di una bottiglia.

Come diariroromano ripete da anni, l’elemento di svolta sarebbe il vuoto a rendere, un meccanismo molto diffuso nel nord Europa che qui da noi non decolla. Se il vuoto a rendere venisse introdotto a Roma, scene come quelle delle fotografie non le vedremmo più perché sarebbe nell’interesse di chi ha bevuto da quella bottiglia consegnarla al supermercato, al vinaio, al ristorante.

Se non ci pensano le istituzioni, ci arrivano i privati. Numerose imprese hanno deciso di adottare questa politica che comporta un imponente risparmio in termini di costi e un’attenzione all’ambiente rilevante.

Peroni, ad esempio, ha realizzato uno stabilimento in grado di produrre 50 mila bottiglie in un’ora, con un formato standard che può essere utilizzato anche da altre marche. Chi consegna indietro la bottiglia avrà uno sconto sull’acquisto di una birra o una somma in denaro. Ogni contenitore di Peroni si può riutilizzare fino a 18 volte.

Fino a 30 volte, invece, la bottiglia di acqua Levico che incentiva il vuoto a rendere con sconti o buoni spesa e così fanno Ichnusa, Acqua Frisia e gli alcolici del gruppo Bonollo.

Se il Campidoglio si mettesse in scia e provasse a stringere accordi con catene di supermercati, bar, etc nell’arco di poche settimane avremmo le strade pulite oltre a fare un favore all’ambiente. Solo nel 2019, l’uso del rottame (cioè il vetro a pezzi) ha consentito un risparmio di energia diretta e indiretta pari a 2,5 milioni di barili di petrolio.

Questo si traduce in una riduzione delle emissioni in atmosfera di 2,2 milioni di tonnellate di CO2. Ma non basta, dato che non sono state usate materie prime vergini, solo nel 2019 il riciclo ha consentito di risparmiare 3,6 milioni di tonnellate di sabbia, soda, carbonati¹.

Dato che la politica si riempie la bocca di transizione ecologica, costringe chi ha un’auto euro 3 alla rottamazione, limita l’accensione dei riscaldamenti e così via, non si comprende perché un comune come quello di Roma non possa seguire questa strada, già abbondantemente battuta con successo in Germania e molti altri paesi.

Nel 2017 il deputato uscente dei 5Stelle, Stefano Vignaroli, aveva ottenuto un piccola ma significativa vittoria: un decreto del Governo che si limitava a regolamentare il vetro venduto negli esercizi di somministrazione. Questo significa che il barista o il ristoratore avrebbero dovuto pagare una piccola cauzione (compresa tra 5 e 30 centesimi) al loro fornitore. Questi gliela avrebbe restituita al momento della resa della bottiglia. Trattandosi di migliaia di bottiglie a settimana, il barista avrebbe dovuto avere tutto l’interesse a renderle al grossista.

Come sia finita non è dato sapere. A diarioromano risulta che pochissimi grossisti abbiano applicato quella norma anche se non disponiamo di dati precisi, per cui sarebbe interessante riuscire a reperirli (cosa non facile).

Come funziona negli altri paesi: in Germania, in qualunque supermercato e in molti bar o negozi di alimentari, si può conferire il vetro, l’alluminio o la plastica in Pet e in cambio si ottiene un buono sconto da utilizzarsi subito alla cassa. Si può anche fare una donazione in beneficenza e il buono viene scaricato dalle tasse (il metodo è chiamato Pfand).

Negli Stati Uniti, il BottleBill ha provocato una riduzione del 70% dei rifiuti da imbottigliamento. In Australia, addirittura dell’85%. Il sistema è in uso in 40 paesi occidentali, tra cui la Danimarca, Estonia, Finlandia, Norvegia, Svizzera, Ungheria.

A Roma arriverà mai?


¹Dati tratti da Coreve

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D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

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