Patrimonio immobiliare del Comune: la giunta tenta di mettere ordine

L'assessore Zevi propone un nuovo regolamento. Ma il Campidoglio non conosce tutti i suoi immobili e spenderà 8 milioni per un censimento

Di quanti e quali edifici disponga complessivamente Roma Capitale non è dato sapere. In realtà nessuno lo sa con esattezza perché negli anni si sono sovrapposti affitti, concessioni, compravendite, occupazioni e l’enorme patrimonio si è come “disperso”.

Da chi sono occupati palazzi, negozi, magazzini? A quale titolo soggetti privati e pubblici stanno dentro gli immobili e pagano o no un affitto? Forse il dossier più accurato sull’argomento non ce l’ha il Comune ma l’associazione Carteinregola che da anni si batte per un uso consapevole del patrimonio pubblico. Giustamente tra i millemila immobili che Carteinregola ha inserito nella “Carta della Città Pubblica“, vi sono esempi virtuosi di uso per il bene collettivo e poi tante attività commerciali mascherate, in mano ad accaparratori di privilegi.

Un primo tentativo di mettere ordine fu fatto nel 2015 dall’amministrazione Marino con l’approvazione della delibera 140 che rimandava ad un nuovo regolamento che avrebbe stabilito criteri di assegnazione. Ma la giunta cadde troppo presto e il periodo Raggi fu caratterizzato solo da alcuni sgomberi senza un vero intervento normativo.

 

Adesso è la volta dell’assessore al Patrimonio Tobia Zevi che ha presentato nei giorni scorsi una proposta di regolamento che deve stabilire le linee guida per assegnare (o sgomberare) gli immobili. La delibera 140 partiva da 860 spazi che erano stati assegnati negli anni ’90 ma è probabile che questi siano molti di più. Come dicevamo nessuno sa quanti e per questo Zevi propone un censimento completo che costerà ben 8 milioni di euro. In sostanza questa ingente somma sarà destinata non all’ammodernamento dei beni ma solo a capire quali sono e chi ci sta dentro.

In questi mesi Zevi ha incontrato i rappresentanti di molte realtà associative che hanno manifestato la loro preoccupazione: il Comune vorrà solo incassare canoni di affitto o valutare chi ha svolto attività positive per la socialità e i quartieri?

La posizione ufficiale della giunta è che il valore sociale vada tutelato tanto è vero che sarà costituito un forum (una sorta di commissione) che valuterà l’operato di chi fino ad oggi ha occupato gli immobili e si confronterà con la cittadinanza per stabilire il destino degli edifici vuoti.

Inoltre un altro organismo, che viene definito comitato tecnico, dovrà verificare che l’ottenimento della concessione corrisponda davvero ad una certa attività. Insomma non sarà più possibile affermare di svolgere corsi di musica e poi invece ospitare una discoteca che fattura milioni di euro.

 

Quale sarà il destino di chi oggi è occupante? Verrà sgomberato come chiedeva la Raggi? La risposta di Zevi è interlocutoria. Secondo la bozza di regolamento le associazioni avranno due anni per decidere insieme al Campidoglio un piano di pagamento di eventuali debiti e se lo rispetteranno otterranno una concessione per altri sei anni. Il canone non sarà a valori di mercato ma molto ridotto (circa il 20%) per coloro che svolgono attività sociali mentre andrà via via crescendo fino ad arrivare al 100%  per le attività commerciali tradizionali.

 

Il percorso è solo all’inizio e probabilmente troverà molti ostacoli a partire dall’opposizione di diverse associazioni cittadine (tra le quali la rete CAIO) e anche in Assemblea Capitolina non si prevede un passaggio facile. Gli interessi economici ma anche, in molti casi, l’impegno sociale sono forti e le pressioni potrebbero affossare la proposta Zevi prima di quanto lui stesso si aspetti.


 

Clicca qui per il comunicato ufficiale del Comune di Roma e per la presentazione con le slide complete (le immagini dell’articolo sono state tratte dalle diapositive dell’assessore Zevi)

 

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