“Non bonificate i serbatoi dei distributori di benzina chiusi”

Distributore benzina in abbandono

 

Guardate questo distributore di carburante. E’ stato chiuso da alcuni mesi e –  chissà quando – verrà smantellato dalla compagnia petrolifera. Ma cosa succede al grande serbatoio carico di liquami e depositi tossici che è interrato qui sotto? Verrà rimosso? E a spese di chi?

Prima di rispondere a questa domanda facciamo un passo indietro. In Italia i distributori di benzina sono troppi. E’ un dato oggettivo ed è una delle cause del costo elevatissimo dei carburanti nel nostro Paese (sempre tra i primi 5 al mondo per prezzo al litro). Il motivo principale restano le accise, cioè le tasse, che ammontano a circa 1,10 euro sul prezzo complessivo di 1,30/1,40. Ma anche la distribuzione molto parcellizzata, con piccoli benzinai ovunque, incide notevolmente dato che le cisterne devono compiere un numero di viaggi molto superiore a quanto avviene in altri paesi europei.

E’ per questo motivo che da alcuni anni si è avviata un’opera di razionalizzazione e chiusura dei piccoli punti vendita, quelli che producono un fatturato troppo basso. Fin qui tutto bene, dato che molte aree cittadine e soprattutto di Roma (che ha il tasso distributori per abitante tra i più alti) ospitano troppi distributori.

Distributore benzina in abbandono2

 

Torniamo allora alla domanda iniziale. Cosa succede ai serbatoi interrati sotto il livello stradale? Attualmente, la norma prevede che la compagnia petrolifera debba farsi carico della rimozione delle pompe in superficie ma non è chiara su quanto occorra fare per i serbatoi. Al Senato, in 10° commissione, è all’esame il capitolo energia del DDL concorrenza. All’articolo 36 si parla proprio della chiusura dei benzinai e si precisa che la bonifica va effettuata qualora sussistano rischi di inquinamento o “in caso di riutilizzo dell’area“. Questa frasetta rappresenta un tentativo piuttosto bieco di scaricare sui comuni i costi della bonifica.

Infatti se si rimanda la rimozione dei serbatoi ad un eventuale utilizzo dell’area (cosa che potrebbe avvenire tra anni), è chiaro che a farsene carico sarà il Comune. Ad oggi la compagnia affermerà che il serbatoio è stato svuotato. E domani che in quel terreno andrà rifatta una fognatura, incassato un cassonetto, realizzato un cunicolo per i servizi, sarà il Comune a trovarsi di fronte il vecchio serbatoio ancora carico di liquami sul fondo e a dover sostenere il costo per la sua rimozione.

Una norma spudoratamente a favore delle lobbies del petrolio, che va rivista subito. Per fortuna il DDL è ancora in discussione. Ma vanno tenuti gli occhi aperti, per non far pagare per l’ennesima volta a Pantalone  quello che spetta al privato.

 

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Contrasto alle OSP abusive e alla malamovida: dal Campidoglio ancora pannicelli caldi.
Emanata l’ordinanza contro le OSP abusive, ma solo per quelle totalmente abusive nel sito UNESCO.
Contro la malamovida invece ci si affida all’amico Frank.

Considerato che la Polizia Locale risponde direttamente ed esclusivamente al sindaco, non c’è da stupirsi se a Roma il corpo è praticamente inesistente.
D’altronde chi dovrebbe dargli le direttive (@gualtierieurope) non ha neanche chiari i compiti degli agenti.

Non siamo sicuri che @MercurioPsi non abbia doti divinatorie, ma se già a gennaio aveva ipotizzato la chiusura totale delle due l’una: o in #ATAC non hanno il controllo di quello che fanno, oppure tengono all’oscuro fino all’ultimo gli utenti dei loro piani.
@TUTraP_APS

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