Tram 8: da fiore all’occhiello a disastro. E la Raggi rinvia il referendum su Atac

Il tram 8 era considerato il sistema di trasporto di superficie più moderno ed efficiente a Roma. Tecnici e semplici cittadini ne proposero una replica in altre zone tanto che nacque la vulgata che i tram sono meglio delle metro e che riescono ad esserne un valido sostituto. Gli studi degli esperti del settore smentiscono questa affermazione perché le metro restano il mezzo da privilegiare per la grandi distanze, mentre i tram possono essere degli ottimi collegamenti point to point, come diramazione delle grandi arterie di metropolitana. Al di là di questa riflessione di carattere generale, occorre constatare che neanche l’8 è rimasto a rappresentare quel simbolo di modernità. Le sue frequenze sono ormai diradate nel tempo. Negli scorsi giorni un fantomatico sabotaggio è stato annunciato dalla Sindaca Raggi senza che poi nessuno si sia degnato di dare spiegazioni sull’accaduto.

Ma il resto del sistema non sta meglio. I bus, la metropolitana, vivono ormai un collasso perenne. Sembra che marcino per miracolo e che i guasti siano la normalità. Alla luce dell’esperienza quotidiana di ciascuno di noi, le frasi di Paolo Ferrara, capogruppo 5stelle in Campidoglio, su Atac pubblica ma soprattutto il rinvio del referendum dei Radicali all’autunno sono da considerarsi uno schiaffo alla democrazia.

La magistratura amministrativa ha bocciato il concordato Atac, ritenendolo pieno di promesse impossibili. L’azienda versa in una condizione di insolvenza. Il trasporto non ha mai raggiunto livelli così bassi di servizio e i dati sono i seguenti: il costo per vettura/km è del 50% superiore a quello di ATM (la municipalizzata di Milano). Non effettua il 20% dei servizi che dovrebbe garantire da contratto. Ha tassi di assenteismo doppi della media di tutte le altre aziende italiane. E’ costata 7 miliardi di euro in 9 anni.

Questa è Atac che deve restare pubblica? E’ per questo che il referendum è stato rinviato? Perché sanno che i romani avrebbero votato in massa per la privatizzazione? La motivazione ufficiale sta nel fatto che a giugno ci saranno anche le elezioni municipali in 3° e 8° Municipio. Inoltre i cittadini sarebbero poco informati sui contenuti del referendum e sulle scelte da compiere. Da un punto di vista formale queste due motivazioni sono reali. Ma da un punto di vista politico le cose stanno diversamente: il referendum, infatti, non si sarebbe dovuto tenere a giugno ma prima, proprio per evitare l’ingorgo elettorale. In secondo luogo se finora i cittadini non sono stati abbastanza informati, la responsabilità sta proprio al Campidoglio che ha continuato a ripetere il mantra che Atac sta migliorando e il concordato risolverà ogni problema. La storia che state per leggere dimostra che le cose non stanno affatto così. 

 

Ragazzi, è qualcosa di tragico. L’ho ripreso dopo mesi – ormai faccio percorsi alternativi, da quando hanno tagliato le corse dei bus verso il centro – ed è stata un’esperienza traumatica. Incredibili le frequenze: ogni  10- 20 minuti, capannelli di 40 persone, turisti spaesati, la pedana di Trastevere invasa dai rifiuti, il marciapiede distrutto e sprovvisto di cordoli estirpati e ammassati in un angolo, senza parapetti di protezione con le macchine che sfrecciano. Una vergogna mondiale. A questo aggiungete le frequenze allucinanti dei bus, il quadro della situazione è drammatico.

Ecco una “memoria” del viaggio di ieri:

Dovevo andare al cinema ma non ce l’ho fatta. Alle 19.15 ero a Trastevere, il primo tram “sfollato” è arrivato alle 19.50; alle 20 raggiungo via Arenula, vado alla fermata del 280, a Lungotevere de’ Cenci: 10 ragazzi stranieri ingannano il tempo scherzando, AL BUIO, cioè i lampioni erano spenti! (sul muretto del lungotevere un cartello indica la fantomatica riqualificazione degli argini)

Rinuncio e mi dirigo al capolinea di piazza Venezia per capire se c’è il notturno (così da poter andare al cinema e ritornare) niente da fare l’hanno abolito. Decido quindi di andare a casa. Evito l’8 (inutile dirvi che le paline di fermata sono piene di scritte e adesivi, e i pannelli in vetro di Piazza Venezia sfregiati con l’acido), prendo il primo bus per Circo Massimo, il tempo di salire dall’entrata davanti che chiude le porte e resto incastrato, lancio un urlo e riapre.

Girando su Via della Greca vedo un tag grande argentato (throw-up) sul basamento dell’edificio ad angolo con Via S. Maria Cosmedin, proseguendo su via del Circo Massimo noto i graffiti comparsi sul muro in laterizio del roseto!!!, nel tratto che sale fiancheggiando Clivo dei Pubblicii. Un senso di nausea e orrore… Scendo dall’autobus, ricordandomi che i binari per Laurentina sono sul lato opposto attraverso la strada (Viale Aventino) scendo le scalette (lato FAO) e davanti alle macchinette dei biglietti vedo un foglio con una scritta in pennarello, solo in italiano, che dice più o meno “attenti a non timbrare se andate a Termini”, nessun’altra indicazione. Inserisco il biglietto e supero i tornelli, a un certo punto una coppia di giovani turisti asiatici si avvicina e mi chiede: “come andiamo al binario per Termini?” Io, sconsolato e imbarazzato, gli dico che devono risalire le scale e attraversare. Che vergogna. E neanche sanno che dovranno rifare il biglietto….una volta timbrato non è più valido. Arriva il treno, un convoglio Breda dell’89 ricoperto di graffiti risalenti al 2016.

Ecco la ciliegina sulla torta: non bastava il tram 8, le attese infinite, le corse soppresse o saltate, gli autobus e i treni sovraffollati, il degrado delle fermate, no, ci voleva la sorpresa finale:

Arrivati a S. Paolo, il conducente annuncia un guasto tecnico dagli altoparlanti, che “la corsa terminava per problemi al materiale rotabile”, quindi scendiamo tutti dal carrobestiame graffitato. A questo punto perdo la pazienza ed esco dalla stazione (tappezzata di manifesti laceri dei centri sociali e scritte di ogni tipo) e mi dirigo alla fermata dell’autobus, che si fa attendere 25 minuti.

Può bastare?

L.S.

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