Regione e Comune: sui rifiuti due torti a confronto

Novità sparse ultimamente sulla questione rifiuti a Roma, con le diverse istituzioni coinvolte (Comune di Roma, Città Metropolitana, Regione Lazio, Ministero dell’Ambiente) che si rimpallano le responsabilità finendo col lasciare la materia nella drammatica indeterminatezza in cui si trova da decenni.

Repertorio

 

Anzitutto premettiamo che il problema dei rifiuti a Roma riguarda essenzialmente la frazione indifferenziata, stante che per carta, multimateriale e frazione organica vi sono soluzioni più o meno affidabili già in essere (sebbene per la frazione organica la mancanza di impianti in regione costringa a costosi trasferimenti nel resto del Paese). Periodicamente si registrano problemi nella raccolta anche di carta e multimateriale ma quelli dovrebbero essere dovuti ai problemi di manutenzione della flotta AMA.

Purtroppo l’indifferenziato rappresenta ancora circa il 60% dei rifiuti a Roma, con la produzione complessiva dei rifiuti che cresce ogni anno e la percentuale di differenziazione che è sostanzialmente bloccata da anni.

 

Dopo l’incendio all’impianto TMB del Salario (che ricordiamo trattava circa un quarto delle oltre 3,000 tonnellate di rifiuti indifferenziati prodotti a Roma ogni giorno) ed il prevedibile aumento dei rifiuti non raccolti in strada (problema peraltro da sempre presente), da qualche settimana la situazione sembra essere un po’ rientrata in quella che è la normalità romana, ossia con criticità sparse ma non proprio in tutto il territorio cittadino.

Il motivo del superamento del picco di criticità è dovuto alle alternative che l’amministrazione è riuscita a trovare per i rifiuti che venivano trattati nell’impianto del Salario. Tali alternative sono in sostanza il trasferimento dei rifiuti indifferenziati in altri siti del Lazio ed in altre regioni ed il totale dei rifiuti che così è possibile spedire supera quella che era la capacità del TMB del Salario. Una bella fortuna per l’amministrazione, che così ha un po’ più di margine sulla gestione dell’indifferenziato, anche se poi il tutto si traduce in più spese per il trasferimento dei rifiuti, da qui l’ipotesi che la TARI venga ulteriormente aumentata.

 

Venendo alle novità dell’ultimo mese, ha cominciato la Città Metropolitana agli inizi di gennaio con la consegna a Ministero e Regione dell’elenco delle aree idonee alla realizzazione di impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti indifferenziati. In tale elenco sono ricomprese diverse aree al di fuori del Comune di Roma che già erano state segnalate dai rispettivi comuni di appartenenza come protette da vincoli vari. I sindaci di Cerveteri e Fiumicino, tra gli altri, sono insorti contro la Sindaca Raggi, che guida anche la Città Metropolitana, accusandola di voler scaricare sui comuni limitrofi il problema dei rifiuti di Roma. La situazione dei rifiuti nei comuni laziali al di fuori di Roma è infatti mediamente migliore di quella della capitale, con percentuali di raccolta differenziata di tutto rispetto, per cui è comprensibile che nessuno abbia voglia di farsi carico di problemi che i romani sembrano non saper, o voler, risolvere.

L’adempimento della Città Metropolitana ha però aperto una polemica riguardo a chi spetti l’individuazione dei siti per il trattamento dei rifiuti. La Sindaca Raggi ha infatti affermato che è responsabilità della Regione Lazio la redazione del piano regionale di gestione dei rifiuti, nell’ambito del quale ci si aspetta che venga deciso dove localizzare gli impianti di trattamento rifiuti. Tale tesi è stata appoggiata dal Ministero dell’Ambiente ma confutata dalla Regione Lazio che invece considera di sua spettanza la redazione del piano rifiuti e la definizione dei criteri per l’individuazione delle aree dove realizzare gli impianti, rimanendo la localizzazione degli stessi una competenza degli enti locali (Città Metropolitana e Comuni).

 

L’ultima novità in ordine di tempo è la presentazione a fine gennaio delle linee guida del piano regionale rifiuti da parte del Governatore Zingaretti. Punti salienti del piano annunciato sono la riduzione nella produzione dei rifiuti, lo smaltimento degli stessi nell’ambito del territorio comunale di produzione, l’introduzione di nuove tecnologie negli impianti e l’obiettivo del 70% di raccolta differenziata in regione entro il 2025.

Per Roma quanto stabilito dal nuovo piano comporta la previsione di una nuova discarica di servizio da individuarsi all’interno del Raccordo Anulare. Una tale previsione ha, prevedibilmente, scatenato le ire della maggioranza capitolina che ha subito parlato di nuova Malagrotta da parte di chi quella discarica l’aveva chiusa. Di sicuro la decisione della Regione Lazio risolve il problema dei comuni della Città Metropolitana che rischiavano di ritrovarsela in casa la nuova discarica di Roma.

Che l’amministrazione M5S romana non voglia sentir parlare né di termovalorizzatori né di discariche è cosa risaputa. Se però non si riescono a fare concreti e significativi passi avanti nella riduzione dei rifiuti indifferenziati, la soluzione non può continuare ad essere l’esportare tutto; questo sia per gli ingenti costi connessi alla spedizione dei rifiuti, sia perché alla lunga non è sostenibile il definirsi ecologisti a casa propria grazie alle discariche o ai termovalorizzatori altrui.

 

 

Possono queste novità rappresentare significativi passi avanti verso una possibile soluzione del problema rifiuti a Roma?

Temiamo proprio di no. Al momento le maggiori speranze sono riposte nella cabina di regia predisposta dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, benché una tale intermediazione non sembra riuscire a mettere minimamente d’accordo gli attori istituzionali coinvolti nella questione.

 

Un problema è senz’altro il diverso colore politico di Comune e Regione, ciascuno impegnato più che a risolvere il problema a non far emergere meriti per la controparte.

A nostro avviso in questo caso sono due torti che si fronteggiano.

Da una parte c’è la Regione Lazio che si prende tutto il tempo del mondo per redigere il piano rifiuti pur sapendo quanto esso sia strumentale per aiutare Roma a risolvere i suoi problemi.

Dall’altra parte però c’è un’amministrazione comunale che continua a dimostrare una totale mancanza di visione strategica accoppiata a scarsissime capacità di gestione del territorio. Degli errori che si continuano a commettere nella gestione dei rifiuti a Roma ci siamo occupati diverse volte, parlando di diversi aspetti della questione. Proviamo a ricordarli:

  • nulla è stato ancora fatto a Roma per la riduzione nella produzione dei rifiuti; noi avevamo avanzato due semplici proposte (una per eliminare le confezioni monouso nelle strutture ricettive e l’altra per consentire finalmente a Roma il riuso degli oggetti) ma ce ne sarebbero moltissime di immediata attuazione e risultati garantiti;
  • nessuna modalità di conferimento incentivato dei rifiuti è attiva a Roma, a parte l’esperienza del box 95 che da anni dimostra come i cittadini sarebbero ben disposti a consegnarli loro i rifiuti differenziati; anche su questo in passato avevamo avanzato una proposta per introdurre il vuoto a rendere;
  • la repressione dei conferimenti in strada è ancora a zero, con conseguente mancato controllo del territorio e degrado generalizzato.

Purtroppo Roma sconta la presenza sulla poltrona dell’assessore all’ambiente di una persona che ha abbondamente dimostrato di non essere in grado neanche di capire la situazione dei rifiuti in città, figuriamoci delinearne possibili soluzioni. Il problema è che, com’è noto a tutti, questa persona è stata messa lì direttamente da “l’elevato”, dall’ispiratore primo del M5S, ragion per cui è assolutamente inamovibile.

In queste condizioni temiamo che non ci sarà mai la possibilità di dare una svolta vera alla gestione dei rifiuti a Roma.

Per cui va bene ricordare le responsabilità della Regione Lazio, ma finché al timone dell’ambiente a Roma rimarrà Pinuccia Montanari le cose non potranno che peggiorare.

 

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3 risposte

  1. In Campidoglio sono senza vergogna.
    Visto che noi sono anni che ci occupiamo di rifiuti, non dico riconoscerci un compenso, ma almeno darci modo di interloquire con l’amm.ne e magari aiutarli a veicolare qualche messaggio si poteva fare, no?

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