Ricandidatura Raggi: qualche sana riflessione nel M5S (ma anche fuori)

Enrico Stefàno annuncia la sua contrarietà alla ricandidatura Raggi, nel metodo e nel merito, suggerendo un approccio simile a quello proposto da Cuperlo e dalla Bianchi

Della ricandidatura di Virginia Raggi a sindaco di Roma abbiamo detto a caldo quello che ne pensiamo. In estrema sintesi, la giudichiamo l’ennesimo segnale di inconsapevolezza dei propri limiti da parte dell’attuale sindaco, ma in sostanza anche irrilevante per l’esito delle elezioni del prossimo anno, essendo noi convinti che ben pochi romani saranno disposti a ridare fiducia a chi ha trattato così male Roma e i romani.

Senza molte sorprese la decisione della Raggi è stata accolta favorevolmente da esponenti di spicco del M5S. Ecco il tweet di supporto di Di Maio:

 

 

E questo è quello di Grillo (ma il comico non le aveva consigliato di lasciarla stare la “gente de fogna” di Roma?):

 

 

 

Nulla dall’attuale capo politico del MoVimento, Vito Crimi, probabilmente perché almeno lui prova a tener presente che una delle regole fondanti del M5S è il vincolo dei due mandati per gli eletti e che prima di ricandidarsi la Raggi avrebbe dovuto ottenere una deroga. D’altronde era stato il precedente capo politico, Luigi Di Maio, a spiegare nel 2018 in maniera inequivoca come una tale regola è (era?) immutabile come “l’alternanza delle stagioni”.

 

 

Ma evidentemente le cose e le persone cambiano e gli esponenti del Movimento 5 Stelle non fanno eccezione a questa regola. D’altronde ce li ricordiamo tutti autodefinirsi “portavoce dei cittadini” e una volta raggiunte le posizioni di potere essersi sottratti a qualsiasi tipo di dialogo diretto con i cittadini.

 

In realtà qualcuno che sia rimasto attaccato agli ideali fondanti del MoVimento sembra essere rimasto a Roma. Lo ha dimostrato qualche settimana fa Monica Lozzi, la presidente del Municipio VII che ha lasciato il M5S perché “… delusa e amareggiata per aver creduto in un sogno mandato in frantumi da una classe dirigente non all’altezza e priva di ogni vera visione politica e capacità di ascolto“.

E ieri l’ha dimostrato anche Enrico Stefàno, presidente della commissione mobilità dell’Assemblea Capitolina, il quale in un post sulla sua pagina facebook ha spiegato i motivi della sua contrarietà ad un “Raggi-Bis (quantomeno con questo percorso)“.

Il presidente Stefàno parla prima del metodo della ricandidatura e spiega:

Oggi c’è una regola nel MoVimento, giusta o sbagliata, ma c’è. Vogliamo aprire una riflessione su questa regola? Sicuramente ce ne sarebbe bisogno, e io non sono una persona dogmatica ma assolutamente pratica. E sono d’accordo che debba essere rivista. Ma non a dieci mesi dalla tornata elettorale e quando si è coinvolti in prima persona. Sindaci che proposero la stessa cosa qualche anno fa furono cacciati dal MoVimento e accusati di poltronismo, mi chiedo, cosa è cambiato oggi?

 

Inoltre:

Più in generale, prima di parlare di Raggi Bis, Tris, secondo, terzo e quarto mandato, mi sarebbe piaciuto avviare una seria riflessione interna e un ampio dibattito per discutere di cosa a Roma ha funzionato e cosa no, di quali e quanti errori sono stati commessi (perché ne sono stati commessi) e come evitare di ripeterli in futuro. Degli obiettivi raggiunti e quelli mancati. Tanto per dirne una da oltre due anni siamo senza Assessore ai Rifiuti…

[…]

Insomma, avrei voluto mettere le idee al centro prima delle persone. Fare un percorso “dal basso”, coinvolgendo chi ha capacità e voglia. Che poi sono i principi dai quali è nato il MoVimento. Siamo nati per rompere gli schemi, non per riproporre la brutta copia di quelli vecchi.

 

Passando al merito:

“Ci (ri)presentiamo ai cittadini con i post “trionfanti” di strade asfaltate, alberi potati, ceppi tagliati, panchine riparate e roba simile? Ovvero l’ordinaria amministrazione?
Ritengo invece che dovremmo aspirare a ben altro e andare oltre.
Come la città di Roma vuole rispondere alle sfide che avremo davanti in questi decenni, dai cambiamenti climatici alla crisi economica, come colmare rapidamente il gap infrastrutturale e tornare di nuovo ad essere competitivi e creare lavoro. Di tutto questo non vi è assolutamente traccia nel dibattito cittadino, va detto in tutti i partiti.
E poi soprattutto basta, non se ne può più con questa retorica del passato, con questo vittimismo, con le manie di persecuzione. Basta con questo mito dell’onestà mentre il Presidente dell’Assemblea Capitolina sta a processo per corruzione.

 

È una riflessione sicuramente difficile quella del presidente Stefàno, perché senz’altro verrà tacciato dai tanti pasdaran del MoVimento di lesa maestà, di aver rotto un fronte apparentemente compatto e tutto teso al mantenimento del potere, un potere conquistato con molteplici “vaffa” ma mantenuto con le peggiori pratiche che la partitocrazia abbia mai mostrato.
È però una riflessione che condividiamo in pieno e che mostra attaccamento ai valori fondanti del MoVimento, quelli che in molti avevano fatto sperare in un’occasione di svolta per Roma con l’amministrazione Raggi anche se fin dall’inizio già si intravvedevano segnali preoccupanti.

 

Vorremmo sperare che l’iniziativa di Enrico Stefàno stimoli una riflessione all’interno del MoVimento, affinché invece che ritrovarsi alle prossime elezioni un’inutile riproposizione di Virginia Raggi si possa avere una proposta credibile per il governo di Roma. Ovviamente non diciamo questo per simpatie nei confronti del M5S (chi ci segue sa quanto ciò sia distante dalla realtà) ma perché un’offerta politica, questa volta sì, di qualità da parte loro costringerebbe gli altri schieramenti a darsi una mossa e predisporre qualcosa di altrettanto se non di più credibile.
Temiamo però che di persone come Stefàno, capaci di autocritica e aperte al dialogo, ce ne siano ben poche nel M5S romano e quindi prevediamo che la cosa verrà fatta cadere nel vuoto, come da stile ormai consolidato della ditta.
Monica Lozzi avrebbe potuto essere una possibile sponda per questo tipo di dialogo ma si è chiamata fuori dal MoVimento; inoltre l’adesione della Lozzi ad un movimento così connotato e “divisivo” come quello di Paragone temiamo non aiuterà per nulla eventuali collaborazioni politiche.

 

Detto dell’iniziativa di Stefàno e ribadito il nostro apprezzamento ed appoggio ad essa, vogliamo segnalare un paio di contributi al dibattito cittadino che appaiono andare nella stessa direzione, benché provenienti da un’esponente del PD e da un’animatrice di associazioni cittadine.

 

Il primo è una riflessione di Gianni Cuperlo letta sulla sua pagina facebook.
Scrive tra le altre cose Cuperlo:

Allora, se posso permettermi, ai miei amici e compagni di partito, e non solo, un suggerimento banale lo darei. Lasciate stare per qualche settimana il valzer dei nomi, conservate gazebo e primarie e costi e alleanze per il dopo, e prima di ogni altra cosa convocate una grande assemblea popolare in ciascuno dei Municipi e invitate la rete più vasta di associazioni, forze economiche e del lavoro, il volontariato, chi anima cultura e sport, i soggetti degli spazi pubblici e costruiamo una grande opera di ascolto e raccolta di ciò che dal cuore della città si chiede a un’altra stagione.

Poi convogliamo questa ricchezza in una assemblea anche più larga della città intera dove dare un ordine, un senso, a questo bagaglio e solo allora, come un setaccio, i romani valuteranno quale figura potrà interpretare al meglio l’idea della Roma destinata a chi verrà.

 

Non è questo in fondo qualcosa di simile al “Fare un percorso “dal basso”, coinvolgendo chi ha capacità e voglia.” suggerito da Stefàno?

 

L’altro contributo è quello di Anna Maria Bianchi, animatrice di CarteInRegola, letto sul suo blog del Fatto Quotidiano.
Scrive Anna Maria Bianchi:
“… prima del merito – Raggi è stata una buona sindaca? – voglio parlare del metodo: è così che ci si candida in un Movimento che fino a qualche tempo fa si contrapponeva ai partiti tradizionali come portatore di una vera democrazia “dal basso”, con eletti definiti “portavoce dei cittadini” e con un orizzonte di governo che voleva essere un distillato di rispetto delle regole, trasparenza e democrazia diretta?

 

E più avanti:
Quello di cui ha bisogno Roma, e che vale per tutti i partiti e movimenti, è di spalancare le finestre, abbandonare le tavole apparecchiate, i salotti, i caminetti, i circoli esclusivi, e aprire tavoli di discussione, dibattiti accesi, proposte, autocritiche: insomma far vivere una città che avrebbe energie da vendere e che invece è sempre più ingessata nei riti del potere, in cui è scivolato, e si è adagiato, anche l’ultimo movimento arrivato, che voleva cambiare tutto e invece è cambiato lui stesso.

 

Si direbbe quasi che la Bianchi e Stefàno si siano messi d’accordo nello scrivere i rispettivi testi, tanti sono i punti in comune. In realtà probabilmente dipende dal fatto che teste pensanti e ben ancorate alla realtà non possono che vedere grosso modo le stesse cose ed avere approcci simili per cercare di affrontare i problemi.

 

Chi ha a cuore il destino di Roma non può che augurarsi che nei rispettivi schieramenti prevalgano le posizioni di persone come Stefàno, Cuperlo e Bianchi, perché è solo affrontando i problemi nel modo giusto che si può avere speranza di risolverli.
Approcci alla Raggi sono destinati all’ennesimo fallimento. Lo stesso dicasi dei ragionamenti che si cominciano a registrare per gli schieramenti di centrosinistra o centrodestra, dove l’interesse è tutto sui nomi dei candidati sindaco, come se un uomo, o una donna, solo al comando, foss’anche Nembo Kid, potesse pensare di rimettere in carreggiata un relitto come la città di Roma.

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Una risposta

  1. e così una persona valida come Stefàno che è solo consigliere, se ne dovrà tornare a casa, mentre l’inadeguata Virginia potrà continuare a prendersi lo stipendiuccio da consigliera comunale (“mi ci gioco una palla, due no ma una si” cit.) visto che un posto in aula Giulio Cesare riuscirà di certo a scucirlo…….Le fotocopie possono attendere

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