“Roma è l’unica grande città italiana a non avere un termovalorizzatore”

Intervista a Francesco Capone, esperto nella gestione dei rifiuti e candidato di Azione. "Più isole ecologiche e fusione tra Ama e Acea". Il porta a porta è un obiettivo a tendere

 

Se nella contesa elettorale per il Campidoglio è pacifico che dalla crisi dei rifiuti si potrà uscire solo progettando impianti di smaltimento ubicati sul territorio del comune o dell’area metropolitana, oggi vogliamo approfondire il tema del modello di raccolta.

Ne parliamo col dott. Francesco Capone, che ha ricoperto il ruolo di Dirigente in a2a durante la crisi dei rifiuti di Napoli lavorando al Termovalorizzatore di Acerra, poi in Waste Italia ed oggi in Egea e in Dimensione Ambiente.

Fa parte di Azione, il partito fondato da Carlo Calenda e ha contribuito a scrivere il programma sui rifiuti per Roma di quel partito, oltre ad essere candidato consigliere in II Municipio.

 

Diarioromano – Dott. Capone l’attuale modello di raccolta dei rifiuti a Roma che prevede quasi solo raccolta stradale tramite cassonetti di tipo tradizionale pensa sia adeguato agli obiettivi di una efficiente economia circolare?

 

Francesco Capone – Il problema vero non è se un sistema di raccolta o un altro sistema di raccolta sia più o meno adeguato ad una efficiente economia circolare ma che possa adattarsi in maniera efficiente alle caratteristiche del luogo dove è effettuata la raccolta. Per essere più chiari le dico una cosa. Alle persone sfugge un particolare: esiste una percentuale di scarto della raccolta differenziata che influenza in maniera rilevante i dati reali della raccolta differenziata. Ad esempio: Milano dichiara ad ISPRA il 70% di raccolta differenziata. È un dato reale, non falso, ma è un dato “lordo” per cui quando poi fai il netto della raccolta ti trovi con il 15/20% in meno. Tuttavia, sono dati che non sono compresi nel conteggio dell’ISPRA perché una volta negli impianti di riciclo i rifiuti degli impianti sono rifiuti industriali e seguono quel ciclo che, com’è noto, non è un settore in crisi. A Milano c’è la raccolta porta a porta. Con il piano rifiuti di Carlo Calenda la qualità della raccolta differenziata aumenta a prescindere dalla metodologia di raccolta. La raccolta stradale, avviata ad impianti di selezione, aumenta la qualità della differenziazione, la raccolta porta a porta degli esercizi commerciali aumenta la qualità della raccolta differenziata e quindi la modalità di raccolta diventa un aspetto marginale. È vero, il porta a porta è la migliore modalità di raccolta ma è anche la più costosa. Può essere un obiettivo “a tendere” ma non può essere una modalità da implementare in maniera velleitaria istantaneamente. Per chiarire: al I Municipio, per esempio, il porta a porta può essere una necessità ma al II Municipio il cassonetto interrato può consentire una raccolta di buona qualità ed efficiente. La raccolta deve essere, insomma, a misura delle necessità della zona dove si svolge. È il ciclo in generale e la sua chiusura che determinano l’adeguatezza agli obiettivi di una efficiente economia circolare.

 

DR – Tuttavia alcuni osservano che un incremento della qualità dei rifiuti raccolti non giustificherebbe l’aumento dei costi rispetto all’attuale modello prevalente della raccolta stradale. Lei è in grado di stimare il miglior rapporto costi/benefici tra un modello porta a porta più esteso e l’attuale raccolta stradale?

 

Il rapporto costi/benefici si deve fare a chiusura del ciclo e non disponiamo di dati al momento. Ciò che si può dire è che, in termini assoluti, il porta a porta è un metodo decisamente più costoso e che necessita di alcune condizioni.

Ripeto, il porta a porta deve essere un obiettivo “a tendere” non ci sono luoghi dove la raccolta porta a porta è inattuabile, ma tale tipo di raccolta necessita di una logistica molto complessa e di precondizioni per le quali il raggiungimento dell’obiettivo deve essere preceduto da uno studio approfondito e da azioni che servano a preparare il terreno a questa soluzione. Una buona azione preparatoria può rendere sostenibile il maggior costo del PAP. Nel frattempo, si potrebbe comunque pensare alla installazione di cassonetti di nuova generazione con telelettura in modo da sapere da remoto i livelli di capienza ed ottimizzare così il giro di raccolta dei mezzi. E sorvegliarli con telecamere, magari installate sui pali della luce nei pressi.

 

DR – Questa sua ultima frase fa emergere un altro punto importante del programma da lei redatto e cioè l’incorporazione di AMA dentro ACEA. Perché è così importante? È vero che tale fusione farebbe decadere l’attuale contratto di servizio che quindi potrebbe essere riscritto? E se sì con quali modifiche?

 

È importante perché Roma, oltre ad essere l’unica grande città italiana a non avere un termovalorizzatore per gestire il ciclo è anche l’unica grande città italiana che ha una Multiutility monca, ovvero senza un grande settore ambientale. Se le altre città come Milano, Brescia, Bergamo, Bologna, Torino, Genova, Parma, molto più piccole e meno importanti di Roma per storia e ruolo dispongono di aziende quotate in borsa ed efficienti non vedo perché  Roma non possa avere le stesse opportunità. Al di là di questa ragione di orgoglio esiste una seria ragione industriale. AMA non è un’azienda che lavora con modalità industriali e non lo fa principalmente perché è una azienda “in house”. Far parte di una azienda quotata in borsa e che lavora con modalità industriali significa liberarla e consentirle di essere una protagonista del panorama industriale italiano nel campo dei rifiuti.

È vero, una fusione societaria dove il Comune conferisce ad ACEA la controllata AMA può comportare la scadenza anticipata del contratto di servizio con il Comune di Roma. In tal caso bisognerebbe procedere a mettere a gara il servizio di igiene urbana e la neonata ACEA con AMA nel suo ambito dovrebbe partecipare alla pari con altri operatori economici.

Se però è l’acquisizione di AMA ad essere messa a gara, chi vince la gara “conquista” anche il contratto di servizio con il Comune di Roma. L’operazione di fusione dovrà essere ben studiata ed organizzata per assicurare ad AMA ed alla città di Roma il meglio.

 

DR – Il numero delle isole ecologiche, a giudicare dalle lunghe file che si formano ormai ad ogni orario, sembra insufficiente per le esigenze dei romani. Lei pensa che sia necessario aumentarne il numero, gli orari e i giorni di esercizio? E se sì quante pensa che sia necessario realizzarne?

 

FC – Le isole ecologiche, che preferisco chiamare Centri di Raccolta, devono essere certamente aumentate. Quelle esistenti sono insufficienti ma la cosa peggiore è che non sono uniformi. Vede, le isole ecologiche operate da AMA non accettano, tutte, tutti i tipi di rifiuti ma, spesso, il cittadino è costretto a cercare sul sito internet di AMA dove poter portare il rifiuto da conferire.

L’isola ecologica si può attivare facilmente e può accogliere tutti i tipi di rifiuti differenziati tranne quelli organici. Inoltre l’isola ecologica può essere un ottimo metodo di incentivazione che ottieni attraverso un meccanismo premiale del conferimento dei rifiuti ai Centri di Raccolta. Se solo si vuole “copiare” la metodologia di GEOFOR, Azienda Ambientale di Pisa e della gran parte della sua Provincia si possono organizzare un numero adeguato di Centri di Raccolta per ogni Municipio Romano dove il cittadino, dopo aver pesato il rifiuto lo ripone negli appositi contenitori. La pesatura, che viene associata all’utente attraverso il tesserino del codice fiscale, dà diritto ad uno sconto sulla tariffa rifiuti. Il metodo presenta molteplici vantaggi:

  • È possibile selezionare in maniera migliore i rifiuti da riciclare (nella raccolta stradale non è possibile, ad esempio, selezionare le pile che vanno a finire nell’indifferenziato, nei centri di raccolta è invece possibile);
  • È possibile aumentare considerevolmente le categorie merceologiche. Si possono invitare i cittadini a conferire l’olio di cottura, le rimanenze delle vernici, gli sfalci e le potature che anche adesso è possibile conferire ma che, in assenza del meccanismo premiale, non raggiungono livelli elevati in termini di quantità;
  • Il meccanismo premiale invoglia sensibilmente la cittadinanza ad utilizzare i Centri. Si può nutrire la concreta speranza che a Roma non si trovino più frigoriferi, lavatrici ed in genere i rifiuti ingombranti per strada. Il loro notevole peso, con relativo sconto sulla tariffa potrà essere elemento determinante nella scelta di conferire questi rifiuti presso i Centri di Raccolta;
  • La qualità della raccolta differenziata è la migliore possibile perché la selezione avviene sotto il controllo del personale dell’Azienda. Le percentuali di contaminazione delle varie materie si annullano;
  • Il Centro di Raccolta diviene un vero e proprio impianto ed è produttivo di reddito e la sua gestione può essere sottoposta ad un vaglio qualitativo.

Attualmente AMA presenta il servizio “gratuitamente”. Leggendo le istruzioni sul sito internet sembra quasi che AMA faccia una cortesia all’utenza nell’accettare gratuitamente il conferimento. È profondamente sbagliato. È l’utente che fa uno sforzo nel non pretendere, dopo che paga la più alta tariffa d’Italia, che i rifiuti AMA se li venga a prendere a casa e senza ritardo, la collaborazione va pagata.

Il programma della lista Calenda prevede più Centri di Raccolta per ogni Municipio, almeno due per ognuno, che accolgano tutti i tipi di rifiuti non organici.

 

DR – Veniamo al vero e proprio nodo gordiano del problema rifiuti a Roma: un termovalorizzatore è assolutamente necessario per chiudere il ciclo dei rifiuti sul territorio romano?

 

FC – Le rispondo con una domanda: esiste una grande città italiana con un ciclo dei rifiuti economicamente ed ecologicamente sostenibile che ne sia priva? E’ assolutamente necessario progettarne uno nel medio periodo o procedere al raddoppio di quello di San Vittore che è di proprietà di ACEA.

Ripeto: Roma deve avere il suo termovalorizzatore. Il ciclo dei rifiuti è tale se vengono sfruttate tutte le sue opportunità. Un termovalorizzatore rende e rende anche in maniera notevole. È sicuro e non è il mostro che si vuole dipingere.

 

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